Ritorno alle montagne
Inviato: domenica 12 giugno 2022, 22:13
Finalmente, dopo 8 mesi di astinenza causa neve, sono riuscito a tornare a fare una bella camminata in montagna.
In realtà, quest’astinenza non è stata totale come l’anno scorso, ma puntinata di tentativi di attacco alla neve con sci e pelli rivelatisi, purtroppo, troppo impegnativi (peso dell’attrezzatura supplementare, coincidenze astrali necessarie per trovare bel tempo durante il weekend, mancanza di neve fino a quote elevate, gambe non allenate per la discesa…).
Parlare di montagna, per me, significa avere come punto di riferimento la Val Formazza. Dopo averla avuta a noia per buona parte dell’infanzia e tutta l’adolescenza, ho deciso di scoprirla nella sua parte più alta una volta diventato grande. Sono ormai 5 anni che la giro in lungo e in largo arrivando ai suoi capi più estremi.
Come tutti gli anni, si rende necessario aspettare la metà/fine di Giugno per iniziare a salire sopra i 2000m senza doversi attrezzare per la neve. Quest’anno è arrivata come uno schiaffo una foto che ha mostrato prato fioriti in alta quota già alla fine di Maggio! La scarsità di neve dell’inverno passato è clamorosa!
Il mio itinerario di sabato 11/6 è partito, come sempre, dal Rifugio Bimse, alla fine della strada, proprio sotto la diga del Lago di Morasco a Riale - Formazza (1790mslm). Lascio l’auto alle 6.52 e, in pochi minuti, mi trovo ad attraversare il muraglione della diga per portarmi sul lato Nord del lago e dirigermi verso il Lago Sabbione Il lago può essere girato a piedi in un’ora circa restando quasi sempre in piano e rappresenta una passaggiata gettonatissima a chi ha poca gamba. Sul lato opposto del lago è presente un’ampia spiaggia (sassolini e ciottoli) poco frequentata per gli amanti del sole o anche solo per un picnic.
Nel giro di una ventina di minuti si attacca il sentiero che inizia a salire molto velocemente con pendenze dal 25 fino al 39%. Nel giro di un’ora si salgono 400m di roccia sul fianco di un canalone scavato dal Torrente Sabbione. C’è un sentiero molto più dolce che può essere usato alternativamente ma che, come ovvio, allunga di molto il giro. Arrivati al “Baitello Zum Stock” si arriva a un bivio: il sentiero principale attraversa il torrente e risale sul versante opposto sui resti di una frana; l’alternativa è seguire il corso del torrente e tenersi sul versante Nord (esposto a Sud). Visto che tira un forte vento e ci sono 8-9°C, preferisco stare al sole e seguo un misero torrentello ridicolo senza trovare quasi nessuna traccia della neve che si nasconde di solito nel fondovalle e tiene coperto, di solito, il letto del torrente fino a luglio inoltrato. Restare bassi permette di recuperare un po’ il fiato, ma costringe inevitabilmente a salire con più forza più avanti. Il sentiero sale dolcemente fino ad arrivare proprio alla base della diga del Lago Sabbione Il bello di scegliere il sentiero che sale all’ultimo è che i panorami restano nascosti fino all’ultimo momento, non si rivelano piano piano. Passando da questo, una volta risalito il versante che porta alla diga e messo piede sul muraglione della stessa, si rivela il panorama che più ho amato negli ultimi anni. Ogni volta che torno in questo posto non posso fare a meno che la bocca mi si allarghi in un sorriso. Solo scriverne ora mi sta commuovendo. Per le ultime 3 uscite mi sono messo in macchina alle 4 del mattino solo per arrivare a vedere questo posto.
In questa foto si vede, da sinistra, la catena di Ban che finisce al Passo del Vannino e alla Punta d’Arbola (la montagna di sfondo che chiude la valle con il suo ormai striminzito ghiacciaio). Colpisce come un cazzotto in faccia la gravissima siccità: il livello del lago l’anno scorso arrivava fino all’erba!
Attraversando la diga, si sale fino all’arrivo della funicolare che rifornisce i rifugi della zona e permette la manutenzione della diga, poco sopra ancora il rifugio Città di Somma Lombardo. Ho impiegato 3 ore per arrivare qui, orrendamente fuori forma, a 2520mslm (a ottobre ho fatto lo stesso percorso in 1h58min!). L’idea era quella di proseguire, salendo sulla catena di Ban e percorrendola fino alla base dell’Arbola, ma il vento è tanto forte da riuscire a spostarmi e decido di rientrare: i sentieri più in alto sono molto stretti e a strapiombo, non è proprio il caso di essere in balia delle raffiche, oltretutto in ombra per almeno un’ora. Per la discesa ho seguito l’altro sentiero. In un paio d’ore, lottando col vento fino a cadere spezzando uno dei bastoncini, sono tornato sul Lago di Morasco. È sempre bello e da qui si vede il passo di Nefelgiù che conduce alla vallata dall’altro lato della catena di Ban Totale: 5h26min, 750m di dislivello positivo, 12,75km percorsi a 2,9km/h di media. 3h59min con il cuore sopra i 131bpm. Ora sono ridotto come uno storpio, con le gambe legnose, ma è la prima uscita dell’anno e ormai ci sono abituato. Dalla prossima si deve tornare al ritmo dell’anno scorso!
In realtà, quest’astinenza non è stata totale come l’anno scorso, ma puntinata di tentativi di attacco alla neve con sci e pelli rivelatisi, purtroppo, troppo impegnativi (peso dell’attrezzatura supplementare, coincidenze astrali necessarie per trovare bel tempo durante il weekend, mancanza di neve fino a quote elevate, gambe non allenate per la discesa…).
Parlare di montagna, per me, significa avere come punto di riferimento la Val Formazza. Dopo averla avuta a noia per buona parte dell’infanzia e tutta l’adolescenza, ho deciso di scoprirla nella sua parte più alta una volta diventato grande. Sono ormai 5 anni che la giro in lungo e in largo arrivando ai suoi capi più estremi.
Come tutti gli anni, si rende necessario aspettare la metà/fine di Giugno per iniziare a salire sopra i 2000m senza doversi attrezzare per la neve. Quest’anno è arrivata come uno schiaffo una foto che ha mostrato prato fioriti in alta quota già alla fine di Maggio! La scarsità di neve dell’inverno passato è clamorosa!
Il mio itinerario di sabato 11/6 è partito, come sempre, dal Rifugio Bimse, alla fine della strada, proprio sotto la diga del Lago di Morasco a Riale - Formazza (1790mslm). Lascio l’auto alle 6.52 e, in pochi minuti, mi trovo ad attraversare il muraglione della diga per portarmi sul lato Nord del lago e dirigermi verso il Lago Sabbione Il lago può essere girato a piedi in un’ora circa restando quasi sempre in piano e rappresenta una passaggiata gettonatissima a chi ha poca gamba. Sul lato opposto del lago è presente un’ampia spiaggia (sassolini e ciottoli) poco frequentata per gli amanti del sole o anche solo per un picnic.
Nel giro di una ventina di minuti si attacca il sentiero che inizia a salire molto velocemente con pendenze dal 25 fino al 39%. Nel giro di un’ora si salgono 400m di roccia sul fianco di un canalone scavato dal Torrente Sabbione. C’è un sentiero molto più dolce che può essere usato alternativamente ma che, come ovvio, allunga di molto il giro. Arrivati al “Baitello Zum Stock” si arriva a un bivio: il sentiero principale attraversa il torrente e risale sul versante opposto sui resti di una frana; l’alternativa è seguire il corso del torrente e tenersi sul versante Nord (esposto a Sud). Visto che tira un forte vento e ci sono 8-9°C, preferisco stare al sole e seguo un misero torrentello ridicolo senza trovare quasi nessuna traccia della neve che si nasconde di solito nel fondovalle e tiene coperto, di solito, il letto del torrente fino a luglio inoltrato. Restare bassi permette di recuperare un po’ il fiato, ma costringe inevitabilmente a salire con più forza più avanti. Il sentiero sale dolcemente fino ad arrivare proprio alla base della diga del Lago Sabbione Il bello di scegliere il sentiero che sale all’ultimo è che i panorami restano nascosti fino all’ultimo momento, non si rivelano piano piano. Passando da questo, una volta risalito il versante che porta alla diga e messo piede sul muraglione della stessa, si rivela il panorama che più ho amato negli ultimi anni. Ogni volta che torno in questo posto non posso fare a meno che la bocca mi si allarghi in un sorriso. Solo scriverne ora mi sta commuovendo. Per le ultime 3 uscite mi sono messo in macchina alle 4 del mattino solo per arrivare a vedere questo posto.
In questa foto si vede, da sinistra, la catena di Ban che finisce al Passo del Vannino e alla Punta d’Arbola (la montagna di sfondo che chiude la valle con il suo ormai striminzito ghiacciaio). Colpisce come un cazzotto in faccia la gravissima siccità: il livello del lago l’anno scorso arrivava fino all’erba!
Attraversando la diga, si sale fino all’arrivo della funicolare che rifornisce i rifugi della zona e permette la manutenzione della diga, poco sopra ancora il rifugio Città di Somma Lombardo. Ho impiegato 3 ore per arrivare qui, orrendamente fuori forma, a 2520mslm (a ottobre ho fatto lo stesso percorso in 1h58min!). L’idea era quella di proseguire, salendo sulla catena di Ban e percorrendola fino alla base dell’Arbola, ma il vento è tanto forte da riuscire a spostarmi e decido di rientrare: i sentieri più in alto sono molto stretti e a strapiombo, non è proprio il caso di essere in balia delle raffiche, oltretutto in ombra per almeno un’ora. Per la discesa ho seguito l’altro sentiero. In un paio d’ore, lottando col vento fino a cadere spezzando uno dei bastoncini, sono tornato sul Lago di Morasco. È sempre bello e da qui si vede il passo di Nefelgiù che conduce alla vallata dall’altro lato della catena di Ban Totale: 5h26min, 750m di dislivello positivo, 12,75km percorsi a 2,9km/h di media. 3h59min con il cuore sopra i 131bpm. Ora sono ridotto come uno storpio, con le gambe legnose, ma è la prima uscita dell’anno e ormai ci sono abituato. Dalla prossima si deve tornare al ritmo dell’anno scorso!