Antichi amori
Inviato: sabato 2 agosto 2025, 3:15
Ritorno sempre alle poche penne, alle poche marche, ai pochi modelli che hanno scandito la mia storia con la pena stilografica, e la mia storia. Con il passare degli anni questi “pochi” si son fatti pochissimi, il mio modo di vedere le mie penne più lucido, le mie preferenze più nette. Del resto immenso dell'universo delle penne, mi rendo conto che non m’interessa granché. Ho ancora qualche penna di questa e di quell'altra marca, sono penne che mi sono piaciute e tuttavia le trovo gradevoli, da vedere e da usare. Potrei farne a meno? Assolutamente sí. Peró non sono del tipo che compra e vende, non mi danno fastidio e restano con me: un paio di Pelikan, tre o quattro Stipula, un ugual numero di Parker Duofold…
Quelli che mi emozionano, però, cosí come il primo giorno, sono i miei vecchi amori. Le mie Montblanc 149 e derivate (un paio, per essere onesti, derivate piuttosto dalla 139), che ora includono una buona scelta di pennini (e delle quai sono in attesa di una ancora, del cui pennino nutro grandi speranze scrittorie), qualche altra Montblanc che mi é cara e speciale (taglia 146), le Montegrappa della famiglia Classica/Extra/Extra 1930/Extra Otto e un paio di Emblema mozzafiato. Punto. C’era Omas, amore grandissimo, della quale ho una dozzina di penne una più bella dell’altra, ma la nostra relazione é stata troncata dal finale prematuro di una marca che non ha avuto fortuna.
Permettetemi di aprire qui una parentesi su questa fortuna e sulla parola “finale”. Certo non saró l’unico ad avere notato che due familiari stretti del fondatore di Omas, Armando Simoni, hanno rimesso in funzione un fabbrica Omas in quel di Bologna, con personale Omas e, almeno per adesso, con una scorta di veri pennini Omas, di quelli meravigliosi che la vecchia Omas chiamava Extra e che avevano lo sfiato a cuoricino. Raffaella Simoni Malaguti e Gian Luca Malaguti Simoni hanno stuzzicato l’attenzione degli appassionati come me per qualche mese, annunciando l’arrivo imminente di una nuova penna Omas, una vera Omas, che si sarebbe chiamata Omas 150625. Finalmente, a metà luglio, la penna é stata presentata. Che cosa ci si poteva attendere, dopo tre lustri di inattività di Omas? Beh, non so voi, ma io trovo che Raffaella e Gian Luca hanno fatto una vera Omas! La Omas 150625 é una Extra (o una Paragon, secondo la terminologia più recente), con le misure giuste (lunghezza di 143 mm), le faccette giuste (12), le greche giuste e perfette (laminate in oro 18K), e persino il più bello dei fermagli Omas, quello storico che fu disegnato apposta per le penne bolognesi, il modello cosiddetto “a cravatta”, pieno di sfaccettature e di luci, creatura anni ’40 di Armando Simoni, secondo quanto indica la pagina di Omas. E il materiale? Una base di resina, coperta di titanio nero in uno spessore sottilissimo (0.3 mm). Avanguardia tecnologica, nel più puro stile Omas, per farne una penna che resti leggera, come piaceva al signor Simoni. Pennino originale del 1939. Per me, é amore riacceso. Il prezzo della penna non mi permette di acquistarla, ma auguro ai Simoni/Malaguti/Simoni il maggiore dei successi con questo lotto di 125 bellissime penne, perché possano presto darci nuove Omas, vere Omas, in qualche linea standard dal prezzo più contenuto. Fine della parentesi.
Degli amori che non sono appassiti mai voglio ridire qui ancora della Montegrappa Etra 1930. L’ho detto già tante volte, tante volte da stancarvi: ma resta certo che Montegrappa ha in magazzino le celluloidi più belle del mondo, ed ha fortunatamente linee di penne di una bellezza intramontabile, ormai classici contemporanei della scrittura, per sagomare le sue celluloidi in piccoli capolavori. Con la Extra 1930 mio ero svegliato tardi. Beh, per essere più onesto, magari ero già sveglio, ma una Extra 1930 costava (e costa) bei soldini per comprarne più d’una. Ebbi la Extra rossa (non 1930) e la 1930 in Tartaruga e poi in Bambú nero. Al creare la Extra 1930, insieme alla Tartaruga, Montegrappa aveva presentato una penna in Verde marmorizzato, spettacolare. Duró in produzione solo un paio d’anni, e quella non ebbi il tempo - o non ebbi i fondi - per portarla a casa. Mi é stata ragione di cruccio per quasi vent’anni… Nel frattempo, al mio gruppuscolo di Extra aggiunsi una Bianco e Nero, un’altra Tartaruga, un Otto stupenda, ma il cruccio non é mai andato via.
La Verde marmorizzato é un caso a sé. Le parti più chiare delle celluloide, di un giallo verdastro diafano, sono praticamente poco più del colore naturale della celluloide, un giallo paglierino chiaro. Questo giallo chiaro é sensibile alla luce e soprattutto, al tatto. Dove lo si tocca e interagisce con la mano (suppongo con il grasso delle dita) assume una sfumatura ambrata, e la penna diventa di un verde marmorizzato dove le vene del “marmo” corrono su un fondo che varia dal giallo paglierino al color ambra chiaro. Porta i segni del tempo e i segni della mano del suo padrone. Queso mi complicava la vita. Mi piace l’idea di una penna che invecchia nella mano, ma volevo assolutamente che fosse la “mia” mano, non quella di qualcun altro. E per questo una Montegrappa Extra 1930 nella bellissima celluloide Verde marmorizzato, ma giá “usata”, non faceva al mio caso.
Poi, l’anno scorso, finalmente… Ne ho scovata una nuova. E aveva persino un prezzo che definire ragionevole é fargli un torto…
Ve la faccio vedere qui, in una ambientazione tropicale (ora la penna vive con me in Costa Rica), accanto al fiore di una “amapola” (un ibrido del genere Hybiscus). Secondo me, é meravigliosa. Siccome la uso con frequenza, presto inizierà ad avere i suoi segni più scuri, ma sono certo che invecchierà con bellezza, invecchierà meno di quanto lo faccia io, e avrà l’impronta della mia mano. É una cosa che mi rende felice e mi commuove.
Quelli che mi emozionano, però, cosí come il primo giorno, sono i miei vecchi amori. Le mie Montblanc 149 e derivate (un paio, per essere onesti, derivate piuttosto dalla 139), che ora includono una buona scelta di pennini (e delle quai sono in attesa di una ancora, del cui pennino nutro grandi speranze scrittorie), qualche altra Montblanc che mi é cara e speciale (taglia 146), le Montegrappa della famiglia Classica/Extra/Extra 1930/Extra Otto e un paio di Emblema mozzafiato. Punto. C’era Omas, amore grandissimo, della quale ho una dozzina di penne una più bella dell’altra, ma la nostra relazione é stata troncata dal finale prematuro di una marca che non ha avuto fortuna.
Permettetemi di aprire qui una parentesi su questa fortuna e sulla parola “finale”. Certo non saró l’unico ad avere notato che due familiari stretti del fondatore di Omas, Armando Simoni, hanno rimesso in funzione un fabbrica Omas in quel di Bologna, con personale Omas e, almeno per adesso, con una scorta di veri pennini Omas, di quelli meravigliosi che la vecchia Omas chiamava Extra e che avevano lo sfiato a cuoricino. Raffaella Simoni Malaguti e Gian Luca Malaguti Simoni hanno stuzzicato l’attenzione degli appassionati come me per qualche mese, annunciando l’arrivo imminente di una nuova penna Omas, una vera Omas, che si sarebbe chiamata Omas 150625. Finalmente, a metà luglio, la penna é stata presentata. Che cosa ci si poteva attendere, dopo tre lustri di inattività di Omas? Beh, non so voi, ma io trovo che Raffaella e Gian Luca hanno fatto una vera Omas! La Omas 150625 é una Extra (o una Paragon, secondo la terminologia più recente), con le misure giuste (lunghezza di 143 mm), le faccette giuste (12), le greche giuste e perfette (laminate in oro 18K), e persino il più bello dei fermagli Omas, quello storico che fu disegnato apposta per le penne bolognesi, il modello cosiddetto “a cravatta”, pieno di sfaccettature e di luci, creatura anni ’40 di Armando Simoni, secondo quanto indica la pagina di Omas. E il materiale? Una base di resina, coperta di titanio nero in uno spessore sottilissimo (0.3 mm). Avanguardia tecnologica, nel più puro stile Omas, per farne una penna che resti leggera, come piaceva al signor Simoni. Pennino originale del 1939. Per me, é amore riacceso. Il prezzo della penna non mi permette di acquistarla, ma auguro ai Simoni/Malaguti/Simoni il maggiore dei successi con questo lotto di 125 bellissime penne, perché possano presto darci nuove Omas, vere Omas, in qualche linea standard dal prezzo più contenuto. Fine della parentesi.
Degli amori che non sono appassiti mai voglio ridire qui ancora della Montegrappa Etra 1930. L’ho detto già tante volte, tante volte da stancarvi: ma resta certo che Montegrappa ha in magazzino le celluloidi più belle del mondo, ed ha fortunatamente linee di penne di una bellezza intramontabile, ormai classici contemporanei della scrittura, per sagomare le sue celluloidi in piccoli capolavori. Con la Extra 1930 mio ero svegliato tardi. Beh, per essere più onesto, magari ero già sveglio, ma una Extra 1930 costava (e costa) bei soldini per comprarne più d’una. Ebbi la Extra rossa (non 1930) e la 1930 in Tartaruga e poi in Bambú nero. Al creare la Extra 1930, insieme alla Tartaruga, Montegrappa aveva presentato una penna in Verde marmorizzato, spettacolare. Duró in produzione solo un paio d’anni, e quella non ebbi il tempo - o non ebbi i fondi - per portarla a casa. Mi é stata ragione di cruccio per quasi vent’anni… Nel frattempo, al mio gruppuscolo di Extra aggiunsi una Bianco e Nero, un’altra Tartaruga, un Otto stupenda, ma il cruccio non é mai andato via.
La Verde marmorizzato é un caso a sé. Le parti più chiare delle celluloide, di un giallo verdastro diafano, sono praticamente poco più del colore naturale della celluloide, un giallo paglierino chiaro. Questo giallo chiaro é sensibile alla luce e soprattutto, al tatto. Dove lo si tocca e interagisce con la mano (suppongo con il grasso delle dita) assume una sfumatura ambrata, e la penna diventa di un verde marmorizzato dove le vene del “marmo” corrono su un fondo che varia dal giallo paglierino al color ambra chiaro. Porta i segni del tempo e i segni della mano del suo padrone. Queso mi complicava la vita. Mi piace l’idea di una penna che invecchia nella mano, ma volevo assolutamente che fosse la “mia” mano, non quella di qualcun altro. E per questo una Montegrappa Extra 1930 nella bellissima celluloide Verde marmorizzato, ma giá “usata”, non faceva al mio caso.
Poi, l’anno scorso, finalmente… Ne ho scovata una nuova. E aveva persino un prezzo che definire ragionevole é fargli un torto…
Ve la faccio vedere qui, in una ambientazione tropicale (ora la penna vive con me in Costa Rica), accanto al fiore di una “amapola” (un ibrido del genere Hybiscus). Secondo me, é meravigliosa. Siccome la uso con frequenza, presto inizierà ad avere i suoi segni più scuri, ma sono certo che invecchierà con bellezza, invecchierà meno di quanto lo faccia io, e avrà l’impronta della mia mano. É una cosa che mi rende felice e mi commuove.