Scrittura terapeutica.

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Monet63
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Messaggio da Monet63 »

Qualcuno di voi l'ha mai praticata, la pratica (come faccio io da qualche tempo) o pensa di iniziare?
E se la risposta è "sì": Tendete a conservare quello che scrivete a scopo terapeutico, oppure sono le classiche pagine che poi andranno distrutte?

Chiedo in anticipo scusa a chiunque possa trovare queste domande troppo invadenti.

:wave:
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Umberto Saba
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Tisbacker
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Messaggio da Tisbacker »

In teoria andrebbe distrutto ciò che si scrive.
Io quando la pratico invece, conservo gli scritti.
È un dilemma che ancora mi attanaglia ad esser sincero, perché se rileggo vecchi scritti c’è un discreto tsunami di emozioni che non ho ancora inquadrato se positivo o negativo.
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Silvia1974
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Messaggio da Silvia1974 »

Non so se il mio scrivere si inquadri in una scrittura terapeutica: mi andrò a documentare per capire se ci siano criteri particolari. Di norma quando butto su carta pensieri contorti o uno sfogo, poi butto, se non subito, dopo un po’ sicuramente. Non mi piace rileggere, salvo casi rari. Per me, l’utilità curativa è proprio l’atto del trasferire su foglio, con la piacevolezza di stilografica e inchiostro ad addolcire. Non mi interessa conservare, anzi.
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Messaggio da Automedonte »

Io solitamente scrivo su un quaderno formato a4 che conservo finché non finisce poi lo butto.

Impiego qualche mese a finirlo quindi per un po li conservo e poi me ne libero.
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Messaggio da Alpha7 »

Io ho una mia teoria.. Quando scrivo dei pensieri che esprimono sensazioni o stati d'animo negativi, che in un certo modo intossicano il pensiero, cedo involontariamente all'irrazionale convinzione che la scrittura li abbia almeno in parte trasferiti su carta, allontanandoli o indebolendoli. Quindi preferisco che rimangano su carta ed evito di distruggere lo scritto. :roll:
Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.
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Messaggio da Esme »

Io mantengo i quaderni. Ma ho anche una tendenza alla sindrome dello scoiattolo, quindi...
Sono certa però che un giorno sentirò il bisogno di distruggerli.
Non li butterò, ma li brucerò.

É un argomento interessante e ti ringrazio di averlo proposto.
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Messaggio da Tisbacker »

Non male come “teoria”
Alpha7 ha scritto: domenica 7 dicembre 2025, 11:59 Io ho una mia teoria.. Quando scrivo dei pensieri che esprimono sensazioni o stati d'animo negativi, che in un certo modo intossicano il pensiero, cedo involontariamente all'irrazionale convinzione che la scrittura li abbia almeno in parte trasferiti su carta, allontanandoli o indebolendoli. Quindi preferisco che rimangano su carta ed evito di distruggere lo scritto. :roll:
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Messaggio da Gargaros »

In cosa consiste?

Ho un diario su cui rivesto, tra tanta spazzatura, anche i miei stati d'animo più tetri. Ma non ne esco "rinvigorito" :think:
Robitex
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Messaggio da Robitex »

Ciao.
Io non faccio scrittura terapeutica ma di rilassamento.
Scrivo un po' ovunque sulle pagine già scritte, sull'agenda, anche solo tratti paralleli, campiture di colore, tratteggi.
Lo trovo rilassante, a volte ne sento naturalmente il bisogno. Faccio un lavoro con un elevato carico sia cognitivo che emotivo.
Unisco il passare la penna sul foglio per rilassamento anche per apprezzare il tratto stesso per fare ricerca stilografica.
Sono fuori tema quindi, ma credo possa interessare questo tipo di esercizio di scrittura per il rilassamento e il piacere del gesto stesso.
A volte, quando il sole entra nello studio e illumina radente il foglio, il movimento della penna è la sola cosa che percepisco assieme al leggero impercettibile rumore, al riflesso di luce dell'inchiostro liquido che subito si asciuga e poi scompare, un po' come la risacca sulla spiaggia.

Della scrittura ho imparato molto in questi anni in cui ho ripreso a scrivere a mano e l'ho fatto fin quasi da subito con la stilografica.
Mi piacerebbe esercitare la calligrafia con la cancelleresca per veder come combia la scrittura di tutti i giorni.
Servono maestri per questo.

Ciao.
R.
imluca
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Messaggio da imluca »

Monet63 ha scritto: domenica 7 dicembre 2025, 2:38 Qualcuno di voi l'ha mai praticata, la pratica (come faccio io da qualche tempo) o pensa di iniziare?
E se la risposta è "sì": Tendete a conservare quello che scrivete a scopo terapeutico, oppure sono le classiche pagine che poi andranno distrutte?

Chiedo in anticipo scusa a chiunque possa trovare queste domande troppo invadenti.

:wave:
Che bell’argomento che ci proponi @Monet63. Io ti/vi posso proporre un criterio semplice per decidere, puoi usare questa domanda guida:

“Se rileggo queste pagine tra una settimana, mi farà bene o mi farà male?”

• Se immagini che ti aiuterà a capire, a sentirti meno perso/a → conservale.
• Se senti che ti inchioderà solo al dolore o ti mette ansia l’idea che esistano → distruggile.

Entrambe le scelte sono valide, non è un “tradimento” del processo buttarle via. È anche importante, secondo me,non fuggire da emozioni negative ma ci vuole la consapevolezza necessaria per processarle a volte.

Ovviamente è un processo molto personale.

Buona scelta.
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Messaggio da AinNithael »

Argomento molto interessante e utile per me. Mi piacciono molto le indicazioni di imluca, mi tracciano la rotta, grazie.
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Messaggio da imluca »

AinNithael ha scritto: domenica 7 dicembre 2025, 14:24 Argomento molto interessante e utile per me. Mi piacciono molto le indicazioni di imluca, mi tracciano la rotta, grazie.
Ma di nulla, figurati! Solo pensieri a ruota libera :)
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Monet63
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Messaggio da Monet63 »

Tutto molto, molto interessante, per cui ringrazio tutti per gli interventi.
Il mio approccio con questa pratica, che mi fu consigliata alcuni anni fa da chi aveva titolo per farlo, è semplice: la considero un mezzo per scaricare sulla carta un problema, analogamente a quanto scritto da Alpha7 (anche se io distruggo sempre questo genere di scritti, tranne rarissimi casi). Quando la pratico, cambiano anche il modo di scrivere e le priorità:
- uso esclusivo del corsivo veloce, non necessariamente leggibilissimo;
- fogli sciolti;
- se un pensiero fugge via, scrivo comunque quel che ne resta, sia anche un frammento incomprensibile;
- categoricamente, niente distrazioni/interruzioni (qualsiasi esse siano) o per me non funziona.

Continuo a seguire con grande interesse.
:wave:
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Messaggio da Polemarco »

La discussione mi ha fatto ricordare la lezione sulla memoria di Guglielmo da Baskerville al giovane Adso da Melk.
Prima ancora di leggere Il nome della Rosa, ero rimasto affascinato dalla memotecnica ovvero dall’arte della memoria in quanto molto attratto dalla retorica (e la memoria è una delle sue partizioni).
Quello che mi stupì di quel libro è l’affermazione del frate dei molti testi per ricordare ma di pochissimi sistemi per dimenticare (ars oblivionalis).
Uno di questi consisteva nel pensare di afferrare l’oggetto da dimenticare e di fingere di gettarlo dalla finestra.
Che è poi analogo a quello che si fa nello scrivere un ricordo o un pensiero per poi distruggere il foglio: è un sistema di esternalizzazione e di allontanamento.
P.S. Mia nonna, quando litigava con qualcuno della famiglia, dei parenti o degli amici (e litigava spesso), se aveva una foto che la ritraeva con il litigante, ritagliava la foto e distruggeva la parte che lo riguardava …
Per chi volesse approfondire rimando a Filippo Gesualdo nella «Lettione XX» della sua Plutosofia (1592) dove si passano in rassegna i «metodi per l'oblivione» (ovviamente il testo è di molto successivo allo scenario temporale de Il nome della Rosa).
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Esme
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Messaggio da Esme »

Polemarco ha scritto: lunedì 8 dicembre 2025, 12:25 Mia nonna, quando litigava con qualcuno della famiglia, dei parenti o degli amici (e litigava spesso), se aveva una foto che la ritraeva con il litigante, ritagliava la foto e distruggeva la parte che lo riguardava …
Stessa cosa di mia nonna materna, che in più lo faceva nella piazzetta antistante casa sua, vista mare, in modo che la comunità locale facesse parte del processo!
Per questo motivo dal ramo materno abbiamo pochissime foto... :lol:

Io però non sono sicura che funzioni il metodo per dimenticare.
Purtroppo è vero, almeno per la mia testa, che i modi per dimenticare sono pochi e non molto efficienti.
Scrivere per me non è dimenticare, è razionalizzare e, se possibile, mettere in pausa.
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