Resina di cotone e inchiostri aggressivi

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ricart
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Messaggio da ricart »

Dal web e da me un po' di storia:

"La viscosa è una fibra tessile artificiale di origine naturale, prodotta a partire dalla cellulosa del legno o di altre piante, che viene trasformata attraverso un processo chimico in un filato morbido, leggero e traspirante, simile alla seta. Viene utilizzata per produrre abbigliamento estivo, capi leggeri e intimo grazie alla sua consistenza setosa e alla capacità di assorbire i colori. Per la sua produzione si impiegano sostanze chimiche, ma esistono processi e certificazioni che la rendono un'alternativa più ecologica, grazie alla sua origine vegetale e biodegradabile"

Torviscosa è nata negli anni Trenta come città aziendale voluta dalla SNIA Viscosa, che vi impiantò uno stabilimento per la produzione di cellulosa. La costruzione iniziò nel 1937, su una zona paludosa bonificata, e culminò con l'inaugurazione dello stabilimento nel 1938 alla presenza di Mussolini. L'architettura, ispirata alle città di fondazione fasciste e alla visione metafisica di De Chirico, rifletteva l'ideologia del regime, che legava industria e agricoltura. Nel 1940, la località prese il nome di Torviscosa, sintesi del vecchio toponimo Torre di Zuino e del nome della società.

Contesto e fondazione
Anni '30: In pieno regime fascista, in un clima di autarchia.
SNIA Viscosa: La grande azienda italiana di tessili artificiali aveva bisogno di un luogo per produrre cellulosa da materie prime nazionali.
Luogo: L'area scelta fu la Bassa Friulana, nei pressi del borgo rurale di Torre di Zuino, un'area paludosa da bonificare.

Costruzione e caratteristiche
Inizio lavori: Fine del 1937.
Architetto: Giuseppe De Min.
Velocità: Lo stabilimento fu inaugurato nel settembre 1938, in tempi record.
Città aziendale: Accanto allo stabilimento, furono costruiti edifici per la vita civile e la produzione, organizzati per categorie professionali.
Stili architettonici: Ispirati al regime e alla visione metafisica di De Chirico.
Origine del nome: "Torviscosa" deriva dal vecchio toponimo "Torre di Zuino" e dalla parola "viscosa", legata alla SNIA Viscosa.
Comune autonomo: Nel 1940, Torre di Zuino divenne il nuovo comune di Torviscosa.
Parco Pubblico di Torviscosa - Patrimonio Culturale FVG
Torviscosa fu inaugurata il 21 settembre 1938 da Mussolini la città fu realizzata per volontà della SNIA Viscosa.

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Messaggio da sansenri »

ricart ha scritto: lunedì 22 settembre 2025, 1:00 Dal web e da me un po' di storia:

"La viscosa è una fibra tessile artificiale di origine naturale, prodotta a partire dalla cellulosa del legno o di altre piante, che viene trasformata attraverso un processo chimico in un filato morbido, leggero e traspirante, simile alla seta. Viene utilizzata per produrre abbigliamento estivo, capi leggeri e intimo grazie alla sua consistenza setosa e alla capacità di assorbire i colori. Per la sua produzione si impiegano sostanze chimiche, ma esistono processi e certificazioni che la rendono un'alternativa più ecologica, grazie alla sua origine vegetale e biodegradabile"

Torviscosa è nata negli anni Trenta come città aziendale voluta dalla SNIA Viscosa, che vi impiantò uno stabilimento per la produzione di cellulosa. La costruzione iniziò nel 1937, su una zona paludosa bonificata, e culminò con l'inaugurazione dello stabilimento nel 1938 alla presenza di Mussolini. L'architettura, ispirata alle città di fondazione fasciste e alla visione metafisica di De Chirico, rifletteva l'ideologia del regime, che legava industria e agricoltura. Nel 1940, la località prese il nome di Torviscosa, sintesi del vecchio toponimo Torre di Zuino e del nome della società.

Contesto e fondazione
Anni '30: In pieno regime fascista, in un clima di autarchia.
SNIA Viscosa: La grande azienda italiana di tessili artificiali aveva bisogno di un luogo per produrre cellulosa da materie prime nazionali.
Luogo: L'area scelta fu la Bassa Friulana, nei pressi del borgo rurale di Torre di Zuino, un'area paludosa da bonificare.

Costruzione e caratteristiche
Inizio lavori: Fine del 1937.
Architetto: Giuseppe De Min.
Velocità: Lo stabilimento fu inaugurato nel settembre 1938, in tempi record.
Città aziendale: Accanto allo stabilimento, furono costruiti edifici per la vita civile e la produzione, organizzati per categorie professionali.
Stili architettonici: Ispirati al regime e alla visione metafisica di De Chirico.
Origine del nome: "Torviscosa" deriva dal vecchio toponimo "Torre di Zuino" e dalla parola "viscosa", legata alla SNIA Viscosa.
Comune autonomo: Nel 1940, Torre di Zuino divenne il nuovo comune di Torviscosa.
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perfetto, però quello che non è chiaro è che anche se il materiale di partenza è una fibra naturale, e il materiale finale è una fibra setosa, durante il processo produttivo (chimico) le fibre originali vengono praticamente distrutte e poi ricreate per estrusione.

"La produzione di rayon viscosa
La materia prima è la cellulosa: questa viene ricavata principalmente dal legno degli alberi, ma anche da altre fonti, come ad esempio i cascami del cotone, dalla paglia, dal bambù e, più in generale, da qualsiasi scarto vegetale.

L'industria produttrice di viscosa riceve la cellulosa in fogli: tali fogli devono essere trattati con un'immersione in soda caustica, e con una successiva pressatura per eliminare l'agente chimico. In seguito, i grandi fogli di cellulosa vengono accuratamente sbriciolati; tutti i frammenti vengono sottoposti al trattamento di "maturazione", che consiste in un'esposizione all'ossigeno per circa 60 ore, ad una temperatura controllata e costante di 18 gradi. Finita la maturazione, la polvere di cellulosa viene fatta macerare in una soluzione di solfuro di carbonio, e in seguito nuovamente tuffata in un bagno di soda caustica. Il prodotto finale è un liquido color miele, altamente viscoso (da cui il nome "viscosa"). Questa sostanza viene in seguito sottoposta a un trattamento noto come estrusione: tramite il passaggio ad alta pressione in sottilissimi ugelli, la viscosa può essere trasformata in morbidi filati. I lunghi fili verranno, infine, coagulati grazie a un bagno in acido solforico, ed essiccati con getti d'aria calda.
Una volta pronti i fili, sarà possibile passare alla fase della tessitura."

https://www.filtrading.it/it/rayon-viscosa
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Messaggio da rizzi83 »

maylota ha scritto: domenica 21 settembre 2025, 18:06 Ma gli ottimi Noodler's hanno anche tanti e tali additivi che su una penna "delicata" ci penserei MOLTO a lungo prima di rischiare...
La mia personale esperienza con i Noodler’s (limitata a El Lawrence, x-feather blue, bulletproof black e i due Black Swan) è del tutto positiva: non ho mai avuto problemi a pulire una penna, anzi li trovo molto meno rognosi del 4001 blu-black, per dirne uno. Anche dalle mani si lavano facilmente.
Anche la 360 è stata costantemente caricata per circa un anno con un intruglio fatto di x-feather blue e bulletproof black e a dire la verità è tra le “benzine” che hanno dato meno problemi. Forse conviene tornare a quello…
Invece per esempio il Taccia Ruri funzionava bene ma dopo una settimana a bagno ancora usciva acqua marcatamente blu.

Ora questa cosa del pH mi lascia un po’ perplesso... Gli orientali sono tutti basici; i classiconi (4001 e R&K per fare due nomi) ballano allegramente tra i due estremi a seconda del colore; eppure tutti sono tradizionalmente considerati supersicuri. Di molti inchiostri non abbiamo la più pallida idea di che pH abbiano, e in realtà anche su quali siano i limiti di sicurezza sappiamo poco. I Noodler’s sono neutri però hanno gli additivi, i ferrogallici sono acidi ma forse troppo… cosa bisogna metterci in queste penne di resina vegetale?! :o

Comincio a pensare che sia una paranoia alimentata dalla mia paura che la “penna del cuore” mi si disintegri…
Invece con le vecchiette in celluloide e in ebanite io mi faccio pochi problemi: le riempio sempre di ferrogallico perché prima degli anni ‘50 fondamentalmente si usavano quasi solo quelli e sono convinto che, se sono sopravvissute a decenni di intrugli ben più aggressivi (a volte finivano per fare un buco nel foglio) il Salix gli faccia il solletico…
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Messaggio da maylota »

rizzi83 ha scritto: mercoledì 24 settembre 2025, 0:07 La mia personale esperienza con i Noodler’s (limitata a El Lawrence, x-feather blue, bulletproof black e i due Black Swan) è del tutto positivaI
Anch'io odio le paranoie ma il Noodler's bulletproof black che citi agisce proprio legandosi alla cellulosa (è scritto qui: https://noodlersink.com/about-us/noodle ... ification/), ed io io nel dubbio - fra tutti gli inchiostri del mondo - forse l'ultimo che metterei in una penna in acetato di cellulosa è un inchiostro che si lega alla cellulosa... (poi magari fa solo una macchia indelebile in eterno, ma chi lo sa?)

Il lato positivo è che di penne in acetato con inchiostro a contatto diretto col fusto in giro in fondo ce ne sono poche :D
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Messaggio da ricart »

sempre dal web:
"A Torviscosa si coltivava la canna gentile (o canna di Provenza), una pianta utilizzata principalmente per la produzione di cellulosa e fibre vegetali da destinare all'industria chimica e tessile. Questa coltura ha rappresentato una delle principali attività agricole che hanno caratterizzato il territorio, soprattutto per l'azienda SNIA Viscosa che fondò Torviscosa nel 1937 per la sua lavorazione".

L'azienda di Torre di Zuino, del gruppo Snia Viscosa, si chiamava "S.A.I.C.I." -Società Agricola Industriale per la Cellulosa Italiana.

:wave:
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Messaggio da rizzi83 »

maylota ha scritto: mercoledì 24 settembre 2025, 0:42 Anch'io odio le paranoie ma il Noodler's bulletproof black che citi agisce proprio legandosi alla cellulosa
Non sono un chimico, ma immaginerei che più o meno qualsiasi inchiostro indelebile non a base di pigmenti debba la sua resistenza a una qualche interazione con la cellulosa, cominciando dai classici ferrogallici la cui indelebilità è dovuta ad un’azione di ossidazione abbastanza aggressiva, tanto che a volte alcune formulazioni causavano (nel corso di decenni) danni notevoli al supporto…
Poi che interagiscano con le fibre di cellulosa della carta non significa necessariamente che possano danneggiare una plastica a base di cellulosa. Pure la celluloide lo è, ma non avrebbe mai avuto successo come materiale per le penne, in un’epoca in cui la maggior parte degli inchiostri erano ferrogallici, se fosse stata suscettibile agli effetti di questo tipo di inchiostro. Poi ovviamente ogni tipo di plastica diversa, e forse ogni colore, formulazione, produzione e anche ogni diverso inchiostro possono avere caratteristiche diverse…
…il che è esattamente il problema: come si fa a sapere cosa dar da bere a una resina notoriamente delicata come la resina di cotone Omas anni ‘90?
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Messaggio da maylota »

rizzi83 ha scritto: mercoledì 24 settembre 2025, 7:04
maylota ha scritto: mercoledì 24 settembre 2025, 0:42 Anch'io odio le paranoie ma il Noodler's bulletproof black che citi agisce proprio legandosi alla cellulosa
Non sono un chimico, ma immaginerei che più o meno qualsiasi inchiostro indelebile non a base di pigmenti debba la sua resistenza a una qualche interazione con la cellulosa,
Nemmeno io sono un chimico e poi "cellulosa" e "acetato di cellulosa" hanno due nomi diversi, quindi magari ci azzeccano meno di quel che sembra quando li metti a bagno in un inchiostro bulletproof. Però Noodler's afferma che a differenza di altri "permanenti" è inattaccabile dalla candeggina, che è fortemente basica e qui si torna al Ph. :crazy: A me nel lontano 2010 uccise una camicia cui tenevo molto, da allora ho con Noodler's un rapporto di amore e odio (che non mi evita di averne più di una decina....)

Se la redidiva Omas volesse veramente mettersi a produrre di nuovo penne in resina di cotone (e visto che sembra che adesso ripari le vecchie), ci vedo una opportunità di marketing in fare qualche test e commercializzare qualche inchiostro esistente "sicuro" a suo nome per togliere il dubbio su cosa metterci dentro nelle sue penne?
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Messaggio da rizzi83 »

Scusate, doppio…
Ultima modifica di rizzi83 il mercoledì 24 settembre 2025, 11:09, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da rizzi83 »

maylota ha scritto: mercoledì 24 settembre 2025, 8:25 :crazy: A me nel lontano 2010 uccise una camicia cui tenevo molto,
Che al cotone si attacchi come la peste, e non se ne vada neanche con la candeggina, te lo posso confermare pure io :lol:
Ma lo stesso vale (sempre per esperienza) anche per indelebili a nanopigmenti come i R&K Document Ink…

Comunque anch’io trovo strano che ancora nessuno, a livello di marketing, si sia messo a pubblicizzare una linea di inchiostri con le caratteristiche adatte alle penne più delicate. Come mi pare strano, considerate la rilevanza (?) e la variabilità (!) del pH dei vari intrugli che ci vendono, che il dato non venga dichiarato dai produttori.
Poi mi rimane sempre il dubbio che tutto ciò possa essere una paranoia, soprattutto dopo aver scoperto che diversi inchiostri tradizionalmente considerati “bonaccioni” sono tutt’altro che neutri o leggermente acidi…
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Messaggio da Esme »

Ocio a cosa si intende con paciosi e simpatici. :)

Più che altro ci si riferisce a due caratteristiche:
- buona adattabilità un po' a tutti i gruppi scrittura
- pulizia facile e veloce anche quando si secca nella penna


In realtà il problema dell'aggressivitá sulle penne non è nuovo.
Waterman-Jif ne aveva fatto un cavallo di battaglia nel primo dopoguerra: nelle pubblicità si sottolineava come la formulazione dei loro inchiostri fosse sicura per i pennini in acciaio, per i sacchetti in lattice e per la plastica dei serbatoi, specificando che non creava problemi alle parti trasparenti.
Evidentemente qualche inconveniente c'era stato.
E anche Parker, come già ricordato, aveva dovuto riformulare il suo "Parker 51", che danneggiava il lattice e la celluloide.
Per cui farsi delle domande in tal senso non è così peregrino.
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Messaggio da rizzi83 »

Esme ha scritto: giovedì 25 settembre 2025, 1:33 Waterman-Jif ne aveva fatto un cavallo di battaglia nel primo dopoguerra: nelle pubblicità si sottolineava come la formulazione dei loro inchiostri fosse sicura per i pennini in acciaio, per i sacchetti in lattice e per la plastica dei serbatoi, specificando che non creava problemi alle parti trasparenti.
Evidentemente qualche inconveniente c'era stato.
A maggior ragione mi pare strano che oggi nessuno la cavalchi, e più ancora che sia così difficile capire che inchiostro mettere in questa benedetta resina di cotone.
Praticamente chiunque ti dice che col 4001 royal blu stai in una botte di ferro e che pure col blu-black non ci sono problemi… poi scopri (se le tabelle pubblicate sopra sono affidabili) che il royal ha un pH 3 quindi praticamente al limite per l’acetato, limite che il blu-nero supera allegramente… ma penserei che se questi inchiostri diffusissimi e reputati sicuri si mangiassero le penne lo sapremmo, no?
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Messaggio da maylota »

rizzi83 ha scritto: giovedì 25 settembre 2025, 13:32 ma penserei che se questi inchiostri diffusissimi e reputati sicuri si mangiassero le penne lo sapremmo, no?
Non so che dire. E' vero che parliamo di poche penne (non sono molte le penne in resina di cotone/acetato, a pistone e con inchiostro a contatto diretto nel fusto), ma è anche vero che io ho messo parti di un sacchetto in gomma per penne a levetta a bagno nell'iroshizuku (basico) e dopo un mese ho visto chiari segni di degrado. E del fatto che è meglio lasciar perdere gli inchiostri giapponesi nelle penne a sacchetto, ogni tanto lo si legge ma non è che ci sia tanta paranoia in giro...
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Messaggio da Esme »

rizzi83 ha scritto: giovedì 25 settembre 2025, 13:32 mi pare strano che oggi nessuno la cavalchi
All'epoca le penne in celluloide trasparente, le penne con sacchetto e i pennini in acciaio di non altissima qualità erano ancora all'ordine del giorno.
Poi sono subentrate le penne in resina stampata, i sistemi di carica a cartuccia di polietilene e i pennini di acciai migliori, per cui il problema inchiostro è diventato molto meno rilevante.

Come ha detto maylota, tolte le penne vintage sono ben poche le penne moderne per cui ci si debba preoccupare.
Quello che interessa è che l'inchiostro abbia caratteristiche meccaniche adatte al gruppo scrittura, e in questo il pelikan royal blu è un campione di adattabilità.
Del pH ce se ne cura solo in casi limitati e particolari, perché non è un problema per la stragrande maggioranza delle penne moderne.

Non so se riesco a spiegarmi: quando si suggeriscono inchiostri passpartout, in genere ci si riferisce all'affidabilitá in scrittura, non a quella chimica.
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Messaggio da rizzi83 »

Certo, ho capito il discorso… però generalmente i 4001 vengono anche consigliati in quanto sicuri, facili da pulire ecc… anche se ciò non corrisponde molto alla mia esperienza, o almeno non sempre:
- il turchese mi sembra effettivamente un colore non problematico
- il blu-nero è il verde, invece, trovo che abbiano una spiccata tendenza a seccare nella penna e siano tutt’altro che facili da pulire
- tutti e tre macchiano le mani in modo tremendo… onestamente i Noodler’s indelebili li trovo molto più facili da rimuovere sia dalla pelle che dalle penne
- il royal non voglio neanche vederlo, ho usato una vita le cartucce nelle Pelikan scolastiche e mi viene la nausea solo a pensarci :wtf:

In realtà le penne moderne a me interessano poco assai…
Nelle penne vintage che ho (un paio di Lucens e un paio a sacchetto) metto quasi sempre inchiostro ferrogallico: perché funziona meglio e ritengo che non dovrebbe dare problemi con celluloide, sacchetti ed ebanite, posto che erano gli inchiostri più diffusi all’epoca. Poi magari sbaglio…
Rimane questa 360 in cui non so cosa infilarci :roll:
Credo che proverò col Diamine Oxford, che parrebbe avere il pH giusto; però mi dispiace per il Pilot blu-nero, che sembrava funzionasse bene ma ha un pH elevato, per il Leonardo blu-nero che mi piace molto come colore ma le cui caratteristiche chimiche sono ignote, e per tutti i blu e blu-neri che per oscuri motivi sembrano essere sempre o molto acidi o basici…
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rizzi83 ha scritto: sabato 27 settembre 2025, 10:45 il royal non voglio neanche vederlo, ho usato una vita le cartucce nelle Pelikan scolastiche e mi viene la nausea solo a pensarci :wtf:
Questo è il vero problema del blu Pelikan! :)
Anch'io lo uso pochissimo, ma apprezzo molto quando è stato usato in una penna da recuperare.
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