Scrittura terapeutica.

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Messaggio da AinNithael »

Esme ha scritto: lunedì 8 dicembre 2025, 15:59
Polemarco ha scritto: lunedì 8 dicembre 2025, 12:25 Mia nonna, quando litigava con qualcuno della famiglia, dei parenti o degli amici (e litigava spesso), se aveva una foto che la ritraeva con il litigante, ritagliava la foto e distruggeva la parte che lo riguardava …
Stessa cosa di mia nonna materna, che in più lo faceva nella piazzetta antistante casa sua, vista mare, in modo che la comunità locale facesse parte del processo!
Per questo motivo dal ramo materno abbiamo pochissime foto... :lol:

Io però non sono sicura che funzioni il metodo per dimenticare.
Purtroppo è vero, almeno per la mia testa, che i modi per dimenticare sono pochi e non molto efficienti.
Scrivere per me non è dimenticare, è razionalizzare e, se possibile, mettere in pausa.
Tua nonna era un'esperta a livello PRO della pratica della damnatio memoriae. Anche una mia zia materna era a un buon livello. Le mancava la parte pubblica (forse a causa della mancanza della vista mare :D ) e di solito ritagliava solo la persona dannata per cui le foto collettive assumevano un aspetto molto particolare, ma come principio e volontà direi che si difendeva bene.
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Messaggio da Esme »

AinNithael ha scritto: lunedì 8 dicembre 2025, 16:14 le foto collettive assumevano un aspetto molto particolare
:lol: foto groviera!

Questa discussione mi sta facendo rivalutare l'idea della distruzione degli scritti.
Però di scritti pensati apposta per essere distrutti, non i quaderni di annotazione per i quali farei fatica.
Se alle nostre ave poteva essere di aiuto distruggere foto, forse potrebbe essere catartico redigere scritti su cui sfogare i sentimenti negativi.
Avessi l'indole di mia nonna, e non avendo il mare, potrei fare un bel rogo vichingo al lago.
Conoscendo i miei conterranei, però, penso verrei immediatamente sottoposta a TSO.
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[sir Terry Pratchett]
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