L'eredità della Omas

I problemi che incontriamo nel mondo delle Penne, oltre quelli generali. Parliamone.
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Cercando di capire un po' com'è che un'azienda come la Omas sia stata fatta fallire, ho letto un po' di vecchi articoli e vecchi thread. Quello che non riesco a capire è soprattutto com'è che gli eredi di Armando Simoni abbiano deciso di vendere un'azienda storica, mancavano capacità e voglia? E inoltre era già in crisi a fine anni '90 inizio 2000 o i danni sono stati fatti dalla gestione francese? Ci sono veramente poche informazioni al riguardo in giro. Spero che qualcuno dei più esperti mi sappia dire qualcosa al riguardo

Seconda questione, non meno importante. Ad oggi ci sono due aziende che si fregiano di essere dirette discendenti della Omas: la prima è la Scribo, che a leggere ciò che raccontano nelle pagine di vetrina del loro sito sarebbe praticamente la Omas cambiata di nome, definizione che trovo non molto corretta, aver lavorato in un'azienda non significa rappresentare quell'azienda stessa, avrebbe più senso se dicessero di essersi ispirati ad essa non di esserne i "discendenti" e ad ogni modo i loro prodotti non hanno molto a che fare con la vecchia Omas, potremmo definirla piuttosto un'azienda totalmente nuova. La seconda azienda è la Ancona, che in realtà più che fregiarsi della discendenza di Omas, stando a quanto dice il loro sito e quanto riportato da wikipedia english avrebbe acquisito il marchio Omas nel 2018, tenendo però le due produzioni separate. Il loro sito racconta anche che starebbero progettando riedizioni moderne di alcuni modelli Omas, ma non mi pare che alle parole siano seguiti i fatti, anche perché neanche la Ancona mi sembra avere questo florido mercato.

Qualcuno riesumerà mai davvero la Omas o ormai è destinata all'oblio con tutto il suo know-how e la sua storia? Quello che balza agli occhi è la differenza di fortune tra i due marchi storici Aurora e Omas, la prima è stata rilevata al momento giusto da una famiglia come quella dei Verona ed oggi se la cava bene, l'altra invece non ha avuto grandi manager che la rilanciassero a dovere. Almeno questa è l'opinione che mi sono fatto. Chiedo scusa per la prolissità del post.
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ricart
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Avevo letto da qualche parte che la Omas fu rilevata dai francesi (Dupont ? Bic?) che poi la cedettero ai cinesi. Questi dopo qualche anno chiusero tutto per l'avanzare della crisi del mercato interno, soprattutto, e mantennero la proprietà del marchio, ecco perché si chiama Scribo la nuova azienda, nessuno può usare il marchio originale. Non so se corrisponde al vero, quello che so e che, pezzo per pezzo, hanno/stanno comprando tutto quello che abbiamo.

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ricart ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 15:18 Avevo letto da qualche parte che la Omas fu rilevata dai francesi (Dupont ? Bic?) che poi la cedettero ai cinesi. Questi dopo qualche anno chiusero tutto per l'avanzare della crisi del mercato interno, soprattutto, e mantennero la proprietà del marchio, ecco perché si chiama Scribo la nuova azienda, nessuno può usare il marchio originale. Non so se corrisponde al vero, quello che so e che, pezzo per pezzo, hanno/stanno comprando tutto quello che abbiamo.

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In realtà non è proprio così per quel poco che ci si riesce a informare. Stando ad Ancora il marchio lo hanno acquisito loro, non so come, forse dalla fallimentare come per le squadre di calcio. Quanto ai cinesi hanno cattiva fama, ma sembra che i debiti erano già pregressi e che loro cercassero di ripianare senza successo. La società francese che acquistò la Omas era la Louis Vuitton. Queste sono le cose sicure, il resto aleggia nel mistero o quasi.

Dal sito della Ancora
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schnier ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 15:01 Ad oggi ci sono due aziende che si fregiano di essere dirette discendenti della Omas:
In realtà credo ci sia un terzo incomodo.
Ancora prese il marchio, Scribo il capitale umano ma c'è un terzo che si prese il magazzino e i semilavorati. (tra cui le barre di celluloide arco che io cerco disperatamente :D )
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I dettagli della suddivisione della Omas andrebbero chiesti ai giudici fallimentari, ne ho sentite dire di tutti i colori. Se un gruppo di ex dipendenti ha fondato una nuova azienda, resta comunque una nuova azienda. E precisiamo comunque che la Ancora che ha comprato il marchio, non è la Ancora di Giuseppe Zanini, che chiuse nel 1975. Il marchio venne rilevato anni dopo (non ricordo più quando senz'altro chi si interessa della storia recente potrà dire di più) da altri che ricominciarono a produrre penne a marchio Ancora, ricordo solo che quelle che vidi erano di una pacchianeria terrificante e non me sono ulteriormente interessato.

Per quanto riguarda la Omas di certo l'azienda navigava in cattive acque da parecchio, anche perché fallimenti come il caricamento a stantuffo col dentino che si rompe a guardarlo, o l'uso di una "resina di cotone" che si restringe e ti lascia e verette a spasso, sono soltanto due degli esempi di un enorme abbassamento qualitativo che era ben evidente già molto prima della acquisizione da parte della LVMH. Di certo né loro né i cinesi non sono stati in grado di rilanciare l'azienda, ma il problema c'era da prima.

Simone
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piccardi ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 17:06 I dettagli della suddivisione della Omas andrebbero chiesti ai giudici fallimentari, ne ho sentite dire di tutti i colori. Se un gruppo di ex dipendenti ha fondato una nuova azienda, resta comunque una nuova azienda. E precisiamo comunque che la Ancora che ha comprato il marchio, non è la Ancora di Giuseppe Zanini, che chiuse nel 1975. Il marchio venne rilevato anni dopo (non ricordo più quando senz'altro chi si interessa della storia recente potrà dire di più) da altri che ricominciarono a produrre penne a marchio Ancora, ricordo solo che quelle che vidi erano di una pacchianeria terrificante e non me sono ulteriormente interessato.

Per quanto riguarda la Omas di certo l'azienda navigava in cattive acque da parecchio, anche perché fallimenti come il caricamento a stantuffo col dentino che si rompe a guardarlo, o l'uso di una "resina di cotone" che si restringe e ti lascia e verette a spasso, sono soltanto due degli esempi di un enorme abbassamento qualitativo che era ben evidente già molto prima della acquisizione da parte della LVMH. Di certo né loro né i cinesi non sono stati in grado di rilanciare l'azienda, ma il problema c'era da prima.

Simone
Scusate, non volevo fare illazioni non documentate sul fallimento Omas e i mille rivoli dove è finita o l'assetto proprietario attuale di Ancora.
Ero solo interessato a capire dove fossero finite le barre di celluloide che sicuramente avevano in magazzino in gran quantità. Ne ho vista ricomparire una in un post recente ed avevo fatto qualche ricerca....tutto qui.
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maylota ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 15:54
In realtà credo ci sia un terzo incomodo.
Ancora prese il marchio, Scribo il capitale umano ma c'è un terzo che si prese il magazzino e i semilavorati. (tra cui le barre di celluloide arco che io cerco disperatamente :D )
E chi sarebbe più esattamente?
piccardi ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 17:06 I dettagli della suddivisione della Omas andrebbero chiesti ai giudici fallimentari, ne ho sentite dire di tutti i colori. Se un gruppo di ex dipendenti ha fondato una nuova azienda, resta comunque una nuova azienda.
Esatto, senza voler offendere quelli della ScriBo, ma trovo più corretta la Leonardo, che sebbene sia noto siano quelli della Delta non si presentano come eredi della Delta. E forse avrebbero anche maggior motivo a farlo.

Per quanto riguarda la Omas di certo l'azienda navigava in cattive acque da parecchio, anche perché fallimenti come il caricamento a stantuffo col dentino che si rompe a guardarlo, o l'uso di una "resina di cotone" che si restringe e ti lascia e verette a spasso, sono soltanto due degli esempi di un enorme abbassamento qualitativo che era ben evidente già molto prima della acquisizione da parte della LVMH. Di certo né loro né i cinesi non sono stati in grado di rilanciare l'azienda, ma il problema c'era da prima.
Quindi scarse capacità manageriali dagli anni '80 in poi... Capisco che la stilo è un mercato di nicchia, ma noi il nostro made in Italy ce lo difendiamo davvero male. Però va detto che marchi come la Waterman o la Parker seppur abbassando di tanto la qualità della loro produzione continuano a sopravvivere, alla Omas non capisco come abbiano fatto ad abbassare la qualità ed aumentare anche i costi.
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schnier ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 18:42 Però va detto che marchi come la Waterman o la Parker seppur abbassando di tanto la qualità della loro produzione continuano a sopravvivere, alla Omas non capisco come abbiano fatto ad abbassare la qualità ed aumentare anche i costi.
No, non ci sono la Waterman o la Parker (o la Rotring), c'è la Newell. Si tratta di un conglomerato, delle aziende originali non resta quasi nulla a parte il nome. Come di Omas del resto.

Simone
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piccardi ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 18:57 No, non ci sono la Waterman o la Parker (o la Rotring), c'è la Newell. Si tratta di un conglomerato, delle aziende originali non resta quasi nulla a parte il nome. Come di Omas del resto.

Simone
Hai ragione mi sono espresso male, ma quanto meno ne sopravvive il nome e non le hanno fatte certo fallire. Le proprietà possono sempre passare di mano e i manager possono cambiare politica, il fallimento invece è sempre un dramma, si perde qualsiasi conoscenza.

Intanto dal forum americano ho letto che si ponevano gli stessi interrogativi, inoltre il sito della Omas fino allo scorso dicembre riportava questo avviso: https://web.archive.org/web/20191221075 ... .omas.com/

Bologna, 14th of June 2018

Dear Colleagues, Collectors and OMAS fans around the world,

We are delighted to announce that OMAS, Officina Meccanica Armando Simoni, and the Armando Simoni Pen Club, are being brought back to life.

The unique Italian elegance that is in the DNA of this iconic pen brand, is being respectfully restored and retained. Unfortunately, many important technical parts and historical artifacts were lost during the last two years of trouble. It will take us some time to restart production.

We appreciate your support and devotion for OMAS.

For all question and enquirers please contact:
CEO@ancora1919.com

Yours faithfully,
Matt Briling
CEO Ancora 1919 Pen Company
www.ancora1919.com
In pratica hanno il marchio ma non hanno strumenti e capitale umano.
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ricart ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 17:43 Tempo fa è apparsa una intervista ai Matrone, fondatori di Leonardo, sul sito di Giardino Italiano, andate a leggerla sul loro blog news

mandi
Grazie. Se è ancora così (l'intervista è datata), è più chiaro dove sono finiti i materiali Omas (o almeno una parte).
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maylota ha scritto: giovedì 25 giugno 2020, 15:50
ricart ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 17:43 Tempo fa è apparsa una intervista ai Matrone, fondatori di Leonardo, sul sito di Giardino Italiano, andate a leggerla sul loro blog news

mandi
Grazie. Se è ancora così (l'intervista è datata), è più chiaro dove sono finiti i materiali Omas (o almeno una parte).
È un caos assurdo. La Leonardo in pratica prima di lanciare le proprie penne ha lavorato per la Asc, che ha il materiale della Omas, il cui marchio è posseduto da Ancora che però non ha nè il vecchio materiale nè il capitale mobile della vecchia società, quest'ultimo è invece costituito dalla Scribo... che al mercato papà mi comprò.
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Ma Omas è fallita o è entrata in liquidazione: chi ha fatto lo spezzatino ?
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schnier ha scritto: giovedì 25 giugno 2020, 20:01
È un caos assurdo. La Leonardo in pratica prima di lanciare le proprie penne ha lavorato per la Asc, che ha il materiale della Omas, il cui marchio è posseduto da Ancora che però non ha nè il vecchio materiale nè il capitale mobile della vecchia società, quest'ultimo è invece costituito dalla Scribo... che al mercato papà mi comprò.
Ma in fondo è una cosa importante? OMAS ha vissuto la sua gloriosa vita ed è morta. Forse dalle sue ceneri nascerà altro o forse no. Di riavere una OMAS 2, tutta diversa ma con lo stesso nome ce n'è bisogno?

Secondo me la cosa importante nei fallimenti è che dalla liquidazione saltino fuori tutti i soldi per pagare dipendenti, fornitori e creditori. Le vere vittime di chi fallisce.
Il futuro invece è di chi ha idee, che non necessariamente è chi ha comprato un nome o dei materiali ad un'asta giudiziaria.
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maylota ha scritto: giovedì 25 giugno 2020, 20:59
Ma in fondo è una cosa importante? OMAS ha vissuto la sua gloriosa vita ed è morta. Forse dalle sue ceneri nascerà altro o forse no. Di riavere una OMAS 2, tutta diversa ma con lo stesso nome ce n'è bisogno?

Secondo me la cosa importante nei fallimenti è che dalla liquidazione saltino fuori tutti i soldi per pagare dipendenti, fornitori e creditori. Le vere vittime di chi fallisce.
Il futuro invece è di chi ha idee, che non necessariamente è chi ha comprato un nome o dei materiali ad un'asta giudiziaria.
Non ti do torto, e infatti lo scopo del thread non è certo questo, ma un tentativo di analisi. Purtroppo il nome Omas resta importante se almeno due aziende si fregiano di essere sue eredi in modo più o meno legittimo.
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