Giorno del “apprezzo e mi godo le penne che ho”

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Enbi
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Messaggio da Enbi »

A grande richiesta, ecco la prova della Custom Heritage 912 FA :D .
Dato che siamo in autunno, ho scelto un waka di Ki no Tsurayuki che paragona le foglie rosse al broccato (testo originale e traduzione ricopiati dalla "Antologia della poesia giapponese", vol. I, a cura di E. Gerlini).
La carta è notebook MD Paper A5, l'inchiostro è il Diamine Bilberry.
La carta è notebook MD Paper A5, l'inchiostro è il Diamine Bilberry.
ERRATA CORRIGE: Nel quarto verso ho scritto "le foglie della notte" ma la traduzione degli autori della raccolta dà: "le foglie colorite della notte". il termine giapponese impiegato nella poesia, momiji, indica propriamente le foglie rosse tipiche dell'autunno.
Enrico
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Silvia1974
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Messaggio da Silvia1974 »

Grazie! Bellissimo :clap:
Ed intanto ho anche avuto la traduzione del nome di un inchiostro Pilot che ho :D
Silvia

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JohnDT10
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Messaggio da JohnDT10 »

Silvia1974 ha scritto: mercoledì 1 novembre 2023, 10:45 Ok ho finito di stirare! Comincio io :)
Cara Silvia, contraccambio con piacere la tua amicizia! E' bello conoscere persone che condividono la tua stessa passione
e poi,con alcune in particolare, restarci in contatto... Grazie!

PS: si vede che "amo" il blù?? :lol:
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Messaggio da ASTROLUX »

Molte volte compriamo una penna che viene poi riposta nel "reliquiario" appena arriva la successiva Dovremmo avere più giorni dedicati al recupero di ciò che si ha già.
Grazie Silvia per avercelo ricordato.👍.
Fa più rumore un albero che cade che un'intera foresta che cresce.
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Messaggio da Silvia1974 »

Grazie a voi per i contributi ;)
È un modo in più anche per conoscerci, vedere le preferenze di ciascuno in fatto di penne/inchiostri..
Buona giornata a chi passa :wave:
Silvia

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Messaggio da sansenri »

giusto suggerimento, oltretutto apprezzare quelle che si hanno ritarda (un poco) la smania di penne nuove! ;)
Non solo, ma dato che spesso ne abbiamo più di quelle che strettamente ci servirebbero ( :angel: ) dedicare voluta attenzione a quelle già nostre, aiuta a conoscerle meglio, oltre la vorticosa "rotazione".

Oggi sto dedicando specifica attenzione a una Montblanc 146. Non è la prima che posseggo, ne ho qualche altra (inclusa una bellissima bordeaux) ma a ben guardare è leggermente diversa dalle altre. Questa specifica è un acquisto piuttosto recente, fatto qui sul forum.
Le 146 nel tempo sono cambiate in svariati aspetti, e quindi cogliere le piccole differenze, oltre a distinguerle, le inquadra approssimativamente anche nel periodo di produzione.
Questa è comunque sempre una 146 in resina (le prime 146 erano in celluloide, MB ne interruppe la produzione intorno al '60 per riprenderne la produzione in resina nel '73).
Il pennino è single-tone (oro giallo) marcato 14C, e anche questo è un segno distintivo, perché alla ripresa della produzione pare che i pennini fossero two-tone (bi-colore) marcati 14C, poi diventarono single-tone marcati 14C, poi single-tone marcati 14k e infine ritornarono ad essere bi-colour ma marcati 14k. Non mi è chiaro dove si collochi il mio tipo di pennino negli anni (non sono per nulla un esperto di MB), ma approx in quel periodo tra '73 e '91, dopo il quale i pennini tornarono ad essere bi-colour 14k.
L'alimentatore montato è in ebanite, chiamato split, perché ha un taglio visibile nel materiale, che lo colloca tra '75 e '90 circa.
La finestra per l'inchiostro, è interamente trasparente di color grigio, questo la colloca tra approx tra '78-e '90, successivamente la finestra sulla 146 diventa a strisce, mentre i primi modelli in resina la avevano blu.
Il collarino sulla sezione è un altro elemento distintivo, le prime 146 in resina non lo hanno proprio, nel periodo approx tra '78 e '90 viene introdotto un collarino cilindrico (la mia monta questo), mentre successivamente il collarino prende la forma tipica attuale svasata a forma di tromba.
La parte che si intravede svitando il pistone (come per riempire la penna) è in resina nera, questo è tipico delle penne in resina fino a circa il '84, questa parte successivamente diventa in ottone.
La clip non reca alcuna marcatura, e questo dovrebbe essere tipico del primo periodo di produzione in resina, successivamente viene introdotta la dicitura W.Germany (circa nel '79) che poi cambia alcuni anni dopo in Germany, e solo successivamente viene introdotta la marcatura con il codice identificativo (nel '91).
Inoltre la clip ha la forma della pallina terminale più tonda, tipica delle prime clip della versione in resina, mentre dopo prende una forma più ovale (ma non so bene in che data ciò avvenga).
L'anello sul cappuccio reca la scritta Meisterstuck no. 146, che nel 95 circa cambia in Meisterstuck e basta.
La penna è lunga 142 cm, anche questa, caratteristica che regge fino al 95, quando poi la penna si allunga a 146 cm.
Ovviamente queste diverse caratteristiche non hanno date sempre precise, spesso vi sono periodi di sovrapposizione, dato che (come pare logico) Pelikan spesso montava i materiali a stock.
In base a tutte queste peculiarità mi piace però tentare di collocare la penna in un periodo, il più probabile tra il '78 (finestra e collare) e il 79 (clip senza marcature). Dato che le clip sono anche gli elementi più facilmente sostituibili, l'altro elemento indicativo è il pistone in plastica prima del '84.
In pratica la mia 146 o è di fine anni 70 o inizio anni 80 (e i maxi-experti di MB mi perdoneranno se ho detto qualche castroneria).

La sto usando da alcuni giorni. All'inizio aveva un flusso molto ristretto, al punto da dover premere un po' sul pennino per farla scrivere. Dato che tendo ad apprezzare le penne che scrivono sotto il loro stesso peso, e un flusso più generoso non mi spaventa, ho allargato leggermente i rebbi tirandoli per le spalle. Il flusso è subito migliorato ed ora scrive sotto il suo peso. Il tratto resta fine ma molto più spontaneo.
La 146 è una penna da apprezzare non solo per il suo funzionamento regolare, ma anche per la forma, comodissima da tenere in mano, il suo peso leggero, la lunghezza giusta che non necessita del cappuccio se non siete soliti calzarlo. Dà molta soddisfazione.
E' un acquisto che non era nemmeno più di tanto in programma (avendone altre), ma di cui non mi pento per nulla!
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