questa sera per cena mi sono cucinato e addentato un "cane caldo" :
panino con wustel scaldati nel tostapane
buona digestione

Concordo su cuoco/a, lo trovo molto bello, chef a volte un po' snob.Automedonte ha scritto: ↑sabato 8 novembre 2025, 17:47 Comunque delle varie parole che hai elencato, immagino scherzosamente, quella che eliminerei volentieri dal vocabolario e dall’uso è chef.
La odio ed odio anche gli chef, soprattutto quelli stellati ed in generale quelli presuntuosi.
CUOCO, CUOCA sono parole bellissime, se proprio vogliamo usarne un altra adoro Rezdora il top in cucina![]()

Concordo

Ahahah mi immagino

Il presente storico è un uso corretto dell'italiano, ma come dicevi tu un po' mi rende triste la perdita dell'uso di alcuni tempi, tra cui il passato remoto. Io in verità lo uso comunemente, sia quando parlo che quando scrivo, non è solo una questione di raffinatezza, ma di percezione della realtà: il passato remoto svolge la funzione che in latino svolgeva il perfetto, indica un'azione conclusa nel passato e ora chiusa, invece l'imperfetto indica un'azione i cui effetti continuano fino al momento in cui si parla. Usare solo il presente è un appiattimento della lingua e delle sfumature che l'italiano può esprimere.lleo ha scritto: ↑domenica 9 novembre 2025, 11:12 Un'altra grossa involuzione è la sparizione dei tempi verbali. Si parla al presente, futuro e specialmente passato non esistono praticamente più. "Dante Alighieri nasce... ", "Giulio Cesare attraversa...", "il Cro-Magnon vive...". Qui si usa sempre il presente riferito al futuro prossimo "...domani vado..., poi faccio...", di questo ebbi modo di scambiare qualche frase, casualmente, con una signora parecchi anni fà.
Anche lei diceva la stessa cosa.

Ho sempre sostenuto che gli Americani hanno tante qualità ma sono un popolo appena sfiorato dalla civiltà!lleo ha scritto: ↑domenica 9 novembre 2025, 11:12
Invece riallacciandomi all'argomento stretto di questo... argomento, l'ignoranza ma anche la supponenza degli angloamericani fà si che dovunque vadano, credano di essere a casa propria.
Tempo fà mi è capitato un episodio simile a quello capitato a Silvia. Ero al bar, entrò una ragazza americana chiedendo informazioni senza neanche salutare, chiedere "scusi?" ed ovviamente in inglese. La barista che non parla inglese cercava di spiegarle dove dovesse andare al che io prima dissi qualcosa alla ragazza, non ricordo precisamente cosa, poi aggiunsi "...sei tu che sei nel mio Paese, sei tu che devi parlare italiano..." ovviamente l'ignorante rispose "...si ma non mi stai aiutando" sempre in inglese.
Ecco, l'assunzione di termini stranieri comporta prima o poi anche l'assunzione degli usi, costumi e delle abitudini di un popolo. Che specialmente nel caso degli americani, significa tornare quasi al medioevo.
L'avrebbero capita subito e perfettamente in TrinacriaEnbi ha scritto: ↑domenica 9 novembre 2025, 12:53Sulla cosa del verbo alla fine, ricordo un aneddoto che mi disse una professoressa giapponese all'università:in giapponese il verbo va sempre alla fine (è una lingua rigidamente SOV), e quando lei arrivò in Italia inizialmente parlava un italiano che come sintassi ricordava il giapponese, dicendo ad esempio "Suzuki sono", poi quando le dissero che parlava come Montalbano smise![]()


E quelli che dicono "Acca24"?


Molte di quelle che dici sono state italianizzate e va bene così. Altre sono stranierismi relativamente recenti assolutamente futili (garage --> autorimessa). Altre sono parole per cose che non è possibile chiamare diversamente (mouse, yogurt, computer).imluca ha scritto: ↑sabato 8 novembre 2025, 17:29 Ah quindi smetteremo di usare:
- garage
- bouquet
- chef
- balletto
- giacca
- parrucchiere
- corsia
- zucchero
- sciroppo
- arsenale
- albicocca
- carciofo
- zenzero
- zafferano
- computer
- mouse
- chat
- stress
- sport
- club
- bar
- yogurt
- divano
... potrei continuare per bel po' probabilmente.