Montblanc Alexandre Dumas vista da vicino

Consigli e dritte su come rendere al meglio con la fotografia.
Bons

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linusmax ha scritto: lunedì 24 gennaio 2022, 11:42 spero che la usi perchè sarebbe un delitto lasciarla sempre pulita nella sua confezione.
Sei nuovo? Ah, si, vedo... Mi sa che conosci poco il nostro fufluns ma scoprirai che le penne le usa. E come le usa!
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fufluns
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Messaggio da fufluns »

linusmax ha scritto: lunedì 24 gennaio 2022, 11:42 Meraviglioso Pennino ! sarà un piacere scriverci, spero che la usi perchè sarebbe un delitto lasciarla sempre pulita nella sua confezione.

Auguri !
Bons ha scritto: lunedì 24 gennaio 2022, 12:57
Sei nuovo? Ah, si, vedo... Mi sa che conosci poco il nostro fufluns ma scoprirai che le penne le usa. E come le usa!

Ha ragione.jpg

Non sono fanatico delle penne "dedicate" a qualcuno o qualcosa. A volte mi piacciono le penne, ma non tanto il qualcuno, a volte trovo che il qualcuno sia meritevole, ma la penna non tanto. Ci sono eccezioni.

Tra le Edizioni degli Scrittori di Montblanc vi sono penne che io trovo azzeccate, secondo i miei gusti. Per azzeccate intendo, in primo luogo, che sarebbero piaciute agli autori ai quali sono dedicate. La Hemingway é una penna molto bella, senza fronzoli, e credo che sarebbe piaciuta al vecchio Ernest. Senza dubbio la Christie, con il suo serpentello sulla clip e sul pennino, avrebbe avuto il consenso della grande novellista di gialli. Così sopra le righe come é, ho l'impressione che Alexandre Dumas avrebbe avuto piacere che gli dedicassero una penna siffatta. Sobria, la Schiller, sarebbe piaciuta a Schiller. E, credo, anche la Poe a Poe, e la Mann a Thomas Mann.

Non cedo peró che Collodi avrebbe amato la sua penna un po' troppo fronzoluta. E poi mi son sempre chiesto perché Collodi e non invece il nostro Nobel per la letteratura, Luigi Pirandello.

Bah, divago...

Saluti.
Bons

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Messaggio da Bons »

fufluns ha scritto: lunedì 24 gennaio 2022, 16:44
Ha ragione.jpg
🤩 Grazie! L'aver visto il mio nickname inserito in una delle tue opere di calligrafia mi ha reso felice. 😃
La bellezza è anche questo.
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Messaggio da linusmax »

Molto bello ! Grazie. Li usi e come ! :oops:
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Messaggio da sansenri »

fufluns ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 17:39
sansenri ha scritto: domenica 16 gennaio 2022, 18:13
Perchè ero sicuro di ricevere una risposta dettagliata, interessante e appassionata! :)

Mi diletto di fotografia dai tempi della gioventù.
Mio padre mi ha insegnato a stamparmi le foto in B/N e a svilupparmi i rullini (B/N). Da ragazzino la mia prima macchina fotografica è stata una Ferrania tutta manuale. Avevo imparato a stimare l'esposizione a occhio :) .
Da studente di chimica all'università avevo accesso a parecchie sostanze di vario genere, mi producevo da solo i bagni fotografici e ho sconfinato anche in cose più complesse come i viraggi fino a preparami da solo le emulsioni fotografiche - le più belle erano al ferrocianato - che stendevo a pennello e al buio (!) sulla carta Fabriano in fibra di cotone e che poi esponevo con dei negativi in dimensione reale della foto voluta, sotto una lastra di vetro spesso e una lampada UV...! (quelle per abbronzarsi, le prime UVA+UVB!).
Purtroppo gli impegni di lavoro e il tempo tiranno mi hanno allontanato da questi meravigliosi esperimenti, che richiedevano tanto tempo (ricordo lunghe notti in camera oscura). La passione per le macchine fotografiche e gli obiettivi però mi è rimasta per anni, poi forse la svolta elettronica mi ha fatto perdere un po' l'interesse. Fotografo ancora, con una mediocre mirorless, ma con meno convizione...
Da più giovane avevo un corredo Nikon, ero appassionato di macro, ma sul campo, avevo una attrezzatura con soffietto, obiettivo macro e flash TTL montato su staffa laterale e passavo giornate buttato in mezzo ai campi a fotografare fiori e insetti a mano libera...
Un bell'obiettivo mi galvanizza sempre! :D

Carissimo Enrico:

ecco qui, uno accanto all'altro, il mio obiettivo planacromatico di Leica 1x per stereo microscopio, e un altro mostro sacro della ottica fotografica, uno Zeiss Planar 100mm f/3.5, in montatura Synchro Compur per Hasselblad. Per molto tempo, data la sua estrema correttezza geometrica, il 100mm della Zeiss é stato utilizzato per i rilevamenti fotografici aerei, sui quali venivano poi ricavate le mappe geografiche. Come puoi vedere dalla fotografia, il Leica é un gran bel pezzo di vetro.


Leica Plan 1x and Zeiss 100mm f3.5 ©FP.jpg

Comparativamente, gli obiettivi di qualità per la microscopia sono mediamente più costosi di quelli per fotografia, complice il fatto che il "cliente" ordinario per questo obiettivi non é il comune mortale con il suo budget familiare, come il sottoscritto, ma centri di ricerca, ospedali e via discorrendo, strutture che hanno poteri d'acquisto di altro tipo...

Se tratto di ricordare, direi che la fotografia c'é sempre stata, nella mia vita. Papà usava una Voigtlander a telemetro, per la quale stimava l'esposizione a occhio con la regola del sole a f/16, e non ne sbagliava una. Ho messo il naso in camera oscura per la prima volta, a scuola, quando avevo quindici anni. A diciassette anni ho fatto il mio corso "formale" di fotografia con Fulvio Roiter a Venezia. Roiter era un personaggio simpaticissimo, un po' guascone come le sue fotografie, e mi consigliò di comprare una fotocamera Olympus (lui usava Nikon) perché le reflex della casa giapponese erano davvero più piccole e miniaturizzate delle altre. La prima fotocamera veramente mia fu una Olympus OM2. Era magica, faceva di tutto, lo faceva in poco spazio e lo faceva bene.

Quando la rubarono dalla casa dei miei genitori, una volta che ero di visita, fu un lutto. Fu un lutto talmente serio che smisi di fotografare per quasi dieci anni. Ripresi con Hasselblad. Comprai una 503CX, solo la fotocamera, perché i miei risparmi non mi consentivano di comprare anche l'obiettivo e il porta-pellicola. Per un anno, non avendo un obiettivo, la feci scattare a vuoto, per prenderci la mano e per il gusto di maneggiare quel piccolo capolavoro di meccanica. Hasselblad non é mai più uscita dalla mia vita. Ancora oggi, che uso l'ingombrante Hasselblad digitale del sistema H, di tanto in tanto carico una pellicola in bianco e nero ed esco a fare qualche foto con la mia SWC e il mitico Biogon 38mm, oppure con la 500CM e un po' di buoni vetri della Zeiss che ho conservato per le splendide immagini che sono capaci di creare.

Ho avuto la fortuna, Enrico, di poter far coincidere in parte la mia passione per la fotografia con il lavoro. Mi piacciono appassionatamente la macro e micro-fotografia, e al fare il ricercatore botanico devo usare gli strumenti del caso quotidianamente...

Il microscopio é un'altra grande passione, coniugata con il lavoro, ma anch'essa precede il lavoro. Lavorai un anno come supplente in una scuola superiore, e dovetti chiedere ancora un prestito a papà, per comprare il mio primo microscopio stereoscopico quando avevo 22 anni: un Leica M8. Era uno strumento fantastico, che ho avuto e usato per quasi trent'anni, prima di sostituirlo con una macchina più recente. Ma non ce n'era bisogno: l'M8 faceva ancora il suo lavoro alla perfezione.

C'era, in Italia, una bella tradizione di regalare ai bambini pre-adolescenti un microscopio del tutto amatoriale. Ad averne la possibilità, l'idea migliore sarebbe regalare un piccolo stereoscopio, perché il mondo in miniatura, ma tridimensionale, che si può osservare in uno stereo, é davvero appassionante. Ricordo che facevo vedere alle mie bambine, attraverso il microscopio stereoscopico, alcune cose particolarmente orrende: insetti e altre cianfrusaglie impressionanti. Dovevo sostenerle in braccio perché non arrivavano agli oculari, ma la loro meraviglia e spavento erano senza pari!

A volte penso che avrei dovuto studiare ottica. Al non averlo fatto, mi consola sapere che Ludwig Bertele, uno dei più grandi disegnatori di ottiche della storia (fu lui che disegnò il Biogon, tra le altre meraviglie uscite dalla sua mano), non fece mai studi formali di ottica: semplicemente, aveva dono e si impegnò per non gettarlo al vento...

Sia come sia, la fotografia - e tutto quanto vi é legato - é una nobile arte. Lascia tracce di un mondo che é stato e che sarebbe irrimediabilmente perduto senza essere immortalato su una pellicola, su un foglio, su un sensore. Delle immagini prodotte da quest'ultimo, strumento meraviglioso, mi preoccupa la labilità. Ci sono miliardi di immagini immagazzinate nei nostro computer, telefoni, fotocamere. Moltissime di queste, se non sono state continuamente trasferite a supporti più avanzati, non sono giá piú leggibili. Sono esistite, virtualmente, e sono andate perdute. Bene o male, la carta resta.

Abbiti cura.
be' stupendi! per un lunghi minuti ho dimenticato qualsiasi penna... :)

Ho avuto due Ferrania in effetti, la I e la II, entrambe a telemetro. Anch'io usavo la regola del sole a f/16 (insegnatami da mio padre) ma pian piano avevo imparato a calibrare l'esposizione anche all'ombra e poi a variare i tempi e l'esposizione di conseguenza.
Tra l'altro lui aveva un meraviglioso esposimetro analogico, quelli con la custodia in pelle che si apriva sollevando una patella scoprendo il sensore, e la luminosità si leggeva su una scala con aghetto! - credo fosse della Zeiss Ikon, ce l'ho ancora da qualche parte... io ero troppo pigro per usarlo!
Con le pellicole in b/n a bassa sensibilità non si aveva troppo margine di errore, tuttavia gli obiettivi di quelle macchine erano quasi sempre 50mm o qualcosa meno e l'esposizione raramente era critica (e le mie foto erano facili...), e poi si recuperava un po' in stampa!
Successivamente "presi in prestito" per un periodo la Nikkormat di mio padre (che tanto lui aveva troppo da fare con il lavoro) ed imparai ad usarla con il suo corredo di obiettivi Nikon AI. Non volendo privarlo della sua macchina per sempre ne comprai una identica, così potevo comunque usare a giro i suoi obiettivi! (85mm f/2 era il mio preferito). Poi con il tempo ne comprai di miei, anche se i primi esperimenti di macro con il soffietto li facevo rovesciando il 50 e il 35mm con i vari anelli adattatori.

Avevo un amico appassionato anche lui, che giurava e spergiurava sulla Olympus OM2! Mi convinse a comprare un bellissimo cavalletto della Manfrotto che ho ancora e all'occorrenza fa il suo mestiere come se l'avessi comprato ieri... Per pigrizia (ma anche un po' per le macro sul campo fatte sempre a mano libera) finisce sempre che non lo uso, e invece dovrei.

Bellissima la Hasselblad e i suoi obiettivi, troppo ingombrante però per me, non credo sarei mai riuscito ad usarla con costanza.

Come dicevo un po' la fotografia digitale mi ha disamorato, per lunghi anni quando è iniziata ho visto foto orrende per qualità, lontanissime dalla qualità che si otteneva con una banale pellicola 100 asa e un 50 mm di discreta qualità.

Quello che dici sui supporti è vero e preoccupa anche me, ma è cambiato proprio il modo di fotografare, si fotografa tutto, sempre, ogni secondo, brutto o bello, e si ammucchia, si condivide con chiunque, e spesso si dimentica, si butta.
D'altra parte il mondo corre avanti, siamo noi che vorremmo restare più a lungo dove eravamo!

Stai bene anche tu!
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Messaggio da fufluns »

sansenri ha scritto: lunedì 24 gennaio 2022, 23:02 be' stupendi! per un lunghi minuti ho dimenticato qualsiasi penna... :)
[...]
D'altra parte il mondo corre avanti, siamo noi che vorremmo restare più a lungo dove eravamo!
Che facile deragliare tra amici e passare da una cosa all'altra e accarezzare tanti interessi e ricordi!

Solo temo che per altri pennofili che circolano su questi lidi, il tema della fotografia non sia tanto appassionante quanto lo é per noi...

E' certo che nel parlare di pellicole e fogli stampati negli acidi vi sia molta nostalgia, ma c'é anche qualcosa di piú, e per questo mi riaggancio all'argomento, nella convinzione che presenti un tema di interesse generale, o che per lo meno dovrebbe esserlo.

La buona fotografia, per la mia esperienza, é cambiata relativamente di poco tra il supporto di gelatina e quello di silicio. Le regole per una buona esposizione, il controllo del micro-mosso, il governo della luce, la taratura dei colori, la composizione, sono quelli di sempre. La fotocamera digitale offre l'enorme vantaggio di poter vedere immediatamente i risultati delle nostre scelte di esposizione, e offre l'enorme svantaggio di permettere un numero esagerato di approssimazioni progressive al risultato ottimale. Queste piccole variazioni dovranno poi essere selezionate in un paziente lavoro di cernita che infine, spesso o troppo spesso, non si fa, abbandonando così le immagini all'oblio. Nel passare dall'analogico al digitale io ho cambiato poco, persino tra gli obiettivi, e quasi nulla nella "pratica" della fotografia. Fotografo in digitale poco, come quando lo facevo sulla pellicola. Sistemo sempre le mie foto nella camera chiara e le archivio in quattro supporti digitali diversi.

Però, sono digitali.

Riprendo questo tema da un altro punto di vista, che ha a che vedere con il mio lavoro scientifico. Per secoli, la descrizione scientifica delle nuove specie di essere viventi si é fatta in libri e (più frequentemente) in riviste. Da quando Linneo stabili nel suo Systema Naturae (1735) il sistema nomenclaturale che usiamo ancora oggi, la carta é stata un requisito fondamentale nel processo di classificazione. Pur con tutti i suoi difetti concettuali, il sistema ha funzionato, e chiunque di noi può oggi leggere una descrizione linneiana, o quella di un contemporaneo di Linneo, su volumi magari un po' polverosi, ma ancora perfetti custodi del sapere scientifico.

Nel 2011, Il Comitato delle Spermatofite ha approvato che la descrizione di nuove specie di piante, per essere considerata valida, non ha più bisogno di essere pubblicata sulla carta, ma può essere realizzata anche solo in formato elettronico. Nel rito di passaggio all'era dell'elettronica pura, fu abolito anche l'obbligo di pubblicare per ogni nuova specie una breve diagnosi (un corta comparazione con una specie già conosciuta) in latino, che ora può essere sostituita da un fraseggio in inglese, con il risultato di allontanare i nuovi botanici dal latino (escludendoli dalle migliaia di testi botanici scritti in quella lingua) e di sostituire una lingua franca, di nessuno e di tutti, con la lingua di qualcuno e non di qualcun altro... Ma vedo di non deragliare ancora...

Per vent'anni ho diretto una rivista scientifica che ha un ruolo leader nella orchideologia scientifica in ambito mondiale. Mentre la maggior parte delle riviste di botanica si stanno ormai votando al 100% alla sola versione elettronica, ho strenuamente difeso - anche all'interno della nostra Università - che la rivista continui a pubblicare, e a distribuire nel mondo, un certo numero di copie impresse sulla carta (ahimè sempre meno).

Come commentavo, le specie descritte (e accompagnate da 400 calcografie) dalla Guiana Francese dal botanico ed esploratore Jean Baptiste Christophore Fusée Aublet nel suo Histoire des plantes de la Guiane françoise, pubblicato nel 1775, possono consultarsi ancora oggi con facilità su un supporto che ha dato prova di conservarsi in ottime condizioni per secoli: la carta. Stimo che le copie della nostra rivista, stampata su carta con qualità d'archivio, potranno leggersi senza problemi tra trecento o quattrocento anni almeno. Vorrei avere la stessa tranquillità con il gran numero di pubblicazioni che non hanno mai visto la carta, soprattutto in considerazione del fatto che durante il breve arco della mia vita come ricercatore ho visto nascere e scomparire un buon numero di "supporti elettronici", che nessuna macchina é più in grado di leggere. Ho un buon numero di archivi elettronici che sono stati scritti in programmi che non esistono più, o in versioni di programmi che esistono ancora, ma che le versioni più recenti non sanno decifrare.

Copio e ricopio, e copio una volta ancora, da un supporto all'altro, da un disco all'altro, le migliaia di fotografie elettroniche di piante che possiedo, che a volte sono le uniche immagini esistenti di una determinata specie. Poi, ogni tanto, vado a prendere una delle mie belle diapositive fotografate su una pellicola da 6x6 cm, oggetti reali, tangibili, ne faccio una scansione, la trasformo in un'immagine elettronica, e mi dimentico della sua archiviazione. La diapositiva é lì, conservata in condizioni di umidità controllata, solida, non dico certo immortale ma sì duratura. Potrà essere scandita ancora, e meglio, con nuove tecnologie di acquisizione dell'immagine, ma non si evaporerá nel nulla per un difetto del disco rigido...

Come il gruppo di pazzerelloni che siamo, scriviamo sulla carta con le nostre penne, e questi temi possono sembrarci lontani. Come uno che ha il piede in due scarpe, posso assicurare che non lo sono.
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Messaggio da Koten90 »

fufluns ha scritto: sabato 15 gennaio 2022, 23:46

Per la fotografia, peró, i microscopi stereoscopici non sono l’ideale. Per fornire la visione 3-D, lo stereoscopio utilizza due vie ottiche, che sfruttano la zona destra e sinistra dello stesso unico obiettivo, invece che la parte centrale, ottimizzata, della lente. Nelle versioni standard gli stereoscopi sono inoltre venduti con obiettivi acromatici, in grado di correggere le aberrazioni cromatiche compensando lo spostamento di due bande luminose agli estremi opposti del campo del visibile, rosso-arancione e blu-violetto, mentre la banda di luce media, corrispondente al verde, non viene corretta. Nella ripresa fotografica attraverso lo stereoscopio, la fotocamera “vede” solamente l’immagine di una delle due vie, e l’aberrazione cromatica fa sí che una via ottica produca delle bande verdognole nei punti di passaggio tra parti chiare e scure, mentre l’altra via, che utilizza la curvatura contraria dell'obiettivo, fornisce una banda di colore complementare, violacea (la cosiddetta purple fringe): una delle due si vedrà nella fotografia. Osservando il soggetto con entrambi gli occhi, il nostro cervello combina le due bande colorate e le annulla in un'unica immagine tridimensionale.

Quello che il cervello non compensa alla perfezione é invece il fatto che gli obiettivi acromatici formano l’immagine su una superficie curva e di conseguenza, nell’osservazione, non permettono di mettere a fuoco l’intero campo visivo. Per questo si producono obiettivi planacromatici, che correggono la curvatura di campo e rendono l’osservazione piú naturale e piú piacevole. Sono obiettivi più grandi, otticamente complessi, e per questo decisamente più costosi (un planacromatico cosa 4 o 5 volte di più di un acromatico, non planare).



Quest’anno, forse, mi lancerò nell’acquisto di un l’obiettivo planapocromatico, che corregge le aberrazioni cromatiche anche per la banda media, quella del verde. E' un oggetto che costa ancora il doppio, o il triplo, di un Planacromatico, a volte più di tutto il microscopio, per cui vedremo...
Constato con rammaricata solidarietà per i vostri portafogli che i problemi dell’ottica colpiscono dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo.
Da appassionato di fotografia astronomica, l’acquisto di una lente acromatica è da considerarsi una follia (l’estremo contrasto degli oggetti stellari con il fondo cielo nero amplifica le aberrazioni cromatiche in modo inversamente proporzionale al rapporto focale dell’obiettivo/telescopio) e, come correttamente stimato da Franco, l’acquisto di un Apocromatico significa moltiplicare gli importi con un fattore di almeno 4.
Anche in questo caso, è sempre necessario abbinare un sistema di correzione dell’aberrazione sferica con schemi ottici planari o spianatori di campo da aggiungere al treno ottico: nel mio caso, per esempio, ho scelto un telescopio con schema ottico Petzval (a soli 4 elementi, ottimo per ridurre anche la dispersione di luce che ogni vetro comporta) che risulta naturalmente apocromatico e planare (o spianato come si dice da noi), piuttosto che uno spianatore esterno che deve sempre essere alla distanza perfetta dal sensore per funzionare come si deve (e rischia di aggiungere a sua volta un’aberrazione cromatica che la lente frontale non aveva).
Un APO spianato costa dalle 6 alle 16 volte un acromatico tradizionale (se andiamo a confrontarci con ottiche giapponesi ad altissimo livello di correzione e luminosità, si passano tranquillamente i 7000€ per un telescopio di piccole dimensioni)
C’è da dire che, col passare del tempo, anche i cinesi hanno imparato a produrre lenti di qualità molto soddisfacente. Un altro “progresso” che stiamo facendo è aumentare l’inquinamento luminoso a dismisura: così facendo il fondo cielo non è più nero, il contrasto con le stelle diminuisce e a breve potremo accontentarci di telescopi economici😖
Allegati
Questo il mio Apocromatico spianato. Trattasi di obiettivo 580mm f5,8 unito a una Sony A7RII mirrorless
Questo il mio Apocromatico spianato. Trattasi di obiettivo 580mm f5,8 unito a una Sony A7RII mirrorless
Alessio Pariani

L’ottimismo è il sale della vita, l’umorismo ne è lo zucchero.
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Messaggio da MiraB »

fufluns ha scritto: martedì 25 gennaio 2022, 2:00 Che facile deragliare tra amici e passare da una cosa all'altra e accarezzare tanti interessi e ricordi!

Solo temo che per altri pennofili che circolano su questi lidi, il tema della fotografia non sia tanto appassionante quanto lo é per noi...
Vi prego, continuate! Leggervi è incredibilmente appassionante e istruttivo! E poi, non è un discorso condivisibile soltanto in termini fotografici... anzi! Grazie per la poesia, come sempre!
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Messaggio da Automedonte »

fufluns ha scritto: martedì 25 gennaio 2022, 2:00

Che facile deragliare tra amici e passare da una cosa all'altra e accarezzare tanti interessi e ricordi!
Questo è uno dei tanti aspetti meravigliosi di frequentare un Forum come questo, si ha occasione di imparare cose che altrimenti non si avrebbe mai avuto l'occcasione di conoscere.

Esistono argomenti che sono entrensicamente interessanti anche se non si ha una passione specifica per gli stessi.

Quanto le discussioni divagano, come in questo caso, su forme di "cultura" generale sono interessanti ed educative. Personalmente non mi interesso in modo particolare di fotografia, astronomia o botanica ma avere il privilegio di leggere le Tue considerazioni arricchisce il mio spirito e fa diminuire, seppur di poco, la mia ignoranza :thumbup:
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Messaggio da PenDragon »

fufluns ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 19:59 (ingrandire l'immagine per credere).
Beh si in effetti il 49 "filetto" da sinistra sembra un po' sfuocato :lol:

Perdonami la battuta ma tutto ciò che pubblichi è semprw appassionante...che siano scritti, penne, foto o fiori.

Iniziai con una Asahi Pentax K1000... per poi passare ad una Contax RTS a cui si affianco una 139, con soffietto sempre Contax e obiettivi esclusivamente Zeiss (almeno quelli che mi potevo permettere con le mie finanze da studente prima delle medie e poi liceale) ad eccezione di un Novoflex 400mm, filtri e accessori di varia natura... spesso anche autocostruiti.

Bello ricordare le lunghe ore passate ad occupare il bagno dei miei trasformato in camera oscura (loro non so se fossero tanto contenti) o andare in giro per Milano, o per campi, a fotografare di tutto... ma quando ogni scatto era comunque ragionato, modificando le impostazioni che suggeriva la macchina per ottenere qualche effetto particolare...basta :oops:

Ancora complimenti
luigi
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