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29 novembre 2025 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
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In questa sezione si possono affrontare gli argomenti più vari NON attinenti il mondo delle penne e della scrittura, ma soltanto quelli. Tutto quello che riguarda le stilografiche e gli altri argomenti del forum per cui esistono delle sezioni specifiche del forum NON deve essere inserito in questa sezione. Fa eccezione l'argomento "Il mio ultimo acquisto" in in cui è consentito citare l'ultimo acquisto di una stilografica (nelle modalità indicate qui).
Interventi non rispondenti a questi criteri verranno bloccati e l'utente sanzionato con un ban di una settimana.
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La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
Non so se un argomento del genere si può aprire. Non frequento molti forum italiani perchè sono sempre particolari, diciamo.
Mi allaccio ad una delle firme di Simone, quella riguardante gli obbrobri linguistici.
E' una cosa insopportabile. Anglicismi a tutto spiano usati poi da persone che in inglese non sanno dire neanche i numeri.
Location, brand, bokeh (che è giapponese), e così via.
Mi è capitato tempo fà di scambiare un paio di frasi con una capetta di un ristorante che parlava di "cambiare brand". Io ho risposto:"cosa? Marchio"
Quando ha risposto che brand è più veloce, per la società di oggi che è veloce ho risposto pronunciando "marchio, brand, ci metti lo stesso tempo a pronunciarli".
Purtroppo è la sotto cultura imperante che dilaga, anche grazie all'informatica: computer, telefoni, ecc.
Se pensate che il governo di "prima gli italiani" ha introdotto una legge che prevede multe per chi nella pubblica amministrazione usa parole straniere. Si, il ministero della Cultura e del "MADE IN ITALY".
Presa per...
L'inglese consta di circa 8 mila vocaboli, l'italiano 13 mila.
Il problema è che l'ignoranza linguistica dilaga anche nell'italiano stesso.
"Piuttosto" usato al posto di "anzichè", la "barra" (due BARRA tre volte). Addirittura ora usano anche pronunciare l'anno come i sottoculturati angloamericani, ossia venti venticinque anzichè duemila venticinque.
La sparizione della lingua italiana fà il paio con la sparizione dell'italia con la svendita di tutto.
Personalmente sarei anche per il ripristino degli accenti. Tanto di cappello ai francesi che è vero distorcono anche i nomi, ma conservano la loro lingua.
Mi allaccio ad una delle firme di Simone, quella riguardante gli obbrobri linguistici.
E' una cosa insopportabile. Anglicismi a tutto spiano usati poi da persone che in inglese non sanno dire neanche i numeri.
Location, brand, bokeh (che è giapponese), e così via.
Mi è capitato tempo fà di scambiare un paio di frasi con una capetta di un ristorante che parlava di "cambiare brand". Io ho risposto:"cosa? Marchio"
Quando ha risposto che brand è più veloce, per la società di oggi che è veloce ho risposto pronunciando "marchio, brand, ci metti lo stesso tempo a pronunciarli".
Purtroppo è la sotto cultura imperante che dilaga, anche grazie all'informatica: computer, telefoni, ecc.
Se pensate che il governo di "prima gli italiani" ha introdotto una legge che prevede multe per chi nella pubblica amministrazione usa parole straniere. Si, il ministero della Cultura e del "MADE IN ITALY".
Presa per...
L'inglese consta di circa 8 mila vocaboli, l'italiano 13 mila.
Il problema è che l'ignoranza linguistica dilaga anche nell'italiano stesso.
"Piuttosto" usato al posto di "anzichè", la "barra" (due BARRA tre volte). Addirittura ora usano anche pronunciare l'anno come i sottoculturati angloamericani, ossia venti venticinque anzichè duemila venticinque.
La sparizione della lingua italiana fà il paio con la sparizione dell'italia con la svendita di tutto.
Personalmente sarei anche per il ripristino degli accenti. Tanto di cappello ai francesi che è vero distorcono anche i nomi, ma conservano la loro lingua.
- Ottorino
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La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
Agli accenti son contrario. Quando li spiegavano avevo gli orecchioni e non ho mai recuperato. Non collego il suono all'inclinazione del segno.
PS
Siamo su un sito, che a dispetto dell'italiano, si chiama "fountainpen. It"
PS
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C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
Sull’argomento meglio che sto zitto altrimenti mi bannano 
Io la penso come Andrea Gritti, doge veneziano quando Venezia era importante, che al suo ambasciatore presso il sultano che gli chiedeva in che lingua gli dovesse parlare rispose:”sei veneziano parla in veneziano” intendendo che Venezia era talmente importante che era il sultano a doversi preoccupare.
Io la penso come Andrea Gritti, doge veneziano quando Venezia era importante, che al suo ambasciatore presso il sultano che gli chiedeva in che lingua gli dovesse parlare rispose:”sei veneziano parla in veneziano” intendendo che Venezia era talmente importante che era il sultano a doversi preoccupare.
Cesare Augusto
La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
Com'è il proverbio, l'erba del vicino è sempre più verde?
Le lingue si evolvono naturalmente, anche la grammatica e l'ortografia mutano nel tempo. Sono decenni che i luminari della Academie Française cercano di portare avanti una riforma della lingua francese ma si scontrano con il popolino che non ne vuole sapere e che ragiona come un fottuto talebano. Il francese del cinquecento /seicento era così quindi quello del ventunesimo secolo dev'essere uguale.
Riforma dell'ortografia? Giammai, meglio tenerci tutte le idiosincrasie del cinquecento /seicento.
L'italiano non è una lingua morta, si evolve come tutte le lingue. Semmai il problema è che le classi dirigenti, gli intellettuali e non per ultimo i giornalisti invece di usare il richissimo lessico dell'italiano usano parole straniere anche dove non c'è ne sarebbe bisogno. Inoltre l'italiano per la sua struttura non potrà mai essere così conciso come l'inglese. Adottare parole straniere non è mica un difetto, tutte le lingue hanno assorbito termini stranieri nel corso dei secoli.
La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
Io non sono contrario agli accenti sopratutto in lingue (come l'italiano) dove molte parole scritte allo stesso modo hanno diversi significati perché si pronunciano diversamente. Gli accenti servono in tal senso. Cosa sarà mai un piccolo accento grave e un piccolo accento acuto?
- Phrancesco
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lleo ha scritto: è capitato tempo fà
Mi spiace ma in un messaggio come questo certe cose sono inammissibili...lleo ha scritto: fà il paio con
Francesco
--
"Pronto, Santì? So Bons, a cuanto la fate la Libra ar chilo? Eh? Manco penniente, ce ddovete venì 'ncontro, che semo n'a roba attipo ducento! La Libra po esse fero e po esse piuma, oggi la famo piuma. Te ssaluto Santì"
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"Pronto, Santì? So Bons, a cuanto la fate la Libra ar chilo? Eh? Manco penniente, ce ddovete venì 'ncontro, che semo n'a roba attipo ducento! La Libra po esse fero e po esse piuma, oggi la famo piuma. Te ssaluto Santì"
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Con me si sfonda una porta aperta sul rispetto della lingua italiana. Da amante della classicità e della letteratura italiana aborro gli anglismi, anche se qualcuno finisco a usarlo pure io purtroppo. Nel linguaggio comune certe cose sono molto radicate (pensare all'uso di "dispositivo" anziché "apparecchio" per indicare telefono, computer... anche lo stesso "computer" è un anglismo, ma chi usa l'italiano "calcolatore"?)
Sono d'accordo con Roland, il problema nasce dalle classi dirigenti, che poi tutti seguono a ruota, anche cosiddetti "intellettuali", che io non considero degni di tale nome qualora si asservano alla cultura dominante e si lascino derubare della parola, il loro più grande tesoro e strumento per incidere sulla società.
Per parte mia, quello che ritengo di poter fare è usare un italiano quanto possibile non "contaminato", anche se è dura in certi settori come quello della tecnologia... Persino nelle nostre amate penne, mi viene più naturale dire "clip" anziché "fermaglio". Si tratta di una lotta quotidiana innanzitutto con me stesso, contro la pigrizia di non trovare parole più ricche e adeguate. Non è nazionalismo, è amore per la cultura e per il pensiero, cosa che richiede i suoi sacrifici.
P.S. vorrei sapere chi usa 惚け (boke) parlando in italiano... saranno quelli che vanno al Lucca comics, per loro vale quanto disse Virgilio a Dante alle porte dell'Inferno: "non ragioniam di lor, ma guarda e passa"
Sono d'accordo con Roland, il problema nasce dalle classi dirigenti, che poi tutti seguono a ruota, anche cosiddetti "intellettuali", che io non considero degni di tale nome qualora si asservano alla cultura dominante e si lascino derubare della parola, il loro più grande tesoro e strumento per incidere sulla società.
Per parte mia, quello che ritengo di poter fare è usare un italiano quanto possibile non "contaminato", anche se è dura in certi settori come quello della tecnologia... Persino nelle nostre amate penne, mi viene più naturale dire "clip" anziché "fermaglio". Si tratta di una lotta quotidiana innanzitutto con me stesso, contro la pigrizia di non trovare parole più ricche e adeguate. Non è nazionalismo, è amore per la cultura e per il pensiero, cosa che richiede i suoi sacrifici.
P.S. vorrei sapere chi usa 惚け (boke) parlando in italiano... saranno quelli che vanno al Lucca comics, per loro vale quanto disse Virgilio a Dante alle porte dell'Inferno: "non ragioniam di lor, ma guarda e passa"
Enrico
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Scusa, ma per gli accenti, si intende di metterli sempre e comunque in tutte la parole, o di metterli come richiesto dall'ortografia corrente?
Perché (e non "perchè") se si tratta di quest'ultimo caso per me è (e non "é") normale, ma se devo metterlo in tutte le parole, confesso che di molte non saprei se l'accento è acuto o grave, anche perché da bravo meridionale tutte le "e" e le "o" le pronuncio aperte
Enrico
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La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
ma sai che questa cosa me l'ha spiegata mio papà quando ero piccolissimo?
l'accento si trova gridando la parola, prova
aaaancora
ancoooora
è facile
(a proposito, gli accenti, gli italiani li sbagliano anche in inglese, non smetterò mai di far notare che si dice
maaaanagement
e non manaaagement
l'inglese a differenza dell'italiano molto spesso ha l'accento di pronuncia sulla prima sillaba, non la seconda)
- Ottorino
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Quelli li sento senza problemi
àncora o forse áncora
ancóra o forse ancòra
perché o perchè me lo segnala la tecnologia
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La cosa bizzarra della conversazione è che tecnicamente il corrispettivo italiano di "Brand" è "Marca" e non "Marchio"lleo ha scritto: ↑sabato 8 novembre 2025, 12:01 Mi è capitato tempo fà di scambiare un paio di frasi con una capetta di un ristorante che parlava di "cambiare brand". Io ho risposto:"cosa? Marchio"
Quando ha risposto che brand è più veloce, per la società di oggi che è veloce ho risposto pronunciando "marchio, brand, ci metti lo stesso tempo a pronunciarli".
Venceremos.
La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
L'anno scorso quando andai alla boutique Montblanc per far revisionare la stilografica il commesso aprì la porta e mi saluto in inglese.
Gli risposi in italiano e che diamine. L'italiano è la lingua ufficiale perfino a Milano. 
La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
Sono per il ripristino degli accentiPhrancesco ha scritto: ↑sabato 8 novembre 2025, 14:34lleo ha scritto: è capitato tempo fàMi spiace ma in un messaggio come questo certe cose sono inammissibili...lleo ha scritto: fà il paio con
![]()
La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
Veramente l'accento aiuta anche gli stranieri o chiunque non conosca la lingua, mostrandogli come pronuciare la parola.
Non voglio tornare a Dante, ma neanche massacrare una lingua che in passato era internazionale, almeno nel Mediterraneo e veniva parlata ovunque.
Ricordo anni fà che c'era una discussione perchè la Treccani, mi sembra fossero loro, voleva mettere o mise le parole straniere alla fine del dizionario, non in ordine alfabetico tra quelle italiane.
Che poi come ho scritto, la grande massa delle persone che usano termini inglesi non conosce l'inglese neanche lontanamente.
Il brutto è che oltre alla famosa "esportazione della democrazia" con l'adozione dei termini anglosassoni vengono adottate anche le storture infinite che caratterizzano quei popoli ignoranti come pochi. Parlo specialmente degli americani.
Tempo fà vidi un video sul tubo, una trasmissione di Red Ronnie, anzi Ronni il rosso, in cui c'era Sheryl Crow ospite che cantava un suo brano famoso.
Ronni il rosso lesse il testo tradotto in italiano e la Crow disse "...è bellissimo. E' molto più bello in italiano che in inglese".
Insomma, io eviterei di prendere ad esempio ignoranti totali che per indicare il plurale piazzano una s alla fine della parola.
Non voglio tornare a Dante, ma neanche massacrare una lingua che in passato era internazionale, almeno nel Mediterraneo e veniva parlata ovunque.
Ricordo anni fà che c'era una discussione perchè la Treccani, mi sembra fossero loro, voleva mettere o mise le parole straniere alla fine del dizionario, non in ordine alfabetico tra quelle italiane.
Che poi come ho scritto, la grande massa delle persone che usano termini inglesi non conosce l'inglese neanche lontanamente.
Il brutto è che oltre alla famosa "esportazione della democrazia" con l'adozione dei termini anglosassoni vengono adottate anche le storture infinite che caratterizzano quei popoli ignoranti come pochi. Parlo specialmente degli americani.
Tempo fà vidi un video sul tubo, una trasmissione di Red Ronnie, anzi Ronni il rosso, in cui c'era Sheryl Crow ospite che cantava un suo brano famoso.
Ronni il rosso lesse il testo tradotto in italiano e la Crow disse "...è bellissimo. E' molto più bello in italiano che in inglese".
Insomma, io eviterei di prendere ad esempio ignoranti totali che per indicare il plurale piazzano una s alla fine della parola.
- Silvia1974
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Mi è capitato a Firenze! Sono entrata in un negozio, mi hanno salutata in inglese. Ho risposto che potevamo parlare in italiano, con un sorriso
@Enbi non tutti i partecipanti al Lucca Comics sono uguali
Silvia
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