Del pennino stilografico flessibile

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fufluns
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Messaggio da fufluns »

bcontrario ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 21:38 É stato un vero piacere leggerla, e rileggerò questo intervento più e più volte.
Sono uno di quelli che si é chiesto non una ma mille volte se valesse la pena spendere 870 euro per la Calligraphy, e che grazie al Suo consiglio ha operato l'esborso.
Non sono ricco, solo benestante, e la spesa ha comportato lo sfoltimento (razionalizzazione) della mia collezione.
Mai soldi furoni spesi meglio: la 149 calligraphy ti "resetta" .
W i pennini FLEXY, evviva la ricerca della bella calligrafia
bcontrario (il suo nickname mi ricorda il motto di famiglia, UBI OMNES EGO NON...), mi rallegro di avere contribuito alla sua decisione di acquistare una stilografica con pennino calligrafico che considero davvero speciale nonostante il suo prezzo esorbitante. Ora che è diventato più difficile conseguirne una, immagino che, come me, si sentirà un fortunato scribacchino privilegiato...
Quanto al “resetting”, le do completamente ragione. La Calligraphy è una penna che insegna. Nessun altro produttore contemporaneo, a mio avviso, ha proposto un pennino così simile ai classici vintage, non uguale per certi aspetti, ma godibilissimo.
Grazie per intervenire.
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Messaggio da fufluns »

Sealion ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 23:01 Che bellissima disamina del pennino flessibile! Un percorso che mi trova solo all’inizio con grande curiosità. Non sapendo scrivere con una “bella calligrafia” e non avendo provato tutte queste sfumature posso solo immaginare. La mia esperienza parte con una Pilot Heritage 912 con pennino FA. Usarla é come passare dalle curve a spazzaneve a quelle a sci paralleli, incerto tra osare ed il timore di danneggiare il pennino. Non so s sono sulla strasa giusta ma le sensazioni mi piacciono. Interessanti le considerazioni sulla Calligraphy le cui performace le ho viste solo visto su YouTube. Seguo questo argomento con grande interesse.
Una “bella calligrafia”, a mio modo di vedere, è ben leggibile, personale ed espressiva. Di fatto, Sealion, come potrà ben vedere lungo il suo cammino di passione per la stilografica, qualsiasi penna - a patto che scriva - permette una buona calligrafia.
Però ci si avvicina più prontamente ai risultati sperati quando si conoscono le regole della buona scrittura. Una volta note, non è difficile piegarle alla propria personalità e alla sua espressione.
E siccome non c’è una regola dello scrivere con armonia, ma quasi tante quante sono le grafie storiche e moderne, è una buona cosa impadronirsi di più d’una variazione. Alcune di queste richiedono pennini appuntiti. Tra questi, quelli con una certa flessibilità permettono una maggiore espressività nella scrittura.
Ed eccoci dunque qui, a parlarne tra noi... Benvenuto!
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Messaggio da fufluns »

Tribbo ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 23:20 Complimenti per il bellissimo ed interessantissimo saggio che ho letto con molta curiosità .... ed un certo grado di sana invidia per la bellezza della tua grafìa. Chissà quante ore di costante studio ed applicazione avrai dedicato alla calligrafia per raggiungere tale risultato
Che dire poi delle magnifiche penne mostrate nelle stupende foto artistiche, sono tutte quante dei veri e propri monumenti!

Ancora bravo e grazie della pubblicazione
Caro Tribbo, grazie a lei per le sue parole.

Quando si riferisce alla pratica della calligrafia, forse la parola “studio” è troppo, almeno nel mio caso. Mi esercito, questo sì, perché mi fa piacere giochicchiare con le mie penne, i troppi inchiostri che ho e le risme di carta, i blocchi e i quaderni e i foglioni che ho accumulato in eccesso...

Lo faccio anche, e questo conta per la mia anima, per dare un poco di senso all’avere tante cose e tanta immeritata bellezza di cui godere. Per chi si circonda di penne, la bella grafia diventa un piccolo obbligo, un piacere, una scusa, un sollievo...
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Messaggio da fufluns »

Cex71 ha scritto: sabato 1 maggio 2021, 0:15 Caro Franco,
leggere questo tuo bellissimo intervento è stato il modo migliore per iniziare il fine settimana!
Sai quanto apprezzo i tuoi interventi, e come ci piacciano molto spesso penne simili... ma credo qui non troveremo nessuno a cui non piacciano le tue meravigliose penne.
Grazie :clap:
Cesare, ho notato anch’io molte volte che ci accomuna uno stesso gusto per le forme, i colori e i modelli delle penne, e più d’una volta ho osservato con benevola invidia alcune delle tue meraviglie.
Ma ancor più, amico di penna, ci avvicina la balorda idea che una bella penna debba, soprattutto, scrivere! Questo, come ben sai, rende la ricerca più lunga e tortuosa, e più frequenti le delusioni, ma rende anche reale, ogni tanto, una penna ideale (beh, diciamo che un po’ più d’una...).
Nel mio vagabondare nel colorito mondo degli appassionati di penne, ho sempre trovato un forte sbilanciamento di discussioni verso l’estetica (molto soggettiva) e, peggio, la novità (così passeggera...) delle penne, piuttosto che sulla loro qualità come strumenti per scrivere.
La nostra chiacchierata sui pennini stilografici flessibili vuole aggiungere il suo granello di sabbia sul piatto della “funzione” nella bilancia della stilografica...
Per questo mi fa molto piacere che con la tua esperienza e la tua passione ne partecipi con noi.
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Messaggio da francoiacc »

Caro Franco, leggerti per me è sempre un piacere, e questo tuo intervento mi ha davvero colpito e fatto riflettere.
Confesso da neofita in questo campo che sei stato sempre una grandissima fonte di ispirazione per me, sono cresciuto all'ombra dei tuoi interventi ma pian piano ho iniziato a saltare da solo trovando la mia strada.
Una stilografica di per sé è uno strumento e non un oggetto da collezione, lungi da me criticare chi le colleziona o voler sollevare una polemica, ma per me non ha senso comprare una stilografica per completare una serie, io la compro perché mi piace, godo nell'usarla e nel possedere uno strumento bello, prezioso e magari esclusivo. E quale migliore uso se ne può fare di una stilografica se non creare delle belle ed armoniose pagine di scritto, in fondo molti di noi appassionati utenti è quello che desideriamo: stringere tra le dita una penna che ci piace con cui creare meravigliose pagine di piacevole scritto in bella grafia. Ed in questo i pennini con velleità calligrafiche sono quelli più desiderati ed ambiti.
In questa mia ricerca ho spaziato tra il moderno ed il vecchio (ma quando possiamo dire vecchio ? Per alcuni qualsiasi penna prodotta dal dopoguerra in poi è moderna), e la maggior parte delle penne moderne le ho date via, già perché ho questo terribile difetto: quando un oggetto non soddisfa le mie aspettative si fa le valige. Per me lo sparti acque tra vecchio e moderno moderne sono le penne post anni '80, non saprei il perché ma lo faccio coincidere con gli anni dell'informatizzazione di massa con l'avvento degli Home Computer.
Tra le moderne due pennini mi hanno colpito, uno era il soft flex montato sulla Leonardo Arco Marrone, penna attualmente tra le mani di Leonardo per la sostituzione del pennino con un nr. 8 (il 6 lo trovavo troppo piccolo esteticamente), l'altro è stato il pennino della Calligraphy provato in una boutique Monblanc poco dopo la sua uscita. Ma come vedi nessuno dei due pennini mi ha colpito al punto da reputarli irrinunciabili, avevano caratteristiche per nulla inferiori a pennini più datati e ho preferito dare importanza ad aspetti diversi, nel primo caso estetici nel secondo economici, reputando eccessivi i soldi richiesti per una 149 (ma qui entriamo nel campo dello strettamente personale).
Veniamo dunque al nocciolo della questione, quali sono i pennini flex che mi hanno colpito. Inizio subito col dire quelli che non mi hanno colpito, i pennini moderni di casa Aurora. Presi due 88 Big rebbi lunghi, ad onor del vero mai descritti come pennini flessibili, ma a detta di molti elastici e capaci di donare espressione alla grafia, ecco quel che riescono a fare comparate ad un semiflex di una vecchia 88 Nizzoli.
IMG_7462.JPG
Solo il pennino fine (rigo di mezzo) riesce a farsi notare un po', l'altro medio è piatto. E comunque la variazione di tratto richiede una buona pressione diminuendo il piacere d'uso. Trovo che i moderni pennini Aurora siano campioni di affidabilità in barba ai blasonati Giapponesi ma non hanno nulla a che vedere con un pennino flessibile e quantomeno elastico. La vecchia Nizzoli invece è un semi-flex che riesce a donare buona espressione allo scritto, infatti si nota come il pennino "torna" bene. Purtroppo però direi che questa è una conoscenza andata completamente persa negli stabilimenti torinesi di Aurora.
Per ora mi fermo qui, ma sarò ben felice di continuare con altri marchi e pennini a breve. :wave:
"E' sempre meglio vivere di rimorsi che di rimpianti"
Francesco
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Messaggio da fufluns »

piccardi ha scritto: sabato 1 maggio 2021, 0:27 Grazie per la bellissima e vastissima trattazione dell'argomento, che ho trovato davvero molto interessante (anche al di là delle meravigliose foto usate nei vari esempi).

Devo dire che mi ritrovo molto nel sottolineare che quello che davvero cerco in una stilografica con un pennino flessibile, è la gradevolezza dell'esperienza (a quella dei risultati purtroppo non riesco ad arrivarci che in minima parte) della scrittura che se ne ottiene e la soddisfazione di averli attraverso proprio una stilografica.

Mi voglio però soffermare su quello che, probabilmente per impronta culturale, è stata la cosa che mi ha stimolato di più: il metodo di misurazione [...]

Simone
Carissimo Simone, mi aspettavo un tuo intervento e sono contento che tu abbia trovato il tema stimolante. E' interessantissimo, in questo tuo commento, e ancora più in quelli tuoi che seguono (e sui quali ritornerò più avanti), come giustamente fai una distinzione essenziale tra i fattori "oggettivi" che dovremo prendere in considerazione, e come tali misurabili (ache se é difficile) e gli aspetti "soggettivi", legati in parte ai gusti e alle preferenze personali e in parte a fattori che hanno probabilmente una loro base del tutto empirica, ma che diventa difficilissimo - e forse impossibile - misurare (penso, ad esempio, alla velocità di ritorno a riposo delle ali del pennino dopo la pressione, alla "morbidezza" che precede l'inizio della divaricazione dei rebbi, che alcuni pennini hanno e li rende particolarmente "dolci", e altri invece non hanno, ecc.).

Però é certo che una minima base di oggettività ci serve per intenderci tra noi e usare non solo delle espressioni, ma un "linguaggio compartito". Ci deve consolare, credo, amico di penna, che non vi sono vite in gioco... non parliamo di un ponte su uno stretto... sono solo penne e pennini! Maturana Campos, per fare un esempio, ripete le misurazioni dieci volte e propone un risultato medio (non ricordo se scartando gli estremi), e noi possiamo scegliere qualunque metodo statistico che ci soddisfi per il risultato che cerchiamo. Già dalle tue prime misurazioni, pur con tutte le limitazioni del metodo dell'Indice di rigidezza, si possono chiaramente vedere "valori" che distinguono in modo netto pennini che tu definisci come flessibili o wet noodler, dagli altri, che solo si avvicinano a questi valori. Credo e spero che possiamo convivere con qualche imperfezione del metodo e delle misure, però avanzare un poco nel regno delle osservazioni oggettive.

In questo spazio sarebbe bello, come già hai fatto tu, introdurre anche le considerazioni più personali, le impressioni soggettive, che spesso hanno altrettanto valore delle misure per esprimere il comportamento di un pennino.

Grazie per condividere le tue preziose riflessioni.
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Messaggio da fufluns »

manuberk ha scritto: sabato 1 maggio 2021, 7:43 Grazie per il post molto interessante! A questo proposito vorrei segnalare queste pagine (in inglese) tratta dal sito di Nishimura:

https://vintagepensblog.blogspot.com/20 ... ility.html
https://vintagepensblog.blogspot.com/20 ... inued.html

Traendo spunto dall'idea di Maturana Campos, Nishimura suggerisce un metodo oggettivo per misurare la flessibilità. Riporta anche in grafico la risposta di differenti pennini a differenti pressioni, non andando però oltre i 300g ( 1000g mi sembrano un'enormità :shock: ).
Gentilissimo manuberk, grazie per questo intervento! Non conoscevo gli "sviluppi" del metodo Maturana Campos, che ho trovato interessantissimi.

Non sono sicuro di aver capito come sia fatta la "macchina" di Nishimura, ma personalmente non credo sia necessario per noi arrivare a tali estremi di precisione nella misura. Vi é poi un tema "metodologico" che mi lascia un poco perplesso, rispetto quello di Maturana Campos. In quest'ultimo, la divaricazione dei rebbi é misurata indipendentemente dalla gradazione della punta: le ali di un extra-fine, o un di largo, devono aprirsi entrambe esattamente di 1 mm, e a quel punto se ne misura la pressione.Il metodo di Nishimura mi sembra invece dipendente dalla gradazione del pennino, che entra in gioco nella misurazione della sua flessibilitá.

Recentemente Fritz Schimpf ha proposto un nuovo pennino italico flessibile per la 149, realizzato in collaborazione con i tecnici di Montblanc che hanno sviluppato il pennino Calligraphy; immagino che questo richieda, per aprire i suoi rebbi di 1 mm - rebbi che rilasciano ovviamente un tratto molto più largo di quello del Calligraphy -, la stessa pressione richiesta da quest'ultimo.

Nei grafici che Nishimura allega al suo secondo intervento, é palese notare come un pennino Esterbrook 788 e uno Waterman 32A, per esempio, debbano avere una flessibilità piuttosto diversa, giacché entrambi raggiungono uno spessore del tratto sotto la massima pressione di 1,2 mm, ma il secondo ha un tratto di base che é il doppio del primo.

Sono temi affascinanti...
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Messaggio da fufluns »

piccardi ha scritto: sabato 1 maggio 2021, 12:19 [...]
Allego i risultati delle prove improvvisate fatte ieri sera (e fotografate stamattina). Niente di paragonabile in termini di precisione al meccanismo di David, ma il concetto è lo stesso, se mai troverò il tempo di costruire un apparecchio come quello di David, proseguirò.

[...]

Usando dei post-it (il lato "colloso" è fondamentale per tener fermo il foglietto) e cercando di mantenere la penna inclinata a 45 con pressione costante durante la tracciatura della riga (circa...). Per questo la pressione è indicata molto approssimativamente (in grammi) sotto ciascuna riga, tenerla esattamente costante a mano infatti (almeno per me) è praticamente impossibile, per quello ci vuole un attrezzo analogo a quello di David.

Questo già rende meglio l'idea della differenza che c'è fra un wet-noodle ed un flessibile o un demiflex.

Simone
Fatto salvo quanto commentavo sopra, Simone, che per capire il vero "comportamento" di un pennino con il metodo Nishimura il confronto andrebbe fatto tra penne che hanno la stessa gradazione della punta, ancora una volta mi sembra che le tue misurazioni colpiscano nel segno. Le misure registrate offrono un'idea piuttosto veritiera della flessibilità dei pennini montati sulle tuie penne.

L'idea del "post-it" é geniale: é una cosa facilissima da reperire, e che rende i confronti realizzati da differenti utenti molto più comparabili tra loro.

Una volta uniformata la variabile "carta", credo anche che tu abbia ragione quanto all'inchiostro, che potrebbe avere una incidenza rilevante sulla misura del tratto. Hai un'idea di un inchiostro facile da trovare (e speriamo non costoso) che possiamo utilizzare sul "banco di prova"?
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Phrancesco ha scritto: sabato 1 maggio 2021, 12:49 Seguo con interesse questa appassionante conversazione.
Davvero appassionante, Phrancesco!
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Messaggio da fufluns »

maylota ha scritto: sabato 1 maggio 2021, 12:51 Scusate l'intromissione "del dilettante", ma ho provato anche io, con una bilancia da cucina. Non ho scritto perchè per scrivere devo appoggiare la mano e il peso diventa confuso. Ma ho verificato la pressione che devo applicare per fare aprire i rebbi in modo simile a come si aprono scrivendo.
250gr con una Conway Stewart semi flex e 350 con una Omas 555/s.
Non credo voglia dire molto, ma se sviluppaste un sistema di calcolo più preciso sarei molto interessato a leggervi.

PS Mia moglie mi ha visto scrivere sulla bilancia: ha detto "quel che è troppo è troppo". Se non la pianti con le penne ti faccio ricoverare. :(
maylota, il suo intervento - o meglio, quello di sua moglie - vince il premio del più spiritoso tra quelli che ho letto negli ultimi tempi. "Mi ha visto scrivere sulla bilancia...", ha ha ha ha!

Può essere che la misura non sia perfetta, ma il divario tra i due valori suggerisce evidentemente che il semi-flex della Conway Stewart sia più flex di quello della OMAS 555/s...

Questo non dice nulla quanto al pennino con il quale lei preferisce scrivere, per le ragioni che lei considera, ma ci permette di prescinderne.
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Messaggio da fufluns »

piccardi ha scritto: sabato 1 maggio 2021, 16:27 [...] Ma occorre comunque tenere presente che questo indice è comunque una indicazione parziale. Come Franco ha spiegato in maniera chiarissima conta moltissimo anche quanto è fine il tratto di partenza, un extrafine può essere meno flessibile, ma dare un risultato più appagante, specie se come nel mio caso si scrive abbastanza piccolo, di un fine più flessibile.

Nella serie di esempi precedenti anche se il wet-noodle della anomina con pennino Para ha delle prestazioni fantastiche, alla fine la penna con cui provo più soddisfazione, nella scrittura ordinaria, è la Wahl Eversharp Signature Slim, che richiede meno attenzione nella scrittura. La cosa dipende probabilmente anche dal fatto che non ho capacità calligrafiche sufficienti a controllare al meglio la flessibilità straordinaria che ha quel pennino, e mi risulta più facile gestire le linee sottili con la Wahl.

Simone
Capitolo 2: "De subjectivitate".

Ovviamente, qui non abbiano misure possibile, Simone, ma sono esattamente queste riflessioni e queste impressioni quelle necessarie a complementare i valori "oggettivi" misurati con gli strumentari disponibili.

In particolare, questo tuo intervento introduce chiaramente due "valori soggettivi" che anch'io ritengo essenziali per capire il comportamento dei pennini e, alla fine scegliere quello più adatto a noi e all'uso che vogliamo farne:
1) la dimensione della scrittura, o quella del rigo.
2) non sempre il pennino più flessibile é anche il più adatto...
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Messaggio da maylota »

fufluns ha scritto: domenica 2 maggio 2021, 0:34
Può essere che la misura non sia perfetta, ma il divario tra i due valori suggerisce evidentemente che il semi-flex della Conway Stewart sia più flex di quello della OMAS 555/s...
Tenderei a concordare, se non fosse che...per me non è del tutto vero!
Mi spiego meglio: quando scrivo su un foglio in condizioni normali, il pennino della Omas (350gr) mi dà più variazioni di linea di quello della Conway Stewart (250gr). E' assolutamente contro-intuitivo, lo so e non riesco a darmi una spiegazione.
E' come se quello che conti non sia la forza che devo metterci, ma quanto il pennino si allarga e si stringa e quanto velocemente lo faccia.

Io non sono palesemente un calligrafo. Ma se un pennino non ritorna velocemente in posizione "chiusa", può anche essere superflessibile ma io non avrò mai una gran differenza di tratto. Come se la "geometria" del pennino fosse importante tanto quanto la pura "pressione" che va applicata?

PS: Liberissimi di dirmi che io i flessibili non li so usare: è vero. :D
Venceremos.
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Messaggio da piccardi »

maylota ha scritto: domenica 2 maggio 2021, 1:22 Mi spiego meglio: quando scrivo su un foglio in condizioni normali, il pennino della Omas (350gr) mi dà più variazioni di linea di quello della Conway Stewart (250gr). E' assolutamente contro-intuitivo, lo so e non riesco a darmi una spiegazione.
E' come se quello che conti non sia la forza che devo metterci, ma quanto il pennino si allarga e si stringa e quanto velocemente lo faccia.
La pressione con cui si scrive è molto personale, come è variabile la risposta nel ritorno dei pennini. La flessibilità si può misurare, ma la capacità di fornire una buona variazione di tratto dipende da troppe variabili, fra cui la principale è la modalità di scrittura di una persona. Se si è abituati a premere molto (facendo le prove pubblicate sopra ho realizzato che per me 350 è eccessivo e 250 molto) è possibile che ci sia più variazione di tratto nel caso che citi, perché alla fine il punto di partenza della pressione con una penna più flessibile può essere più alto, e quindi con meno escursione.

Inoltre, a parte l'ovvia differenza che ci può essere nella finezza di base del pennino, la risposta nella larghezza della scrittura al variare della pressione non è necessariamente lineare, iniziano ad entrare in questione pure la quantità di inchiostro che si riesce ad erogare. Ad esempio un pennino è più "bagnato" emette più inchiostro e fa righe più spesse anche se premuto meno.

Come diceva Franco, si può e si deve cercare di trovare delle indicazioni più oggettive possibili, ma la scrittura è comunque una attività molto personale, e bisogna anche essere consapevoli che quelle che si possono dare con quelle misure sono solo, appunto, indicazioni.

Ma non sottovalutiamole neanche, perché ci sono fin troppe penne date per flessibili, che lo sono solo se premi come un dannato (e sopra i 250 per me è premere come un dannato), e che se mi venissero indicate come tali qualificherei immediatamente come presa in giro (o esagerazione pubblicitaria).

Inoltre un pennino molto flessibile (un wet noodle) non è detto affatto sia semplice o comodo a usare. Quello che ho mostrato richiede attenzione, anche con una mano leggera. E conta pure l'impugnabilità delle penne.

Comunque per completare l'escursus sulle delle misure di ieri, pubblico una foto delle "misurate", nello stesso ordine usato nella pubblicazione:
Comparativa pennini flessibili
Comparativa pennini flessibili

Dall'alto in basso:
  • Doric 1a serie media Flexible: flex
  • Wahl Signature Flexible: flex
  • Deco Band Gold Seal Flexible: demiflex
  • Aurora 88 Flessibile: demiflex
  • Anonima pennino "Para": wet noodle
  • Pilot Justus 95 alla massima morbidezza: molleggiato
  • Omas 556/S: demiflex
Questo è un forum in italiano, per pietà evitiamo certi obbrobri linguistici:
viewtopic.php?f=19&t=3123
e per aiutare chi non trova un termine:
viewtopic.php?f=19&t=1758
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Messaggio da alfredop »

Una alternativa per ottenere una misura oggettiva potrebbe essere quella di standardizzare carta ed inchiostro (ad esempio Rhodia e Pelikan Black) e considerare il rapporto tra il tratto (una linea verticale) quando si scrive senza pressione e quando si scrive con una pressione standardizzata (200g dovrebbe essere un buon valore).

Alfredo
Ovviamente uso il termine pressione in modo improprio, visto che quello che si misura è una forza.
“Andare all’inferno è facile . C’è una scala. Scendi il primo gradino. Poi scendi il secondo. Poi scivoli." (Leo Ortolani, Rat-Man n. 91)
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Il mio inchiostro preferito: tutti basta cambiarli spesso
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Messaggio da Vigj »

grazie! articolo meraviglioso
sono un amante del pennino flex anche io ma con ahimè strumenti ben meno rinomati

Tanta invidia
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