Cinesi economiche jinhao

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Renatobossi
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Messaggio da Renatobossi »

Alcuni prodotti cinesi di una certa qualità, come Laban o Twsbi (Taiwan) non sono regalati, per quanto collocabili nella fascia bassa dei costi. Questo dovrebbe significare che penne vendute a 3 - 4 Euro per gli stessi standard Cinesi sarebbero di minima qualità. Così, considerando fra l'altro anche quanto ricordato da Tomcar, a mio parere non dovremmo illuderci di fare affari con poche monetine.
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jebstuart
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Messaggio da jebstuart »

Come già detto in altri interventi, cinese non significa automaticamente qualità scadente, anzi.
Il grosso dei prodotti cinesi, tuttavia (e le penne non fanno eccezione) sono progettati per poter essere venduti a basso prezzo, spesso a scapito della qualità dei materiali o dell'accuratezza della lavorazione.

Una persona (generico, non mi rivolgo a nessuno in particolare) può però comprare una cinese perché non vuole/può mobilizzare cifre maggiori, o più semplicemente perché lo diverte trovarsi davanti una miriade di penne con una spesa minima o ancora perché è rimasto soddisfatto da un precedente acquisto.
Scelte sue, insindacabili. Peraltro, se è contento, io sono contento con lui.

Quello che invece eviterei, perché un po' stucchevole dopo ormai anni di discussioni e chilometri quadrati di pagine web, è cercare di convincere sé stessi e gli altri che poi tutta questa grande differenza con penne più costose non c'è, perché non è vero o almeno non è vero per una percentuale troppo significativa dei brand cinesi :)
Mauro
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Messaggio da Gargaros »

La mia Jinhao 992 (l'unica che mi è rimasta) scrive meglio delle due Sailor di fascia "economica". Delusione anche da Faber Castel, Schneider...

Secondo me dovremmo capirci cosa intendete per penna di qualità. Se vi riferite a quelle che costano oltre i 100, per non dire 200 e oltre, mi spiace, non ne conosco nessuna.

Ma per avere la "qualità" dalle marche "serie" dobbiamo per forza andare sopra una certa somma che non sono bruscolini?

A questo punto, anziché spendere 1000 euro in cinque anni in penne economiche "serie", ne spendo 50 in cinesate. Capiteranno quelle due o tre pennette che danno soddisfazione proprio in ciò che le penne devono fare.
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Monet63
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Messaggio da Monet63 »

Se non si percepiscono differenze tra un Tavernello e un vino di qualità da una dozzina di euro la bottiglia, si fa benissimo a comprare e bere il Tavernello; solo che, ad esempio, un buon barbera resta un buon barbera, un Tavernello resta un Tavernello.
Personalmente non comprerei mai più penne cinesi a basso costo, perché ormai ne sono letteralmente nauseato, e in troppi casi mi hanno rovinato il gusto della scrittura. Se voglio una penna da 2 euro, piuttosto, compro una Pilot G2.
:wave:
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Messaggio da Scriptor »

Gargaros ha scritto: giovedì 23 luglio 2020, 17:46 Secondo me dovremmo capirci cosa intendete per penna di qualità. Se vi riferite a quelle che costano oltre i 100, per non dire 200 e oltre, mi spiace, non ne conosco nessuna.
Fattene prestare una da un amico e prova ad usarla: capirai tante cose. :)
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Ottorino
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Messaggio da Ottorino »

Una penna di qualità ? Per me un esempio è la Parker 51 aerometric. Non so quanto costasse al tempo. È sicuro che s ne trovano esemplari ancora funzionanti, con le cromature intatte anche se consumate e i fusti graffiati ma poi nemmeno tanto.

Non credo che molte cinesi possano fare altrettanto, anche se condivido il pensiero che qualcosa di buono ci sia..

Il problema credo che sia un complesso rapporto tra soldi e qualità.

Jebstuart dice correttamente che non si può allegramente dire che una penna da 200 € equivale a una da 2.

E' altrettanto vero che penne da 50 non sfigurano al confronto con quelle da 200.

E questo ci riporta alla complessa e inesplicabilr elazione tra spesa e qualità
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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Automedonte
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Messaggio da Automedonte »

All’aumentare del prezzo le differenze diminuiscono, è così in tutte le cose.

Tra una penna da 10 euro ed una da 100 le differenze sono evidenti anche ai profani, tra una da 250 ed una da 400 si tratta di particolari che non tutti colgono oppure non apprezzano.

Tornando all’esempio di Monet è come nel vino, tra una bottiglia da 5 euro ed una da 15 la differenza è sostanziosa. Tra una da 30 ed una da 50 non sempre si coglie, spesso è solo marketing.

Detto questo le penne da 10 euro si vede che hanno materiali scadenti, magari scrivono anche bene ma non si ha il piacere di maneggiarle.
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Monet63
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Messaggio da Monet63 »

Automedonte ha scritto: giovedì 23 luglio 2020, 23:32 Tornando all’esempio di Monet è come nel vino, tra una bottiglia da 5 euro ed una da 15 la differenza è sostanziosa. Tra una da 30 ed una da 50 non sempre si coglie, spesso è solo marketing.
Si, infatti.
Tra l'altro, quando dico che se non si percepisce differenza va benissimo risparmiare, intendo sul serio. A me, ad esempio, succede qualcosa di simile con i pennini: pur apprezzando moltissimo quelli in oro, e ovviamente avendo ben presente il costo del metallo, non percepisco differenze sostanziali con un buon pennino di acciaio, e quindi tendo a questi ultimi. Ho ovviamente alcune penne col pennino in oro, e se devo usare un ferrogallico di certo non uso un pennino in acciaio, ma in quanto alla sensazione di scrittura propriamente detta, li trovo analoghi.
:wave:
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Ottorino
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Messaggio da Ottorino »

Automedonte ha scritto: giovedì 23 luglio 2020, 23:32 Tornando all’esempio di Monet è come nel vino, tra una bottiglia da 5 euro ed una da 15 la differenza è sostanziosa. Tra una da 30 ed una da 50 non sempre si coglie, spesso è solo marketing.
Sul vino non vi seguo perché il confronto non tiene conto del consumo che se ne fa.
Si presuppone che si debba "bere" e li finisca ?

Quando ?
Tutti i giorni ?
Occasioni speciali ?

per collezione e investimento ?
per dimostrare prestigio ?

Sono un attivo cercatore di "vino di tutti i giorni" che per ovvi motivi non puo' avere le caratteristiche di un vino "da occasione".

I prezzi e le caratteristiche NON POSSONO essere comparabili tout court.

E forse, ripensandoci, non vi seguo nemmeno sulle penne.
Sono categorie diverse che si rivolgono a esigenze diverse.
Tra una penna da 10 euro ed una da 100 le differenze sono evidenti anche ai profani, tra una da 250 ed una da 400 si tratta di particolari che non tutti colgono oppure non apprezzano.
Mah !!
La mia signora un giorno è tornata a casa con una penna a sfera di marca ultra prestigiosa che a me pareva piuttosto anonima e quindi falsa. Dono di un cliente.
L'ho dovuta portare a chi le vende per assicurarmi della qualità. E me ne hanno confermato l'originalità. A sentire il prezzo siamo entrambi sbiancati.
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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Lamy

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Messaggio da Lamy »

Sopra i 200€ circa (stando larghi) si pagano il prestigio e la plastica coi ghirigori e i riflessi bronzei.
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Messaggio da JetMcQuack »

Monet63 ha scritto: giovedì 23 luglio 2020, 18:29 Personalmente non comprerei mai più penne cinesi a basso costo, perché ormai ne sono letteralmente nauseato, e in troppi casi mi hanno rovinato il gusto della scrittura. Se voglio una penna da 2 euro, piuttosto, compro una Pilot G2.
:wave:
Ho preso un po' di Dollar indiane, di FPN -sempre indiane, svariate penne cinesi, un po' di Lamy Safari, Pelikan Twist, Kaweco sport. Dato però che scrivo poco a mano e non per necessità, quando lo faccio voglio che sia con qualcosa che mi dia il massimo del piacere possibile, per cui quasi sempre tutte quelle citate rimangono nel cassetto. Però spesso rimane nel cassetto anche la mia Montblanc Dumas...il piacere che da una penna è una cosa inspiegabile e particolare, difficilmente razionalizzabile ;-)
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Automedonte
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Messaggio da Automedonte »

Ottorino ha scritto: venerdì 24 luglio 2020, 9:04
Sul vino non vi seguo perché il confronto non tiene conto del consumo che se ne fa.
Si presuppone che si debba "bere" e li finisca ?

Quando ?
Tutti i giorni ?
Occasioni speciali ?

per collezione e investimento ?
per dimostrare prestigio ?

Sono un attivo cercatore di "vino di tutti i giorni" che per ovvi motivi non puo' avere le caratteristiche di un vino "da occasione".

I prezzi e le caratteristiche NON POSSONO essere comparabili tout court.
Con queste considerazioni entri già nel discorso scelta che è soggettivo, anche il vino di tutti i giorni è soggettivo e dipende da quanto puoi/vuoi spendere.

Ci sono persone che pasteggiano tutti i giorni a Champagne (quello vero da più di 100 euro a bottiglia) per molti di noi è una esagerazione per loro una normalità. Quello però che non è soggettivo è la qualità del contenuto, tra uno spumante o champagne da 30/40 euro ed uno da 120 la differenza c'è e si sente. A qualcuno può non interessare e quindi fa benissimo a spendere meno (come faccio io :D ).

Io mi limito al discorso qualitativo in se, poi i motivi per cui si compra una cosa o un'altra ovviamente possono essere mille e più.
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Messaggio da ricart »

OT(?)

Quei liquidi transalpini e "quelle" penne teutoniche sono sopravvalutati/e, te le cavi bene con quelli/quelle nostrani/e con costi inferiori e con pari,minimo, soddisfazione.

Mandi
Riccardo

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Messaggio da Automedonte »

ricart ha scritto: venerdì 24 luglio 2020, 12:04 OT(?)

Quei liquidi transalpini e "quelle" penne teutoniche sono sopravvalutati/e, te le cavi bene con quelli/quelle nostrani/e con costi inferiori e con pari,minimo, soddisfazione.

Mandi
Verissimo :thumbup:

Un produttore di vini di alto livello, ma il discorso vale perfettamente anche per le penne, mi disse che per un ottimo vino fino a 50/60 euro la bottiglia il prezzo si può giustificare con i costi di produzione oltre quella cifra è solo marketing.
Per le penne e qualunque altro oggetto, tranne che ci mettano dentro oro e pietre preziose a profusione, vale lo stesso discorso: oltre una certa cifra paghi solo la marca.
Infatti fin dall'inizio avevo scritto che la differenza qualitativa si coglie bene tra una da 10 ed una da 100, oltre sono finezze non sempre percepibili o addirittura inesistenti.
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Messaggio da Polemarco »

Circa venti anni fa, mi ritrovai con mia moglie in una di quelle strutture alberghiere che promettono di rimetterti a nuovo con cibi biologici, frullati imbevibili, sveglie antelucane e attività fisica stressante.

Il primo giorno, a pranzo (si fa per dire), ci imbattemmo in una coppia di romani, l'uomo era un aiutante di produzione.
Si tratta di un lavoro singolare perché richiede anche la capacità di reperire in poche ore, per le esigenze del set o per i desideri del regista, quanto di più strano: un elefante, una slitta eschimese, una scimitarra, una confezione di pesciolini di liquirizia.

Al cameriere che gli aveva chiesto cosa volesse bere, l'aiutante di produzione rispose in perfetto dialetto romanesco: "'Na biretta".
Il cameriere, sorpreso per una richiesta che mal si conciliava con lo spirito dell'ambiente, gli domandò: "Una birra ... qui ?".

L'aiutante di produzione, con un sorriso garbato sulle labbra, gli fece presente quanto segue, contando ogni domanda sulla punta delle dita della mano sinistra e puntando a ogni risposta l'indice della mano destra verso il proprio petto :
"Primo, chi se la paga ? Io"
"Seconno, chi se la deve beve ? Io"
"Terzo, a chi je deve piacè ? A me"
"Per favore, portame 'sta biretta !".

E poi rivolto a me: "Bisogna sta attenti o questi, a cena, ce portano sul prato davanti e ce dicono: mo' brucate ""

Filosofia romanesca che si attaglia perfettamente a queste benedette penne cinesi.
Cordialità
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