Data la situazione descritta, voler usare una eyedropper è considerato in ultimo dal nostro Piccardi come una fisima.
 
 Peraltro, come lo stesso Simone ammette, noi che ci trastulliamo con le stilografiche, di fisime ne abbiamo non poche...
Possiedo un certo numero di penne con sistema di caricamento eyedropper, le possiedo non tanto perché mi interessi il vantaggio citato del grande volume di riempimento, ma perché mi piace come scrivono. In questo senso la questione "fisima" viene un po' ridimensionata.
Qui subentra l'argomento del titolo: come scrivono?
Nell'uso, la sensazione che ho io, è che il flusso dell'inchiostro sia più pronto, non necessariamente maggiore, ma che sia maggiormente disponibile appena il pennino tocca la carta. Le mie eyedropper scrivono sotto il loro stesso peso, non serve premere, e man mano che il pennino scorre sulla carta l'inchiostro fluisce immediato.
Questa sensazione quasi sempre la provo anche con le penne a pistone, oppure con quelle a pulsante di fondo e a levetta (di queste però ne ho poche, non mi sono mai avventurato più di tanto nel vintage).
Con qualche altra penna, soprattutto quelle a converter, la sensazione è diversa, non sempre, ma spesso sì, l'inchiostro non si rende pronto alla scrittura, manca quell'aggancio di capillarità immediata con la carta, il flusso a volte è stitico e mi trovo a premere il pennino, la penna non scrive sotto il suo stesso peso.
Si potrebbe pensare alla taratura del pennino, troppo stretto, a volte sì, ma perché mi accade quasi sempre solo sulle converter?
E poi, allargando i rebbi per aumentare il flusso spesso aumenta il tratto, quindi non è una taratura indolore.
Modifica dell'alimentatore? peggio ancora, forse; si può fare, ma non è banalissimo, e certamente irreversibile.
Alcune mie converter sono per fortuna tarate correttamente. In genere mi chiedo però, pensando a come sono fatti gli altri sistemi di alimentazione, se il converter non soffra di questo problema che rilevo, perché l'attacco al peduncolo è molto stretto e quindi il ritorno dell'aria che deve permettere all'inchiostro di scendere non sia un po' troppo impedito. Non lo so, la questione è forse più complessa.
Ma a parte le disquisizioni tecniche (che qui mi interessano relativamente), nell'uso c'è anche da dire che eyedropper diverse si comportano in modo diverso.
Ne metto alla prova qualcuna. La maggiorparte delle mie eyedropper è di origine indiana, sono quindi penne moderne.
In India l'uso delle eyedropper è ancora parecchio diffuso, sono penne economiche (lì costano davvero poco), di facile produzione (spesso ancora a mano) e manutenzione, e il fenomeno del burping (come mi diceva una mia conoscenza indiana, e come raccontavo anche altrove) lì è limitato, spesso fa così caldo che la differenza tra temperatura interna alla penna ed esterna è marginale, l'aria nel serbatoio non riesce ad espandersi!

Qui da noi è diverso e dipende dalla stagione e località.
Ho riprovato di recente una Asa Nauka, in acrilico trasparente. La penna è dotata di converter e montava un pennino Jowo #6 tratto B. Volevo dotarla di tratto più sottile, gli ho quindi montato un Leonardo F (cedutomi non molto tempo fa da una gentile forumista
 ). 
Appena montato, la sensazione era quella descritta di flusso trattenuto e poco pronto. Ho pensato subito a provarla in eyedropper, essendo trasparente si presta anche esteticamente. Ho tolto il converter, riempito appena appena il fusto - non volevo versarvi ettolitri -
bagnato l'alimentatore e l'ho lasciata lì per un po' in orizzontale.
 ). 
Appena montato, la sensazione era quella descritta di flusso trattenuto e poco pronto. Ho pensato subito a provarla in eyedropper, essendo trasparente si presta anche esteticamente. Ho tolto il converter, riempito appena appena il fusto - non volevo versarvi ettolitri -
bagnato l'alimentatore e l'ho lasciata lì per un po' in orizzontale. Quando l'ho ripresa ho subito avuto l'impressione che qualcosa fosse cambiato. L'inchiostro è lì pronto, devo appena sfiorare la carta che fluisce, il tratto è fine ma carico, il pennino scorre piacevolmente anche su una cartaccia da fotocopie. Il passo della filettatura tra sezione e fusto è sottile e abbondante, non ho messo nemmeno grasso di silicone e tiene perfettamente.
Dopo un po' di tempo in mano si è presentato il gocciolone... evidentemente il materiale acrilico trasmette il calore piuttosto bene.
Ovviamente dato che la penna è quasi scarica (avrò caricato forse mezzo ml) era da aspettarselo.
Ho sollevato il pennino in su e la goccia si è riassorbita.
Mi sarei aspettato che l'alimentatore Jowo contenesse maggiormente l'inchiostro fuoriuscito in eccesso (in confronto ad un alimentatore in ebanite più semplice, con meno lamelle) , evidentemente l'aria nel serbatoio è davvero tanta e l'espansione per calore della mia mano difficilmente contenibile. Temperatura in casa attualmente 22°C.
Ri-proverò qualcuna delle mie altre eyedropper in ebanite per confronto, in genere resistono meglio alla trasmissione di calore dato il materiale più isolante.









