Ritorno in questo post su un argomento principe, quello della resistenza o meno all'acqua degli inchiostri, ma da un punto di vista diverso (spero non banale).
Il fatto che gli inchiostri stilografici comunemente reperibili siano al giorno d'oggi praticamente tutti scarsamente resistenti all'acqua (cosa comprensibile per quelli molto pigmentati, un po' meno per gli "standard") mi ha indotto a passare con grande soddisfazione al R&K Salix. Non che debba tramandare ai posteri messaggi di somma importanza, nè lavorare in ambienti umidi, ma mi secca che anche solo l'eventuale umidità eccessiva di una mano possa produrre sbavature.
Quel che mi chiedo è: chi si avvicina da semplice appassionato al mondo delle stilografiche, magari in cartoleria, senza avere conoscenze "forumistiche" o esperienze pregresse, è consapevole o viene informato di questo?
La stilografica è (forse ancora, spero) un regalo principe per la Laurea, ed è affascinante l'idea, magari solo l'idea, di utilizzarla per firmare un contratto, documenti, o per lavoro.
Ma il destinatario del regalo firmerebbe un documento importante con un "medium" che non è completamente resistente all'acqua, o che rischia la sbavatura se accidentalmente inumidito? Soprattutto se l'inchiostro di una BIC smangiucchiata trovata in un cassetto resiste di più...
Non dico che si inganni il compratore inesperto, ma mi sembra che vanga taciuto un particolare importante (forse lo si dà per scontato).
Evidentemente la cosa non è un problema, del resto anche la carta non è indistruttibile, ma non è un evento impossibile che lo zaino di uno studente finisca inzuppato a causa di un acquazzone...
Capisco che si deve garantire l'assenza di intasamenti e facilitare la vita all'utente comune, ma già che la stilografica è oggi un mezzo di nicchia, perchè non offrire questa possibilità a chi fa questa scelta?
Il negozio specializzato in cui mi reco di solito ignora l'esistenza degli R&K o di inchiostri certificati per documenti.
Possibile che si debba per forza ricorrere ad Internet?
Spero di avere reso il senso del mio quesito...
Simone
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18 Maggio 2024 - Ippodromo del Visarno, piazzale delle Cascine 29
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Il tuo argomento mi sembra corretto, purtroppo non so darti alcuna spiegazione sul perché il mercato in passato a preso questa piega. Comunque mi sembra che adesso qualcosa cominci a muoversi, con il revival che sembra stia avendo la stilografica l'offerta di inchiostri resistenti all'acqua ed indelebili sta aumentando.
Alfredo
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Butto lì la prima idea:
inchiostro non resistente ad acqua --> lavabile---> minore manutenzione della penna---> minore impegno dell' utente
coerente con la vita moderna Zero impegno.
Pure io uso un inchiostro non permanente, però sono consapevole di questo, e non lo uso per i documenti ufficiali.
La mia è una scelta di colore, quello che usavo 50 anni fà in effetti è lo stesso inchiostro
inchiostro non resistente ad acqua --> lavabile---> minore manutenzione della penna---> minore impegno dell' utente
coerente con la vita moderna Zero impegno.
Pure io uso un inchiostro non permanente, però sono consapevole di questo, e non lo uso per i documenti ufficiali.
La mia è una scelta di colore, quello che usavo 50 anni fà in effetti è lo stesso inchiostro
Luigi, tabaccaio in Genova.
Quarantadue è la risposta!
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Al di la di ogni considerazione, ho sempre pensato che le avvertenze sulla non resistenza all'acqua ed all'umidità sarebbe corretto evidenziarle sulle confezioni degli inchiostri.
Antonio
Essere moderni vuol dire affaccendarsi nell’ Incurabile.
(Emil M. Cioran)