Un meraviglioso dinosauro, ma di Jurassic Park!
Inviato: giovedì 7 dicembre 2023, 3:01
Comincio dalla fotografia. Tecnicamente é una foto non facile. Il pennino molto vicino, la nitidezza da estendere sino alla parte alta della scritta, e un ingrandimento sul sensore di quasi 2:1, cioè il doppio della realtà...
Ovviamente, per chi sa qualcosa di fotografia, un'immagine cosí non si può produrre con un solo scatto. A un rapporto di riproduzione di "solo" 1:1 (grandezza reale del soggetto sul sensore), un obiettivo diaframmato a f/11 consente una profondità di campo (PdC) minore a 2 mm, che diventa poco meno di 5 mm a f/32, con tutti i suoi strascichi di diffrazione che riducono la nitidezza.... Al rapporto di 2:1, anche diaframmando completamente l'obiettivo, la PdC appena raggiunge i 2 mm.
Ma in questa fotografia, tra le parti più vicine del pennino e quelle più lontane dell'inchiostro sul foglio, ci sono oltre tue centimetri di distanza.
Per realizare la fotografia ho utilizzato dunque la tecnica dell'impilaggio di immagini (photo stacking), che consiste nel riprendere varie fotografie, focheggiando in punti differenti della "profondità" del soggetto. Un software apposito riconosce le parti più nitide di ogni immagine e le combina automaticamente in una sola immagine composta per lo più di "pixel nitidi". In questo caso, ho ripreso 11 immagini.
Ma non é tanto della tecnica che volevo parlarvi, quanto piuttosto dello straordinario dinosauro che ha registrato le immagini. Una Hasselblad originariamente disegnata per fotografare su pellicola ma, come i dinosauri di Jurassic Park, "ricostruita" a partire dal sua DNA per adattarsi ei tempi moderni della fotografia digitale.
Eccola qui, in tutto il suo pleistocenico splendore:
La fotocamera é montata su un soffietto di estensione, sul quale é collocato un otturatore originario della Hasselblad, adattato per accogliere un altro "piccolo dinosauro", un obiettivo Leitz Milar da 100mm, anch'esso disegnato (negli anni Cinquanta) per la macro- e micro-fotografia (lo si puó vedere nel riquadro rosso). L'illuminazione é fornita da un flash macro di Hasselblad, che non usavo da tempo. Permette di avvicinare molto al soggetto i due lampeggiatori, che nella realtà ho coperto con plastica bianca traslucida perché emettessero una luce piú diffusa.
Sotto al soffietto é collocata una moderna slitta di messa a fuoco della Novoflex, che permette di far avanzare o indietreggiare la fotocamera di pochi decimi di millimetri alla volta tra uno scatto e l'altro.
Dietro a tutto, c'é il DNA delle Hasselblad moderne, un dorso digitale da 50 megapixels che si fonde senza interruzione e senza complicazioni al corpo della fotocamera.
Una volta "impilate" le undici immagini, ne é uscita una fotografia "tutta nitida", dal primissimo piano allo sfondo, utilizzando il macro-obiettivo alla sua apertura ottimale.
Per lavoro, uso con frequenza il photo stacking, perché devo documentare dettagli molto minuti dei fiori che studio. Lo faccio per mezzo del microscopio o di obiettivi ancora più sofisticati, montati su"slitte" che possono compiere movimenti nell'ordine del micron... A volte, per ottenere il dettaglio sufficiente per gli studi, é necessario "impilare" fino a 10 immagini. Ve ne propongo una qui di seguito che, se aveste voglia di ampliarla, permette di distinguere le cellule dell'epidermide. Il soggetto é il gimnostemio (la fusione degli organi sessuali) di una minuscola orchidea, che misura appena più di un millimetro.
Grazie, a quelli arrivati sin qui, per condividere la passione per la fotografia, oltre a quella per le penne.
Ovviamente, per chi sa qualcosa di fotografia, un'immagine cosí non si può produrre con un solo scatto. A un rapporto di riproduzione di "solo" 1:1 (grandezza reale del soggetto sul sensore), un obiettivo diaframmato a f/11 consente una profondità di campo (PdC) minore a 2 mm, che diventa poco meno di 5 mm a f/32, con tutti i suoi strascichi di diffrazione che riducono la nitidezza.... Al rapporto di 2:1, anche diaframmando completamente l'obiettivo, la PdC appena raggiunge i 2 mm.
Ma in questa fotografia, tra le parti più vicine del pennino e quelle più lontane dell'inchiostro sul foglio, ci sono oltre tue centimetri di distanza.
Per realizare la fotografia ho utilizzato dunque la tecnica dell'impilaggio di immagini (photo stacking), che consiste nel riprendere varie fotografie, focheggiando in punti differenti della "profondità" del soggetto. Un software apposito riconosce le parti più nitide di ogni immagine e le combina automaticamente in una sola immagine composta per lo più di "pixel nitidi". In questo caso, ho ripreso 11 immagini.
Ma non é tanto della tecnica che volevo parlarvi, quanto piuttosto dello straordinario dinosauro che ha registrato le immagini. Una Hasselblad originariamente disegnata per fotografare su pellicola ma, come i dinosauri di Jurassic Park, "ricostruita" a partire dal sua DNA per adattarsi ei tempi moderni della fotografia digitale.
Eccola qui, in tutto il suo pleistocenico splendore:
La fotocamera é montata su un soffietto di estensione, sul quale é collocato un otturatore originario della Hasselblad, adattato per accogliere un altro "piccolo dinosauro", un obiettivo Leitz Milar da 100mm, anch'esso disegnato (negli anni Cinquanta) per la macro- e micro-fotografia (lo si puó vedere nel riquadro rosso). L'illuminazione é fornita da un flash macro di Hasselblad, che non usavo da tempo. Permette di avvicinare molto al soggetto i due lampeggiatori, che nella realtà ho coperto con plastica bianca traslucida perché emettessero una luce piú diffusa.
Sotto al soffietto é collocata una moderna slitta di messa a fuoco della Novoflex, che permette di far avanzare o indietreggiare la fotocamera di pochi decimi di millimetri alla volta tra uno scatto e l'altro.
Dietro a tutto, c'é il DNA delle Hasselblad moderne, un dorso digitale da 50 megapixels che si fonde senza interruzione e senza complicazioni al corpo della fotocamera.
Una volta "impilate" le undici immagini, ne é uscita una fotografia "tutta nitida", dal primissimo piano allo sfondo, utilizzando il macro-obiettivo alla sua apertura ottimale.
Per lavoro, uso con frequenza il photo stacking, perché devo documentare dettagli molto minuti dei fiori che studio. Lo faccio per mezzo del microscopio o di obiettivi ancora più sofisticati, montati su"slitte" che possono compiere movimenti nell'ordine del micron... A volte, per ottenere il dettaglio sufficiente per gli studi, é necessario "impilare" fino a 10 immagini. Ve ne propongo una qui di seguito che, se aveste voglia di ampliarla, permette di distinguere le cellule dell'epidermide. Il soggetto é il gimnostemio (la fusione degli organi sessuali) di una minuscola orchidea, che misura appena più di un millimetro.
Grazie, a quelli arrivati sin qui, per condividere la passione per la fotografia, oltre a quella per le penne.