WATERMAN 552½ “NIGHT & DAY” — NEW YORK/PARIS, 1924

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WATERMAN 552½ “NIGHT & DAY” — NEW YORK/PARIS, 1924

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Un cordiale saluto a tutti!
Torno a dedicarmi alle recensioni (questa dovrebbe essere la mia centodecima…) dopo un lungo periodo.
La mole dell’articolo è francamente eccessiva, ma ho voluto condividere tutti i passaggi della ricerca intorno a una penna da me molto desiderata e di cui poche sono le notizie certe: le conclusioni a cui sono giunto risultano per quanto possibile documentate, le ipotesi da me avanzate sono presentate come tali, con la più ampia facoltà di smentita o integrazione da parte di chi vorrà intervenire sull’argomento.
Spero traspaiano l’entusiasmo e la mia passione per la materia, e sarebbe già abbastanza così…
Buona lettura e Buon Anno 2022!



CAPITOLO PRIMO
1. Prologo
2. La penna
3. Le misure

CAPITOLO SECONDO - Identificazione e datazione
1. La rappresentazione di Jean D’Ylen
2. Marca e modello
3. Il rivestimento: breve storia del design
4. La scatolina
5. Le iscrizioni: marchi e punzoni
. . . A) I marchi del Produttore
. . . B) I punzoni dell’oro

CAPITOLO TERZO
1. Osservazioni
2. Prove pratiche: caricamento e scrittura
3. Giudizio finale






CAPITOLO PRIMO
1. Prologo
Mi ero innamorato a prima vista di questa pubblicità Waterman degli anni Venti del Novecento
1. WATERMAN - mod. 5x. 1927-11-01. La Lettura - Anno XXVII - N.11, pag.III-small.jpg

(archiviata da tempo nel nostro formidabile Wiki) e nell’estate del 2016 l’avevo finalmente trovata (ebbene sì, l’avevo anche ritagliata e perfino incorniciata!, dedicandole subito anche un breve intervento: viewtopic.php?p=150925#p150925).
Questa immagine, invero misteriosa, ai miei occhi aveva da subito incarnato tutto il sublime piacere della scrittura con la stilografica (una Waterman golden age, ça va sans dire!): in essa si trovano rappresentate la danza e la musica (suonata come su un violoncello “ideale” e percepita dall’orecchio interiore) e la nuda essenzialità del pensiero, trascritta da uno strumento aggiornato ai canoni del Déco internazionale e dotato di un pennino acuminato che volteggia, flette e gorgheggia, scrive e disegna, e non si fermerà… «È questo il mio “Ideal”», avevo dichiarato entusiasta.
Era solo questione di tempo: alla fine ho trovato anche la penna.

2. W552. THE PEN 1.jpg

2. La penna
WATERMAN [552½] in ebanite nera liscia (BHR), rivestimento in oro massiccio 18 carati con decoro “J” (ajouré = a giorno = night and day), cappuccio a vite senza clip, corretto pennino Waterman Ideal #2 in oro 18 carati, caricamento a levetta, produzione U.S.A./Francia, anno 1924.

3. Le misure
Penna chiusa: 13,5 cm
3. W552. Capped 1.jpg
Cappuccio: 5,5 cm
4. W552. Open 1.jpg
Fusto: 13 cm (con pennino sporgente di 2 cm)
5. W552. Open 3.jpg
Penna con cappuccio calzato: 17 cm (con pennino sporgente di 2 cm)
6. W552. Posted 2.jpg
Diametro cappuccio: 12 mm
Diametro max fusto: 11 mm
Diametro medio all'impugnatura: 9 mm
7. W552. Open 5.jpg
Peso (carica): 22 gr
Fusto: 13 gr
Cappuccio: 9 gr
8. W552. The pen - Capped & Posted.jpg


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CAPITOLO SECONDO - Identificazione e datazione
1. La rappresentazione di Jean D’Ylen
La Ad Waterman che ho presentato in apertura è italiana, pubblicata sul mensile La Lettura del novembre 1927 (https://www.fountainpen.it/File:1927-11 ... an-45x.jpg ), e riproduce un’opera del francese Jean D’Ylen (1886-1938) – nome d’arte di Jean Paul Beguin https://it.wikipedia.org/wiki/Jean_d%27Ylen ) –, un talentuoso artista (in patria in seguito definito “Maître de l’Affiche Moderne”) che aveva sostituito nel 1918 alla Vercasson (primaria tipografia editrice di manifesti) il celebre illustratore italiano Leonetto Cappiello.
E tuttavia, l’immagine monocromatica utilizzata nel 1927 dall’allora Rappresentante Waterman per l’Italia, cav. Drisaldi, non era stata creata da D’Ylen per il mercato italiano ma derivava da una affiche (poster, manifesto) francese, ovviamente a colori (un esemplare di questa affiche è conservato anche presso la Bibliothèque nationale de France, ove è datata erroneamente, come subito vedremo, al 1929).
Dopo esser entrato in possesso della penna, l’estate scorsa, ho scoperto che la maquette del manifesto (la versione pre-definitiva) era già stata pubblicata all’interno del volume Les Affaires et l’Affiche (n.VIII della collana La Technique des affaires), che ho quindi prontamente acquistato.
9. W552. Les Affaires et l’Affiche 1.jpg
Si tratta di un interessante manuale di economia di oltre 350 pagine che presenta nei dettagli agli industriali la risorsa della pubblicità mediante affiche: progettato già alla fine della prima Guerra Mondiale, il volume fu pubblicato da Dunod a Parigi solo nel 1922. Il manifesto era il modo migliore per fare pubblicità “di impatto”, a colori (quanti colori, poi, è materia del libro) oltre che in grandi dimensioni, mentre le riviste erano ancora per lo più in bianco e nero e rarissimi, perché costosi, gli inserti colorati, riservati solitamente ai numeri di Natale/Nuovo anno.
10. W552. Les Affaires et l’Affiche 2.jpg
L’immagine pubblicitaria era quindi stata commissionata da Waterman all’editore di manifesti Vercasson e creata da Jean D’Ylen prima del Febbraio 1921, come risulta da una dichiarazione dell’Artista contenuta nel volume, e allegata nelle tavole a colori del volume ancora priva del Marchio del committente, che verrà apposto successivamente con il lettering («“Ideal” Waterman»).

11. JEAN D'YLEN - Ideal Waterman - Les Affaires et l’Affiche 3.jpg

Lo sfondo scuro, la figura in posizione accentrata vestita in bianco, la capigliatura rossa sono evidenti omaggi dell’artista all’opera del suo celebre predecessore presso l’editore Vercasson, Leonetto Cappiello, ed in particolare alla affiche da lui creata per Waterman solo pochi anni prima (ca. 1912),
12. LEONETTO CAPPIELLO - Plume Ideal Waterman - affiche VERCASSON 1912.jpg
una manciata di anni, dunque, ma di fatto in un’altra “epoca” (La Belle Époque!), un tempo per certi versi più “ingenuo” che non aveva ancora conosciuto l’orrore assoluto della Grande Guerra… La penna ritratta nell’elegantissima affiche di Cappiello, “rivoluzionaria” solo perché “antimacchia”, è senza dubbio una Eyedropper #14 con bande in oro, come quella qui da me recensita viewtopic.php?t=9950 .
Di seguito possiamo finalmente apprezzare il lavoro completo di Jean D’Ylen – che a questo punto possiamo ragionevolmente datare 1921 – che a quanto mi risulta venne stampato in due formati: circa 150x100 cm e forse anche più grande, circa 300x200 cm, ed affisso in pubblico verosimilmente nel 1922.
13. JEAN D'YLEN - Ideal Waterman - affiche VERCASSON - 1922 - Bibliothèque nationale de France.jpg
Da uno sfondo bruno, indistinto, primordiale, emerge con forza e va a stagliarsi al centro della scena un’arcana figura bianca, nuda, possente, dalla capigliatura fiammeggiante: è un danzatore, ma anche suonatore, e pittore, architetto e scrittore… e brandisce un’immane stilografica Waterman per consegnare al mondo il segno della propria Arte! L’effetto, gioverà ricordarlo, è assicurato in modo ancor più evidente dal grande formato del supporto, un manifesto stradale!, e risulterà esattamente come avrebbe dovuto essere secondo i canoni suggeriti dal manuale: iconico e memorabile!
A differenza del maestro italiano, Jean D’Ylen dimostra di non essere rimasto insensibile alla fascinazione universale esercitata dai Ballets Russes di Djaghilev, e parrebbe aver sublimato nella sua affiche (per una stilografica!) la carica fisica ed erotica del sommo danzatore della compagnia, Vaslav Nijinsky, che di seguito vi propongo ritratto in un gesso preparatorio dal celeberrimo scultore Auguste Rodin nel 1912.
14. Auguste Rodin - Nijinsky.jpeg
Le dimensioni del lavoro pubblicitario (non sarà sfuggito ai Matematici del Forum ;) ) rispettano le proporzioni del “rettangolo aureo”, così come veniva raccomandato (anche) dal manuale onde garantire una più immediata e completa leggibilità/fruibilità delle affissioni sugli espositori cittadini.
15. W552. Les Affaires et l’Affiche 4.jpg
Similmente, anche la penna chiusa parrebbe rispettare le proporzioni del “segmento aureo”.
16. W552. Section d'or.jpg
In questo caso la misura del cappuccio rilevata è solo quella lineare, escludendo quindi la bombatura di 2 mm della testina.

Ma quale penna ha realmente ritratto Jean D’Ylen nel suo lavoro?
A differenza del manifesto di Cappiello, infatti, l’approccio del francese appare del tutto straordinario: ci troviamo infatti a considerare una pubblicità Waterman “artistica” (quindi “generalista” per definizione) impostata non su una “penna di serie” americana, un modello dunque universalmente riconoscibile, bensì su una penna americana “rielaborata” in Francia mediante un rivestimento in metallo prezioso che la rende di fatto “local”! Altrove, quindi, Italia compresa, probabilmente non sarebbe stato possibile neppure ordinarla…
Ma procediamo con ordine.


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2. Marca e modello
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende di questo grandissimo Produttore, potrà fare riferimento al nostro formidabile Wiki:
https://www.fountainpen.it/Waterman
Per il modello 5x si consulti il capitolo ad esso dedicato,
https://www.fountainpen.it/Waterman_5x
ove è anche possibile ammirare gli esemplari documentati dai Collezionisti.
Si vedano anche le mie recensioni dedicate a due Waterman 52 rivestite, dalla Casa madre in USA e in Italia:
- WATERMAN 452 Filigree: viewtopic.php?t=15780
- WATERMAN 52 F.lli Cavaliere: viewtopic.php?t=10365
Sui primi anni di attività del Rappresentante francese Jules Fagard (JiF) si consulti oltre al Wiki anche l’intervento dell’amico Muristenes :thumbup: : viewtopic.php?p=303819#p303819

In questa sede gioverà ricordare che il caricamento a levetta fu introdotto da Waterman solo nel 1915 e che il modello standard/senior che lo montava fu dapprima denominato 12 P.S.F. (pocket self filler), per divenire dopo il 1917 con la nuova numerazione Waterman #52, i cui numeri indicavano il sistema di caricamento a levetta dotato di pennino #2. Il rivestimento della Casa in oro massiccio era connotato da un #5 nella posizione delle centinaia, quello in argento dal #4.
Di questa penna, straordinaria per ergonomia e per l’eccellenza tecnica assoluta dei pennini, in oltre un ventennio di onoratissimo servizio (1915-1938 ca.) cambiarono i materiali, le decorazioni, ma anche le dimensioni e alla fine persino le forme.
Le “varianti” disponibili per questo eccezionale modello (che, va ricordato, non erano ovviamente presenti - eccetto la 54V - sui modelli di taglia superiore 54, 55, 56 e 58) erano le seguenti:
- 52 regolare/standard
- 52 ½ sottile
- 52 V corto
- 52 ½V sottile e corto

Per l’identificazione e la corretta datazione della penna oggetto della ricerca odierna consideriamo ora alcune immagini relative alla famiglia della #52 nei momenti più significativi della sua evoluzione.

1919 Catalogo generale U.S.A.
Notiamo come il prezzo della penna “nuda” nei vari modelli - 52, 52½, ma anche 52V e 52½V - sia sempre uguale a $2.50, perché dipendeva sostanzialmente dal costo del pennino #2 in oro, che è comune a tutte le declinazioni. Una volta rivestite le penne erano proposte, ovviamente, con prezzi in progressione.
17. 1919 - WATERMAN Catalog.jpg
A quanto mi risulta, stando agli esemplari oggi disponibili sul mercato, tra questi modelli erano soprattutto le 52½ ad essere quasi sempre destinate (di qua e di là dell’Atlantico) ad essere rivestite in metalli preziosi.


1925 GERMANIA pubblicità (tratta dal nostro Wiki)
18. 1925-10-Waterman-Brochure-p02.jpg
Da questa fonte certa si può verificare come venissero ancora reclamizzati dopo il 1924 i pennini marchiati "IDEAL – NEW YORK", almeno in Europa.


1928 FRANCIA pubblicità (@Simone: su due paginoni, che conferirò appena possibile). Quindi, poco dopo la datazione da me proposta per l’esemplare in presentazione: confronto tra #52, 54 con banda sul labbro e 52½ con rivestimento in oro massiccio e decoro “X”.
19. 1928 - WATERMAN - 52, 54, 52 half. 1928.11.24 - L'Illustration, pag. III..jpg
Come si può vedere, in questa configurazione la differenza dimensionale tra le penne risulta attenuata.
Di seguito un confronto tra la mia 452 (anch’essa del 1928 come la Ad) e la penna oggetto della recensione,
20. 452 vs 552 1.5.jpg
che dovrebbe confermare oltre ogni ragionevole dubbio che ci troviamo di fronte ad un esemplare di 552½.


1931 FRANCIA Catalogo Waterman/JIF
Nel corso del tempo sembra proprio che siano cambiati anche i rapporti relativi tra la capostipite #52 e le sue discendenti…
21. 1931 - WATERMAN - JIF Catalog 1931 -p.2.jpg
… e negli anni Trenta le misure paiono avviate a proporzioni differenti.


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3. Il rivestimento: breve storia del design
Il decoro presenta delle strette aperture longitudinali lì dove una porzione del materiale di rivestimento è stata asportata in modo da lasciar intravvedere la parte sottostante, per motivi decorativi. Le aperture corrono senza soluzione di continuità sia sul cappuccio che sul fusto, dove però si interrompono quando incontrano il cartiglio per la personalizzazione, ma anche la levetta nelle penne 5x.
Il rivestimento veniva proposto sia in argento che in oro massiccio (mentre non mi risultano realizzazioni di Décor “J” in “doublé or”, l’equivalente dell’italiano 18KR, la laminatura superficiale).
Per quanto riguarda i possibili accoppiamenti con la parte “notturna” sottostante, ricordiamo che nel corso del tempo vennero dapprima rivestite solo penne in ebanite nera, poi anche in ebanite mottled (rossa e nera) e infine anche rippled (ebanite a onde/festoni, rossa e nera). Personalmente non ho visto modelli in rosso-arancio “cardinal”.

In generale questo tipo di rivestimento è conosciuto come “ajouré” (cioè "con aperture") in Francia, che è stato tradotto con “a giorno” in italiano, mentre tra i collezionisti è internazionalmente noto come “Night & Day”. Per quello che a noi interessa, questa decorazione è stata applicata per la prima volta in Europa alle stilografiche Waterman di importazione, dapprima a quelle con caricamento Eyedropper e Safety, e in seguito anche a quelle a levetta quando divennero disponibili: il rivestimento fu verosimilmente commissionato a laboratori orafi di fiducia da L.&C. Hardtmuth, Rappresentante per l’Europa (con sedi a Londra, Parigi, Milano…), almeno dal 1908 fino allo scoppio della Grande Guerra nel 1914, quando gli fu ritirata la rappresentanza per motivi geopolitici.

Anche in questo caso vi propongo un breve excursus delle pubblicità più significative da me consultate, con alcune osservazioni.
La prima traccia del rivestimento “J” è stata da me rinvenuta in un Catalogo italiano che presenta solo “Tipi di Lusso per Regali” (cioè penne rivestite in metalli preziosi) che viene datato 1908 dai “Pen Collectors of America” (che lo rendono disponibile in rete).
22. 1908 - WATERMAN Catalogo italiano - HARDTMUTH - p.5.jpg
In una pubblicazione del 1908, ovviamente, non possono essere ancora disponibili le penne con caricamento a levetta; nella pagina precedente del catalogo si trova pubblicizzata una Eyedropper 814 “night & day” (la taglia maggiore) proposta dall’amico grande collezionista Fabbale :thumbup: che qui generosamente l’ha presentata: viewtopic.php?f=77&t=24298
• la struttura dei listelli è “bipartita”;
• il labbro del cappuccio è lasciato libero dal rivestimento;
• il catalogo risulta stampato a Parigi, e ciò potrebbe far ritenere che - a parte le penne rivestite in USA proposte contestualmente - anche queste primissime lavorazioni europee (pure offerte al pubblico italiano) fossero in realtà realizzate in Francia (e forse alcune in Inghilterra)…

La prima apparizione di una 52½ rivestita con decoro “J” si trova nel catalogo francese del 1918:
23. 1918 - Catalogo francese - JiF.jpg
Il disegno è valutabile ancora meglio in una successiva campagna Waterman del 1921:
24. 1921-12-Waterman-Models.jpg
• la principale differenza rispetto alla decorazione del modello oggetto della mia recensione risiede nel fatto che la linea della levetta (che parte da una scatolina esternamente invisibile perché coperta dal rivestimento) prosegue idealmente verso il pennino in una striscia nera che risulta una sorta di prolungamento della levetta stessa:
25. 1921-12-Waterman-Models (1) - dettaglio.jpg

con riferimento a questa caratteristica, a mio avviso la penna ritratta da Jean D’Ylen nel manifesto non è di questo tipo, ma del tipo seguente (cfr. infra anno 1931), con due linee nere in uscita dalla lever box;
• la struttura dei listelli d’oro adesso è “tripartita”;
• il pennino è sempre ancora “IDEAL – NEW YORK”.

Facciamo un salto di ben un decennio senza altre immagini disponibili (e in seguito vedremo anche la possibile ragione di questo vuoto) e arriviamo al Catalogo JiF/Waterman del 1931, che riproduce un decoro identico a quello della mia penna pur se applicato ad una penna più corta:
26. 1931 - Catalogo JiF - nuovo design.jpg
• la scatolina della levetta (lever box) è larga esattamente come uno dei listelli tripartiti del decoro in oro, mentre l’ingombro della paletta copre in larghezza anche le due scanalature nere ai lati: in altre parole, in questo disegno risulta forse maggiormente garantito l’effetto di continuità/prolungamento sia delle linee nere che di quelle d’oro;
• non appare più disponibile la taglia 552½, mentre si vedono le più larghe ma più corte #94 (ca. 12,8 cm) e 52V;
• anche il rivestimento in oro sembra essere senza soluzione di continuità, ad indicare probabilmente una sempre più spiccata preferenza del mercato per le LEC (lower end covered) “total gold”. Come appare evidente, la particolarità del rivestimento in oro sul mio esemplare è di non essere “continuo”, ossia condotto fino in fondo: infatti, non è “a battuta” tra cappuccio e fusto ma lascia 0,5 cm a penna chiusa, e 0,8 cm con cappuccio calzato.
27. W552. The pen - Capped & Posted - Copia.jpg
Questo rivestimento “parziale” connota la mia penna come appartenente alla impostazione mostrata precedentemente, più leggera ed essenziale, e dovrebbe posizionarla temporalmente prima di quelle con effetto “total gold” (è una mia ipotesi).
Potrebbe quindi essere il pennino (con tutte le cautele del caso) a stabilire con ulteriore precisione la datazione: la marchiatura “IDEAL-NEW YORK” fu abbandonata negli USA nel 1924 a favore del nuovo pennino “REG.U.S.-PAT.OFF.”, mentre in Francia nelle pubblicità il passaggio avvenne dopo il febbraio 1925 (anche se si troveranno reclamizzati pennini “IDEAL-NEW YORK” delle taglie più grandi ancora durante gli anni Trenta).

Il successo del rivestimento ajouré perdurò fino alla metà degli anni Trenta, come si vede da questa pubblicità del 1935 che da Musicus anche organista oggi consegno al Wiki:
28. WATERMAN - 52, 94, Ripple, Lady Patricia, 52V overlay; JiF pencils. 1935.05.11. L'Illustration, pag.XVIII - Copia.jpg
29. W552. Organ.jpg

I più attenti avranno notato che sul nostro "Décor J" ajouré è improvvisamente comparsa una sorta di cintura centrale che parrebbe collegare il cartiglio alla scatolina della levetta.
Per concludere, il design “a giorno”, così moderno ed elegante, ebbe in Francia almeno 30 anni di fortuna, con pochi e mirati aggiustamenti stilistici.

Negli USA, forse intuendo tardivamente le potenzialità del decoro che andava di moda a Parigi, a cavallo tra gli anni Venti e Trenta lanciarono la 454 “Moderne” (quindi solo in argento e solo in misura di pennino #4), reinterpretandone con maestria lo stile rinunciando ad un aspetto snello e filante per sperimentare un look di carattere “industriale”/modernista, e ciò principalmente attraverso la sostituzione delle linee lunghe con dei segmenti più brevi e raccordati orizzontalmente tra loro. Uno splendido esemplare di questa straordinaria “variazione sul tema” è stato presentato e commentato sempre dal nostro Fabbale :clap: qui: viewtopic.php?f=77&t=21440


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4. La scatolina
Tra la pubblicità del 1921 e il catalogo JiF del 1931 non ho potuto recuperare alcuna altra immagine di penne col “décor J”, mentre per gli altri decori la documentazione abbonda. Perché?
Alla base della scarsa pubblicizzazione del modello potrebbe esservi la difficoltà di accoppiare al rivestimento ajouré delle stilografiche un equivalente decoro sulle matite di produzione JiF: sulle matite meccaniche (porta-mine), con una sezione cilindrica decisamente più stretta, un decoro con trafori longitudinali non sembra essere stato mai realizzato (ma se ci fosse, l’amico Muristenes lo troverà di sicuro! :D )…
Perciò, nonostante la produzione francese del rivestimento della mia 552½, la scatolina corretta non poteva essere quella (molto diffusa all’epoca) nella quale il Rappresentante Fagard – dotato di sempre maggiore autonomia – accostava penne Waterman a matite meccaniche JiF, e che marchiava orgogliosamente
“JiF”
“Waterman”
Les deux favoris

ma un’altra, riservata dal Rappresentante a contenere solo le penne di produzione americana (eventualmente con le matite “americane” abbinate), anche se erano state rivestite in Francia; dunque solo la scatolina con la dicitura
PORTE-PLUME IDEAL WATERMAN
CÉLÈBRE DANS LE MOND ENTIER

Questa che vi mostro, quindi, ancora di forma piuttosto squadrata (prima del passaggio al modello più stondato) dovrebbe essere la scatolina corretta.
30. W552. Box 1.jpg
Nel riquadro è mostrato l’adesivo del rivenditore, situato in Fauburg Montmartre…
Le scritte, ça va sans dire, sono tutte orgogliosamente in francese!
31. W552. Box 2.jpg
32. W552. Box 3.jpg

5. Le iscrizioni: marchi e punzoni
A) I marchi del Produttore

Sulla penna sono del tutto assenti i marchi Waterman’s che solitamente si leggono agevolmente sull’ebanite nelle penne non rivestite:
- manca il numero del modello sul fondello (in questo caso, in cui il rivestimento non era americano originale di fabbrica, avrei dovuto però trovare almeno un #52½ che corrisponde alle dimensioni della penna non rivestita);
- manca il marchio della Casa sul tronco di cono terminale del fusto (disposto in modo ortogonale alla lunghezza, realizzato su tre righe), anche se è incerta la data in cui cominciò ad essere apposto;
- sul fusto non si intravede alcuna traccia di una possibile iscrizione principale longitudinale (che potrebbe mancare in una penna destinata ad essere rivestita).
Sono invece correttamente presenti ed originali:
- il marchio del “Globo IDEAL” sulla paletta della levetta;
- il marchio del pennino americano ante 1925 (IDEAL-NEW YORK, non ancora REG.U.S. -PAT.OFF.) al quale è quasi certamente da aggiungere (ma non ho disassemblato per verificare, vista la perfetta condizione in cui mi è giunta la penna) sul tallone del pennino nella parte concava “18KT-JF” (per “Jules Fagard”, il rappresentante Waterman) per la vendita dell’oro in Francia.

Queste caratteristiche potrebbero far ipotizzare che siano giunte senza marchio alcuno sull’ebanite essendo destinate ad essere completamente rivestite, ovvero persino far ritenere che il Rappresentante francese - senz’altro in grado di produrre autonomamente pezzi di ricambio oltre che inchiostri Waterman - possa aver fornito almeno l’ebanite per la costruzione di questa penna (magari in seguito alla rottura del fusto in fase di assemblaggio).

Ovviamente sono presenti, sul rivestimento in oro, tutte le iscrizioni che su una penna Waterman rivestita all’epoca in Francia si devono trovare:
WATERMAN’S (ma altre volte si trova “WATERMAN’S IDEAL”)
OR 18 CTS (ma altre volte si trova “OR 18 C” o anche “OR 18CT”)
MADE IN FRANCE

Nei collage seguenti ecco i marchi e i punzoni apposti sul cappuccio,
33. W552. Cap inscriptions.jpg
e quelli presenti sul fusto.
34. W552. Barrel inscriptions.jpg

B) I punzoni dell’oro
Per risalire al Laboratorio orafo che materialmente effettuò il rivestimento sulla penna in ebanite occorre esaminare i marchi identificativi del metallo prezioso statali e quelli apposti dall’artigiano.
Il punzone doveva essere presente su ogni “singola parte” del manufatto: per una penna stilografica, quindi, sul cappuccio (ma anche su una eventuale clip), sul fusto (anche sulla levetta, se era d’oro massiccio). Faceva eccezione il pennino, ove era solitamente riportata la dicitura 18 cts ma fuori vista, sulla parte concava inserita nella sezione.
I punzoni relativi ai metalli preziosi presenti sul rivestimento sono di due tipi:
• il punzone statale francese dell’oro - “poinçon de titre” o “poinçon de garantie” – che dopo il 1838 è rappresentato da una testa d’aquila in campo aperto e garantisce che il titolo dell’oro sia 750‰ ovvero 18 carati;
35. W552. Eagle gold 750 hallmark on cap.jpg
35. W552. Eagle gold 750 hallmark on cap.jpg (39.12 KiB) Visto 2585 volte
• il “poinçon de Maître” o “poinçon de responsabilité” che identifica con precisione il maestro artigiano che ha eseguito la lavorazione del metallo prezioso dichiarato: esso deve essere composto dalle iniziali del nome e da un simbolo esclusivo (disegnato), il tutto racchiuso in un cartiglio romboidale (losange).
Come si può vedere dai collage di foto da me proposti più sopra, la mia penna presenta due varianti degli stessi elementi:
• sul cappuccio:
GA
il simbolo di un martelletto da cesellatore
P
• sul fusto le iniziali sono invece disposte di seguito sopra il simbolo (martelletto):
GAP

Secondo le ricerche da me condotte sulla “bibbia” dei punzoni (www.silvercollection.it) i simboli presenti sulla penna in presentazione identificherebbero quasi certamente l’orafo Gabriel Perret, in attività dal 1910.


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CAPITOLO TERZO
1. Osservazioni

Le 8 listelle d’oro longitudinali di cui è formato il rivestimento tanto sul cappuccio che sul fusto individuano negli spazi vuoti tra loro altrettante finestre che mostrano l’ebanite a vista. Le listelle risultano finemente “tripartite” in modo asimmetrico, con una doppia scanalatura che mantiene al centro una porzione leggermente più larga che ai lati. Sul fusto l’intelaiatura è delimitata da anelli che presentano una concavità (gola) che nobilita la forma, con probabile funzione aggiuntiva di ultimo fissaggio per la completa adesione della laminatura all’ebanite sottostante.
Sul cappuccio, invece, i terminali dell’intelaiatura hanno una funzione ulteriore rispetto alla semplice decorazione dovendo accompagnare il labbro nell’incontro col fusto in basso, e trovandosi a svettare in alto come coronamento del manufatto in una scenografica testina bombata dalla superficie perfettamente liscia.
36. W552. Open 6.jpg
L’effetto visivo di un rivestimento siffatto è quello di un’intelaiatura “faccettata” su un sostrato cilindrico: tale impressione è confermata ed anzi amplificata dall’esperienza tattile, che consegna a chi impugna la penna una sensazione di ritmo e matericità; tuttavia, la realizzazione è così accurata che, data l’assenza di una clip di fabbrica e la mia attuale riluttanza ad impiegare una clip d’oro massiccio amovibile (bague agrafe) su questo gioiello, la perfetta adesione della laminatura al corpo cilindrico farebbe rotolare via la penna qualora fosse lasciata inavvertitamente incustodita su una superficie in pendenza... :o
37. W552. Open 7.jpg
Le listelle sono di uguale lunghezza nella laminatura del cappuccio e del fusto, misurando in entrambi i blocchi 4,7 cm totali. In larghezza, invece, differiscono di quel tanto che basta ad armonizzare i diametri dei due cilindri differenti sui quali aderiscono: così sul cappuccio (che è poco più largo di diametro) misurano 3 mm, contro i 2,5 mm di quelle presenti sul fusto: in questo modo le linee nere visibili nel traforo, quelle notturne, possono essere mantenute sempre perfettamente uguali (a poco più di 1 mm di larghezza)!
38. W552. Open 4.jpg

Compresi gli anelli terminali, questi blocchi di rivestimento sono come visto pressoché identici, e misurano in lunghezza ca. 5 cm (il cappuccio ha in più solo la bombatura che individua una sorta di testina, che aggiunge ca. mezzo centimetro al totale): ma un’altra caratteristica speculare si può riscontrare nelle parti in ebanite a vista presenti sul fusto, dove si individua una simmetria troncoconica di 2 cm di lunghezza alle estremità della laminatura.
39. W552. Open 2 bis.jpg

Più difficilmente si coglierebbe il senso delle zone lasciate con la sola ebanite nera a vista quando la penna ha il cappuccio calzato: con l’uso corretto della penna, tuttavia, si può apprezzare il fatto che quando la mano impugna la stilografica in fase di scrittura lascia scoperta una porzione nera simmetrica rispetto a quella che si forma tra il cappuccio calzato e il fusto (ca. 0,8 cm)…
40. W552. Posted 2 with clasp simulation.jpg
Provare per credere! 8-)


Sul fusto è presente un “cartiglio” (cartouche, spazio lasciato libero da ogni decoro per la possibile personalizzazione da parte del cliente), che poteva contenere gli “indicia” (riferimenti al proprietario quali nomi o iniziali) ed è posizionato sulla circonferenza nel punto opposto rispetto alla levetta.
41. W552. Capped x 2 with Cartouche.jpg
Ma non esattamente, come ragionevolmente ci si potrebbe attendere: infatti, il cartouche si trova ad impegnare lo spazio di due barrette d’oro (meno i segmenti laterali più stretti), mentre la gabbia/scatolina della levetta occupa lo spazio (minore) che c’è tra due listelle nere (più i segmenti d’oro laterali più stretti). Inoltre, la posizione del cartouche è persino anticipata (o posticipata) di una posizione, e se ciò da un lato esclude una simmetria perfetta, dall’altro permette che vi sia una posizione nella “rotazione” della penna in cui la decorazione a traforo possa essere contemplata appieno, senza il “disturbo” della levetta o del cartiglio: lascio a chi se ne aggiudicherà un esemplare il piacere di trovare questa prospettiva, rigirandosi la penna tra le mani… :angel:


Continua…
Ultima modifica di Musicus il lunedì 10 gennaio 2022, 20:07, modificato 4 volte in totale.
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2. Prove pratiche: caricamento e scrittura
Il caricamento è a levetta di tipo Waterman, contenuto all’interno di una scatolina (lever box);
42. W552. Lever filler.jpg
il globo “Ideal” funge da paletta di cortesia per il sollevamento della levetta
43. W552. Lever filler - Ideal globe.jpg
che è assicurata contro azionamenti accidentali da uno scatto di sicurezza (click!) in sede: “The lever locks in a metal box!”, recitava una delle primissime pubblicità Waterman, con l’orgoglioso compiacimento di aver aggirato con successo il precedente brevetto Sheaffer!

Sono ormai più di sei mesi che la Waterman 552½ è mia fedele compagna di scrittura, senza mai uscire dalla rotazione; nonostante l’affidabilità del cappuccio (che si avvita sul fusto compiendo un giro e ¼ sulla filettatura, il che garantisce una ragionevole sicurezza di serraggio), la penna viene da me utilizzata solo in casa...
Nella prova di scrittura che vi sottopongo la 552½ si conferma oltre che un manufatto (ormai centenario!) di raffinato design anche uno strumento scrittorio di vera sostanza:
44. W552. Nib and cap.jpg
straordinari, cioè persino superiori all’eccellenza ordinaria Waterman dell’epoca, risultano le doti di ergonomia ed il pennino EF+ flessibile, che per ogni appassionato è un gioiello esso stesso…
45. W552. Nib x 3.jpg
Il rivestimento in oro massiccio dona al cappuccio calzato quel peso in più che permette di alleggerire ulteriormente la pressione sul pennino, pur mantenendone sempre l’assoluto controllo, consentendo così di produrre hairlines con facilità, per poi scaricare pressione solo quando serve per ingrossare il tratto ad esaltare le nuances dell’inchiostro preferito…
46. W552. Writing samples.jpg

La Waterman 552½ “J” ascende di slancio al mio personale Empireo stilografico:
47. W552. Posted 3.jpg
ed eccola, è già in volo nel blu terso di questa Epifania 2022, novella cometa laica, moderna scopa della Befana :mrgreen: che sarà capace di portarmi ovunque io le chiederò… :angel:
48. W552. Posted 4.jpg

3. Giudizio finale
Nell’impostazione estetica del rivestimento di metà anni Venti io personalmente ravviso anche un connotato di Futurismo (a me gradito) con quella non più celata ed anzi esibita sottolineatura del “meccanismo”, a cui è riservato un vero e proprio “inquadramento” che ne suggerisce l’operabilità e, stilograficamente parlando, financo una sorta di esaltazione della piacevole “macchinosità” della levetta (per me “il” caricamento per eccellenza)...
Lontana anni luce da certa produzione dozzinale italiana di rivestite di perenne gusto floreale, questa Night & Day è una penna dalla bellezza autenticamente “classica”, tanto da risultare sempre di una contemporaneità assoluta: lo era col tardo Liberty, per le sue forme armoniose e slanciate; lo era con l’avvento del Déco, per la rigorosa geometria del disegno, il rigore dell’impianto e la solidità costruttiva che le consentivano di riprodurre su carta pensieri altrimenti indomabili (come dimostra splendidamente l’opera di Jean D’Ylen); lo è oggi per l’assoluta eleganza, la ricercata asessuata purezza, diremmo l’ascetismo di forme e materiali: non si tratta però di una semplicistica, e dunque sterile, simmetria forzata di tutte le sue componenti, ma di una interpretazione affatto dinamica, con volumi che paiono cangiare in rotanti contrappunti con le parti in ebanite nerissima a vista: proporzione aurea a penna chiusa, sì, ma con la penna in assetto di scrittura incalzante susseguirsi di ritmi vivaci e inconsueti, in un teatrale simbolismo di Luce e Tenebre
49. W552. Open 8 - Farewell.jpg

Grazie per l’attenzione, oggi anche più del consueto! :thumbup:

Giorgio
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Messaggio da Vigj »

grazie! bellissime pagine
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Messaggio da Cex71 »

Caro Musicus,
è sempre un grandissimo piacere leggerti, bentornato alle presentazioni che, redatte in questo modo, sono oltremodo affascinanti!
Bellissima penna!
Cesare
Iridium
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Messaggio da Iridium »

:o ma non è una recensione, questo è uno studio approfondito su un oggetto bello e pieno di fascino. Grazie per averlo condiviso. La penna è stupenda. Complimenti :thumbup:
Fabio

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Messaggio da Musicus »

Vigj ha scritto: lunedì 10 gennaio 2022, 18:37 grazie! bellissime pagine
Grazie per l'apprezzamento, Vigj! :thumbup:
Iridium ha scritto: lunedì 10 gennaio 2022, 19:01 :o ma non è una recensione, questo è uno studio approfondito su un oggetto bello e pieno di fascino. Grazie per averlo condiviso. La penna è stupenda. Complimenti :thumbup:
Grazie a te, Fabio, l'oggetto sicuramente meritava l'impegno... :D

Giorgio
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Messaggio da Musicus »

Cex71 ha scritto: lunedì 10 gennaio 2022, 18:48 Caro Musicus,
è sempre un grandissimo piacere leggerti, bentornato alle presentazioni che, redatte in questo modo, sono oltremodo affascinanti!
Bellissima penna!
Caro Cesare,
ben ritrovato!
Ti ringrazio per il saluto e per l'apprezzamento, molto graditi. :thumbup:

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Messaggio da lucawm »

:clap: :clap: Penna che lascia a bocca aperta e interessantissimo articolo!

Buona serata :clap:
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lucawm ha scritto: lunedì 10 gennaio 2022, 19:14 :clap: :clap: Penna che lascia a bocca aperta e interessantissimo articolo!

Buona serata :clap:
Grazie del gradito riscontro, Luca! :thumbup:
Buona serata anche a te!

:wave:

Giorgio
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Messaggio da piccardi »

Grazie Giorgio,

per le foto della bellissima penna, per la dettagliatissima ricerca, per il materiale raccolto ed conferimenti che andranno ad arricchire il wiki, ma soprattutto per l'appassionante recensione che è stato un gran piacere leggere.

Simone
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