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Tibaldi e Omas

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Tullio
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Messaggio da Tullio »

Una omonima ... mhmm ... è un’idea, forse la più plausibile. Ma sarebbe l’unico esemplare conosciuto? Io mi taccio, non so che pensare, lascio la parola - ansioso di leggerla - agli esperti
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Messaggio da piccardi »

Tullio ha scritto: mercoledì 18 dicembre 2019, 20:47 Una omonima ... mhmm ... è un’idea, forse la più plausibile. Ma sarebbe l’unico esemplare conosciuto? Io mi taccio, non so che pensare, lascio la parola - ansioso di leggerla - agli esperti
Andrebbe esaminata con una lente potente per capire se la scritta è stata stampigliata o invece incisa. Ma non mi sembra sia una Omas nel senso comune in cui si intende questa marca, per i motivi già egregiamente illustrati da Paolo.

Simone
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Messaggio da Tullio »

Ho lenti e anche un microscopio a riflessione per esaminarla, ma che differenze di osserverebbero se fosse incisa o stampigliata?
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Messaggio da piccardi »

Non credo di essere in grado di descriverle, ma i bordi ed il fondo delle scritte sono diversi, perché in un caso la scritta è ottenuta per pressione con un punzone, nell'altra asportando materiale.

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Messaggio da Tullio »

ci provo (ingrandimenti diversi)
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Messaggio da Tullio »

Se incisa i bordi sarebbero netti, se stampigliata il materiale si sarebbe spostato sui bordi (una micro orogenesi). Giusto? Quindi bisogna esaminare se i bordi rilevati sono accumuli di sporco (cera, pasta o che altro) o di celluloide. Se capisco bene.

Il bianco che si vede non è sporco ma residuo di una “vernice”: la scritta era bianca. Lo spessore del tratto è irregolare questo spingerebbe per l’incisione ma d’altra parte il corsivo stesso richiede tratti più o meno spessi.

Altra questione: è regolare questa trasparenza?

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Messaggio da maxpop 55 »

La trasparenza è normale per la celluloide, quello che mi sembra strano per una Omas, è che non è tornita dal pieno ma è ricavata da un foglio arrotolato, tecnica di costruzione usata per penne più economiche.
Il valore di una stilografica non dipende dal costo, ma dal valore che noi le diamo.
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Messaggio da Tullio »

Vabbe’ dai ormai è appurato che non è una Omas.E mi sembra anche evidente che qualunque cosa significhi la scritta non è stata fatta dall’utilizzatore ma da un artigiano del settore: troppo ben fatti e ben allineati i caratteri
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Messaggio da maxpop 55 »

Anche se non è una Omas è interessante come falso d'epoca, senz'altro da tenere in collezione.
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Messaggio da rolex hunter »

Tullio ha scritto: mercoledì 18 dicembre 2019, 18:43 Sia chiaro che nessuno me l’ha venduta e neppure io l’ho comprata come una Omas quindi non c’è nessuna truffa di mezzo. E tuttavia un dilemma si pone al mio spirito classificatorio e museale: a che titolo tenerla in collezione? Come anonima italiana?
Come falso d’epoca? O semplicemente non tenerla? Voi che fareste?
Io da tempo vado cercando una Watterman..... (esiste, ti assicuro, produzione italiana), quindi la terrei;
e magari ci scriverei pure.

Poi, tutto quello che hanno detto gli altri è del tutto condivisibile, quindi detto questo la "Omas" (mica l'ho messa tra virgolette tanto per dire....) io la caricherei e me la godrei; probabilmente scriverà meglio di una cinesina da 2 euro.
(Visto??? con quel "probabilmente" sono politically correct nei confronti delle cinesi... :mrgreen: )
Giorgio

la penna perfetta non esiste, quindi per essere felici bisogna avere tante penne (cit.)
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Messaggio da Tullio »

Grazie. Tutti ottimi e preziosi consigli che aspettavo sia tecnici che collezionistici. In effetti il collezionare implica, per alcune tipologie di oggetti, sia un aspetto tecnico che classificatorio. Il primo (per me il più divertente) consiste nello smontare, riparare, restaurare ecc. per cui vale pena anche comprare un rottame, il secondo (il più soddisfacente) esige invece pezzi funzionanti e ben tenuti. Le due cose sono spesso in contraddizione e così mi trovo in imbarazzo sul da farsi.

A proposito dell’acronimo F.R.V. Inciso sul pennino della Tibaldi-Giti ho trovato nella voce Produttori italiani minori del wiki a proposito della Penco: “ Il marchio Pen-Co (o anche più semplicemente Penco) è il marchio più noto della F. R. V. (sigla che sta per Fratelli Rossi Vicenza) nata a Sandrigo, piccolo paese situato nei pressi di Vicenza, nel 1923, ad opera di Rinaldo e Marcello Rossi. [...] L'azienda commercializzava comunque anche parti e linee per la produzione su richiesta, ed essendo i suoi pennini con un buon rapporto qualità/prezzo capita di trovarli spesso montati su altre penne.”
Forse lo sapevate, io no. Grazie ancora al Wiki!
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