Neapolis Pen Show - Mostra Scambio di Napoli
19-20 ottobre 2024 - Hotel Palazzo Alabardieri, via Alabardieri n. 9
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OMAS EXTRA 361 F – Bologna, 1948
- Musicus
- Collaboratore
- Messaggi: 3013
- Iscritto il: martedì 3 dicembre 2013, 20:33
- La mia penna preferita: Waterman Commando Music Nib
- Il mio inchiostro preferito: Waterman Bleu Sérénité
- Misura preferita del pennino: Flessibile
- Località: Bolzano
- Gender:
OMAS EXTRA 361 F – Bologna, 1948
L'antefatto
Qualche tempo fa ho deciso di procurarmi una penna particolare, che potesse far degna compagnia sotto il profilo sia storico che stilistico a quello tra i miei orologi cui tengo di più: Jaeger-LeCoultre “Powermatic” oro rosa, acquistato nel 1956 da mio nonno per farne dono a mio padre, in occasione del suo primo imbarco; il quadrante si presenta “tropicalizzato” (ossia mostra di aver subito un viraggio del colore, dal bianco originario al miele), e ciò è avvenuto proprio ai “tropici”, quando mio padre era comandante di macchine sui piroscafi della flotta Lauro per l’Australia all’inizio degli anni Sessanta.
Restaurato due anni fa direttamente in Maison, il suo funzionamento è impeccabile e la sua leggerezza (50 g esatti, con cinturino in alligatore della Casa) mi permette di indossarlo senza pensieri anche in concerto. Prodotto dal 1948, il (cosiddetto) “Powermatic” era il primo orologio automatico con un indicatore della riserva di marcia (40 ore di autonomia massima).
Piccola “nota” a margine: per ricaricarlo rapidamente, vedo che faccio prima se suono Beethoven…
La penna che ho scelto in abbinamento (anch’essa, obbligatoriamente, in nero&oro) era, all’epoca del lancio avvenuto nello stesso anno 1948, altrettanto innovativa: si tratta di una assoluta eccellenza italiana, sia per il brevetto di scrittura che per il design: la OMAS 361.
La penna OMAS EXTRA 361 [F] misura standard (media) in celluloide nera faccettata (12 facce) tornita dal pieno, parti metalliche a vista laminate oro, cappuccio a vite, pennino centrale corazzato Omas in oro 14 carati, con sistema di doppia scrittura rigida/flessibile, caricamento a pistone, produzione Italia, anno 1948.
Le misure
Penna chiusa: 13,5 cm Cappuccio: 6,2 cm
Fusto: 11,0 cm (con pennino sporgente di 0,3 cm) Con cappuccio calzato: 15,3 cm (con pennino sporgente di 0,3 cm) Ø max cappuccio (veretta): 13,2 mm
Ø min cappuccio (testina): 10,6 mm
Ø max fusto (battuta del cappuccio): 12,0 mm
Ø all’iscrizione: 11,8 mm
Ø min fusto: 11,2 mm
Ø al fondello: 10,0 mm
Ø medio all'impugnatura: 11,1 mm
Peso (carica): 19 gr
Cappuccio: 7 gr
Capacità: ca. 1 ml
Continua…
Qualche tempo fa ho deciso di procurarmi una penna particolare, che potesse far degna compagnia sotto il profilo sia storico che stilistico a quello tra i miei orologi cui tengo di più: Jaeger-LeCoultre “Powermatic” oro rosa, acquistato nel 1956 da mio nonno per farne dono a mio padre, in occasione del suo primo imbarco; il quadrante si presenta “tropicalizzato” (ossia mostra di aver subito un viraggio del colore, dal bianco originario al miele), e ciò è avvenuto proprio ai “tropici”, quando mio padre era comandante di macchine sui piroscafi della flotta Lauro per l’Australia all’inizio degli anni Sessanta.
Restaurato due anni fa direttamente in Maison, il suo funzionamento è impeccabile e la sua leggerezza (50 g esatti, con cinturino in alligatore della Casa) mi permette di indossarlo senza pensieri anche in concerto. Prodotto dal 1948, il (cosiddetto) “Powermatic” era il primo orologio automatico con un indicatore della riserva di marcia (40 ore di autonomia massima).
Piccola “nota” a margine: per ricaricarlo rapidamente, vedo che faccio prima se suono Beethoven…
La penna che ho scelto in abbinamento (anch’essa, obbligatoriamente, in nero&oro) era, all’epoca del lancio avvenuto nello stesso anno 1948, altrettanto innovativa: si tratta di una assoluta eccellenza italiana, sia per il brevetto di scrittura che per il design: la OMAS 361.
La penna OMAS EXTRA 361 [F] misura standard (media) in celluloide nera faccettata (12 facce) tornita dal pieno, parti metalliche a vista laminate oro, cappuccio a vite, pennino centrale corazzato Omas in oro 14 carati, con sistema di doppia scrittura rigida/flessibile, caricamento a pistone, produzione Italia, anno 1948.
Le misure
Penna chiusa: 13,5 cm Cappuccio: 6,2 cm
Fusto: 11,0 cm (con pennino sporgente di 0,3 cm) Con cappuccio calzato: 15,3 cm (con pennino sporgente di 0,3 cm) Ø max cappuccio (veretta): 13,2 mm
Ø min cappuccio (testina): 10,6 mm
Ø max fusto (battuta del cappuccio): 12,0 mm
Ø all’iscrizione: 11,8 mm
Ø min fusto: 11,2 mm
Ø al fondello: 10,0 mm
Ø medio all'impugnatura: 11,1 mm
Peso (carica): 19 gr
Cappuccio: 7 gr
Capacità: ca. 1 ml
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Ultima modifica di Musicus il domenica 17 marzo 2024, 20:10, modificato 3 volte in totale.
- Musicus
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- La mia penna preferita: Waterman Commando Music Nib
- Il mio inchiostro preferito: Waterman Bleu Sérénité
- Misura preferita del pennino: Flessibile
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OMAS EXTRA 361 F – Bologna, 1948
Marca e modello
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende della OMAS storica, potrà fare riferimento alla presentazione della Marca sul nostro formidabile Wiki: https://www.fountainpen.it/Omas/it
Per la “famiglia” di stilografiche <361> cui appartiene la penna oggetto della breve recensione odierna, rinvio al capitolo dedicato
https://www.fountainpen.it/Omas_361
in calce al quale sono presenti le pubblicità raccolte e catalogate negli anni per il nostro Wiki, e dove sarà possibile ammirare anche gli splendidi esemplari in celluloide arco documentati sul Forum dai collezionisti (Fabbale e Vetrugno in primis, e anche Fabrizio ).
Osservazioni
Trattandosi di una penna molto conosciuta, amata e studiata, mi limiterò in questa sede ad alcune considerazioni che potrebbero interessare gli appassionati.
Inizio con l’inserimento di una “foto di famiglia” OMAS per valutare le dimensioni della 361 media oggi in presentazione (al centro) messa a confronto con i modelli di punta precedenti (a stantuffo tuffante), Lucens a sinistra ed Extra Lucens a destra (entrambi nelle misure sia media che grande). La differenza stilistica principale tra i due modelli dodecagonali è ovviamente nel disegno del fermaglio e degli anelli di decorazione. La bellezza abbagliante della “nuova” clip “a diamante”, in rapporto alla superficie faccettata del cappuccio e alla vera dodecagonale che ne cinge la base, dovrebbe far riflettere alcuni Produttori di oggi sull’importanza assoluta della creazione di un fermaglio “originale” e degli anelli o fasce decorativi/di rinforzo abbinati, dal design curato e “riconoscibile”, come primissimo elemento per costruire uno strumento di scrittura di valore e, dunque, di successo nel tempo.
* * *
Poiché un’autorevolissima fonte (stampata, che quindi non può più essere emendata, e, a cascata, i siti di vendita o di commento che la citano) potrebbe indurre in errore chi si avvicinasse per la prima volta al modello e desiderasse documentarsi, gioverà ribadire anche in questa semplice presentazione che il cambio di scrittura deve avvenire esclusivamente ruotando la penna di 180° sul suo asse, e NON girando manualmente la carenatura che protegge il pennino.
Ciò è ben spiegato da Simone Piccardi nel nostro Wiki:
«I pennini erano in oro a 14 carati, montati centralmente sul corpo della penna e coperti da una carenatura in ebanite. Si tenga presente che nonostante sia spesso riportato che questa deve essere ruotata per consentire la scrittura flessibile e quella rigida, in realtà non è così, il pennino è fatto per scrivere su entrambi i lati, e deve essere lasciato scoperto quello superiore in modo che possa flettere, per scrivere in maniera rigida basta girare la penna come indicato nelle istruzioni. Girare la carenatura non è previsto ed induce uno sforzo ed una usura della stessa che non erano previste nell'uso e che possono causarne la rottura.» https://www.fountainpen.it/File:Omas-361-Nib.jpg
A questo proposito non è inutile notare come sull’esemplare oggi in presentazione l’assenza di segnali per il corretto allineamento durante la rotazione della penna renda l’operazione alla portata solo di chi abbia occhi buoni se non ottimi: e ciò perché, mentre risulta agevole rigirare tra le dita il fusto della penna e fermarsi sul lato aperto della carenatura, che mostra la maggior porzione di pennino d’oro e il foro di sfiato a casetta (posizione flessibile), per cercare, invece, il punto opposto sulla circonferenza (posizione rigida) si richiede una attenzione ben maggiore per cogliere il minuscolo spacco tra i rebbi del pennino carenato, che fa capolino per soli 3 mm! Vero è che ci si può pur sempre aiutare a colpo d’occhio con la clip del cappuccio calzato (e così faccio io), ma bisognerà aver avuto l’accortezza di inserire quest’ultimo facendo combaciare le sfaccettature di fusto e cappuccio correttamente…
Quanto sin qui esposto non paia una "questione di lana caprina": usare la penna con il pennino non bene allineato ad una delle due posizioni (e solo a quelle) potrebbe causare inconvenienti ai rebbi con conseguenze anche serie quando si esercitasse la pressione necessaria ad ottenere le prestazioni del flessibile o del ricalco.
Per cui, il mio consiglio a chi volesse acquistare la sua prima 361 (e non fosse acuto di vista) è quello di rivolgersi esclusivamente a quegli esemplari che presentano cerchietti (bianchi o metallici), cunei o frecce indicatori che, fortunatamente però, sembrano essere la stragrande maggioranza.
Ma perché sono la maggioranza? A questo proposito, mi sono fatto persuaso che si possa ravvisare una credibile cronologia di questi “segni indicatori” del corretto allineamento per le due posizioni di scrittura.
Dapprima ritenevo che la mancanza di segni sulla carenatura potesse significare che le (fragili se maneggiate incautamente) carenature che ne sono prive fossero semplicemente dei “pezzi di sostituzione” (di fabbrica, o persino artigianali). Ma in seguito ho formulato l’ipotesi che la primissima edizione della 361 immessa sul mercato nel 1948 potrebbe davvero non aver avuto alcun segno sulla carena (proprio come nell’esemplare oggi in presentazione). Parrebbero avvalorare tale ipotesi le due pubblicità seguenti:
1) la prima, del 1949, conferita da Simone Piccardi, è la più antica documentazione pubblicitaria in assoluto del modello: nonostante la cura geometrica del disegno di presentazione non si vede alcun cerchietto in prossimità della punta; 1949-11-Omas-361F-Nera (dal Wiki)
2) la seconda è stata da me reperita in rete al seguente indirizzo:
https://www.lenews.info/omas-celebra-i- ... scrittura/ (ma non vi sono ulteriori notizie, così, purtroppo, non ho potuto nemmeno provare ad acquistarla).
Si tratta con ogni probabilità di un manifestino da vetrina della fine degli anni Quaranta disegnato dall’artista Nino Ferenzi (Nino Ferencich, Trieste 1908 - Milano 1968) e stampato dalla ARAR. Anche qui parrebbe proprio mancare il cerchietto sulla carenatura (il segno bianco oblungo che si intravede sembra piuttosto un difetto di stampa o un lieve danneggiamento). La penna è indubbiamente identica alla 361 faccettata mostrata nella pubblicità di Simone del 1949: si veda soprattutto la disposizione - che io definirei del primo tipo - della parte sottostante al fusto faccettato, dove la penna diviene cilindrica presentando:
• prima un cilindro liscio di 10 mm di lunghezza,
• poi, digradando leggermente, la filettatura da 5 mm,
• e quindi nuovamente un cilindro, anch’esso più piccolo e liscio, di 2mm,
• seguiti dalla carenatura ogivale vera e propria in ebanite. Questa frastagliata quanto affascinante disposizione della parte terminale del fusto in prossimità del pennino, costruita a stadi successivi come un razzo vettore, verrà successivamente modificata nel corso della storia quasi ventennale del modello.
Ma torniamo ai segni di riconoscimento per l’allineamento della punta.
Probabilmente a causa dei problemi di cui ho dato conto precedentemente (per averli personalmente riscontrati), qualcuno in OMAS (Armando Simoni, quello vero! ) deve aver deciso che era meglio agevolare gli scriventi con l’applicazione di due semplici segnali. Si intervenne, così, con una soluzione praticamente a costo zero: praticare delle piccole cavità circolari nell’ebanite della carena/corazza e riempirle di vernice bianca…
La storia seguente è più facilmente ricostruibile, con la vernice bianca che si scuriva a causa del contatto ripetuto con l’inchiostro in fase di caricamento, e finiva per staccarsi del tutto per lo sfregamento con i nettapennini: si dovette passare, perciò, all’applicazione di due circoletti in metallo dorato e, da ultimo, a due (grandi) cunei o frecce di “aperture” differenti.
In ogni caso, credo che solo l’amico Fabbale potrà confermare o meno questa ricostruzione.
* * *
Per quanto riguarda il mio contributo originale odierno al Wiki, allego questa pubblicità finora non presente nel nostro archivio. OMAS - 361 C - post 1954
@Simone: il venditore ipotizza che sia stata ritagliata dalla rivista «Gente», e io posso solo aggiungere che deve essere successiva al 1954 quando venne presentata la chiusura a scatto sulle 361 di forma tonda (T).
Anche in questo caso, comunque, ho trovato un bel legame con la storia “marinara” del mio orologio…
Continua…
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende della OMAS storica, potrà fare riferimento alla presentazione della Marca sul nostro formidabile Wiki: https://www.fountainpen.it/Omas/it
Per la “famiglia” di stilografiche <361> cui appartiene la penna oggetto della breve recensione odierna, rinvio al capitolo dedicato
https://www.fountainpen.it/Omas_361
in calce al quale sono presenti le pubblicità raccolte e catalogate negli anni per il nostro Wiki, e dove sarà possibile ammirare anche gli splendidi esemplari in celluloide arco documentati sul Forum dai collezionisti (Fabbale e Vetrugno in primis, e anche Fabrizio ).
Osservazioni
Trattandosi di una penna molto conosciuta, amata e studiata, mi limiterò in questa sede ad alcune considerazioni che potrebbero interessare gli appassionati.
Inizio con l’inserimento di una “foto di famiglia” OMAS per valutare le dimensioni della 361 media oggi in presentazione (al centro) messa a confronto con i modelli di punta precedenti (a stantuffo tuffante), Lucens a sinistra ed Extra Lucens a destra (entrambi nelle misure sia media che grande). La differenza stilistica principale tra i due modelli dodecagonali è ovviamente nel disegno del fermaglio e degli anelli di decorazione. La bellezza abbagliante della “nuova” clip “a diamante”, in rapporto alla superficie faccettata del cappuccio e alla vera dodecagonale che ne cinge la base, dovrebbe far riflettere alcuni Produttori di oggi sull’importanza assoluta della creazione di un fermaglio “originale” e degli anelli o fasce decorativi/di rinforzo abbinati, dal design curato e “riconoscibile”, come primissimo elemento per costruire uno strumento di scrittura di valore e, dunque, di successo nel tempo.
* * *
Poiché un’autorevolissima fonte (stampata, che quindi non può più essere emendata, e, a cascata, i siti di vendita o di commento che la citano) potrebbe indurre in errore chi si avvicinasse per la prima volta al modello e desiderasse documentarsi, gioverà ribadire anche in questa semplice presentazione che il cambio di scrittura deve avvenire esclusivamente ruotando la penna di 180° sul suo asse, e NON girando manualmente la carenatura che protegge il pennino.
Ciò è ben spiegato da Simone Piccardi nel nostro Wiki:
«I pennini erano in oro a 14 carati, montati centralmente sul corpo della penna e coperti da una carenatura in ebanite. Si tenga presente che nonostante sia spesso riportato che questa deve essere ruotata per consentire la scrittura flessibile e quella rigida, in realtà non è così, il pennino è fatto per scrivere su entrambi i lati, e deve essere lasciato scoperto quello superiore in modo che possa flettere, per scrivere in maniera rigida basta girare la penna come indicato nelle istruzioni. Girare la carenatura non è previsto ed induce uno sforzo ed una usura della stessa che non erano previste nell'uso e che possono causarne la rottura.» https://www.fountainpen.it/File:Omas-361-Nib.jpg
A questo proposito non è inutile notare come sull’esemplare oggi in presentazione l’assenza di segnali per il corretto allineamento durante la rotazione della penna renda l’operazione alla portata solo di chi abbia occhi buoni se non ottimi: e ciò perché, mentre risulta agevole rigirare tra le dita il fusto della penna e fermarsi sul lato aperto della carenatura, che mostra la maggior porzione di pennino d’oro e il foro di sfiato a casetta (posizione flessibile), per cercare, invece, il punto opposto sulla circonferenza (posizione rigida) si richiede una attenzione ben maggiore per cogliere il minuscolo spacco tra i rebbi del pennino carenato, che fa capolino per soli 3 mm! Vero è che ci si può pur sempre aiutare a colpo d’occhio con la clip del cappuccio calzato (e così faccio io), ma bisognerà aver avuto l’accortezza di inserire quest’ultimo facendo combaciare le sfaccettature di fusto e cappuccio correttamente…
Quanto sin qui esposto non paia una "questione di lana caprina": usare la penna con il pennino non bene allineato ad una delle due posizioni (e solo a quelle) potrebbe causare inconvenienti ai rebbi con conseguenze anche serie quando si esercitasse la pressione necessaria ad ottenere le prestazioni del flessibile o del ricalco.
Per cui, il mio consiglio a chi volesse acquistare la sua prima 361 (e non fosse acuto di vista) è quello di rivolgersi esclusivamente a quegli esemplari che presentano cerchietti (bianchi o metallici), cunei o frecce indicatori che, fortunatamente però, sembrano essere la stragrande maggioranza.
Ma perché sono la maggioranza? A questo proposito, mi sono fatto persuaso che si possa ravvisare una credibile cronologia di questi “segni indicatori” del corretto allineamento per le due posizioni di scrittura.
Dapprima ritenevo che la mancanza di segni sulla carenatura potesse significare che le (fragili se maneggiate incautamente) carenature che ne sono prive fossero semplicemente dei “pezzi di sostituzione” (di fabbrica, o persino artigianali). Ma in seguito ho formulato l’ipotesi che la primissima edizione della 361 immessa sul mercato nel 1948 potrebbe davvero non aver avuto alcun segno sulla carena (proprio come nell’esemplare oggi in presentazione). Parrebbero avvalorare tale ipotesi le due pubblicità seguenti:
1) la prima, del 1949, conferita da Simone Piccardi, è la più antica documentazione pubblicitaria in assoluto del modello: nonostante la cura geometrica del disegno di presentazione non si vede alcun cerchietto in prossimità della punta; 1949-11-Omas-361F-Nera (dal Wiki)
2) la seconda è stata da me reperita in rete al seguente indirizzo:
https://www.lenews.info/omas-celebra-i- ... scrittura/ (ma non vi sono ulteriori notizie, così, purtroppo, non ho potuto nemmeno provare ad acquistarla).
Si tratta con ogni probabilità di un manifestino da vetrina della fine degli anni Quaranta disegnato dall’artista Nino Ferenzi (Nino Ferencich, Trieste 1908 - Milano 1968) e stampato dalla ARAR. Anche qui parrebbe proprio mancare il cerchietto sulla carenatura (il segno bianco oblungo che si intravede sembra piuttosto un difetto di stampa o un lieve danneggiamento). La penna è indubbiamente identica alla 361 faccettata mostrata nella pubblicità di Simone del 1949: si veda soprattutto la disposizione - che io definirei del primo tipo - della parte sottostante al fusto faccettato, dove la penna diviene cilindrica presentando:
• prima un cilindro liscio di 10 mm di lunghezza,
• poi, digradando leggermente, la filettatura da 5 mm,
• e quindi nuovamente un cilindro, anch’esso più piccolo e liscio, di 2mm,
• seguiti dalla carenatura ogivale vera e propria in ebanite. Questa frastagliata quanto affascinante disposizione della parte terminale del fusto in prossimità del pennino, costruita a stadi successivi come un razzo vettore, verrà successivamente modificata nel corso della storia quasi ventennale del modello.
Ma torniamo ai segni di riconoscimento per l’allineamento della punta.
Probabilmente a causa dei problemi di cui ho dato conto precedentemente (per averli personalmente riscontrati), qualcuno in OMAS (Armando Simoni, quello vero! ) deve aver deciso che era meglio agevolare gli scriventi con l’applicazione di due semplici segnali. Si intervenne, così, con una soluzione praticamente a costo zero: praticare delle piccole cavità circolari nell’ebanite della carena/corazza e riempirle di vernice bianca…
La storia seguente è più facilmente ricostruibile, con la vernice bianca che si scuriva a causa del contatto ripetuto con l’inchiostro in fase di caricamento, e finiva per staccarsi del tutto per lo sfregamento con i nettapennini: si dovette passare, perciò, all’applicazione di due circoletti in metallo dorato e, da ultimo, a due (grandi) cunei o frecce di “aperture” differenti.
In ogni caso, credo che solo l’amico Fabbale potrà confermare o meno questa ricostruzione.
* * *
Per quanto riguarda il mio contributo originale odierno al Wiki, allego questa pubblicità finora non presente nel nostro archivio. OMAS - 361 C - post 1954
@Simone: il venditore ipotizza che sia stata ritagliata dalla rivista «Gente», e io posso solo aggiungere che deve essere successiva al 1954 quando venne presentata la chiusura a scatto sulle 361 di forma tonda (T).
Anche in questo caso, comunque, ho trovato un bel legame con la storia “marinara” del mio orologio…
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Ultima modifica di Musicus il domenica 17 marzo 2024, 20:11, modificato 3 volte in totale.
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- Iscritto il: martedì 3 dicembre 2013, 20:33
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Prova di scrittura
La punta esposta, libera di flettersi, ove non venga premuta scrive comunque normalmente con un tratto <F>, paragonabile a quello realizzato dalla punta rigida “carenata”.
A quanto ho potuto verificare negli anni su diversi esemplari che ho provato (ma sempre considerando il grado di usura relativo che potrebbe risultare tra le due punte per l’uso fattone dai precedenti proprietari), non sono convinto che tra le due punte esistesse sempre, “di fabbrica”, una differenza di addirittura una taglia (EF – F ad esempio, o F – M) tra il lato flessibile (non premuto) e quello rigido (non premuto), o viceversa, come si può trovare scritto in rete, perlopiù nei siti di vendite.
La parte flessibile del gruppo scrittura si mostra comunque più che adatta ad assolvere la maggior parte dei compiti quotidiani,
a parte il disegno tecnico e, soprattutto, il “ricalco” (ovvero la scrittura rigida per la produzione di copie con fogli di carta carbone).
Se cercate due modalità di scrittura davvero differenti, perciò, questa è la penna che fa per voi. Nulla a che vedere con quella mezza presa in giro della fin troppo osannata Pilot “Justus”, con la sua variazione di tratto quasi impalpabile (per descrivere la quale si sono dovuti scomodare aggettivi quali soft e hard decisamente più consoni alla narrativa erotica ): la OMAS 361 è disponibile in tre-taglie-tre! (piccola, media e grande, scelta che reca evidentissimi vantaggi all’ergonomia in fase di scrittura, e offre alternative per la portabilità in generale), in due versioni (faccettata e cilindrica), in poco meno di 10 colori in totale tra celluloide e plastica (oro laminato compreso), con caricamento a pistone, con la disponibilità di pennini anche decisamente fini, ed è in Italia sempre reperibile sul mercato dell’usato (anche con pezzi davvero mai usati), a prezzi il più delle volte abbordabili per le versioni tonde, e davvero proibitivi solamente per le versioni faccettate con livree in splendida celluloide arco.
La OMAS 361 è un raffinatissimo strumento di scrittura, modernissimo oggi come lo era nel 1948, dalle grandi prestazioni: l’impegno richiesto nell’apprendimento delle sue potenzialità sarà ricompensato da una versatilità senza pari, che saprà regalare grandissime soddisfazioni al suo possessore/custode.
Rispondo alla domanda che sento sorgere spontanea: no, non ho un banchetto di Omas 361 da sbolognare…
Commiato
Finalmente insieme, penna e orologio, grandi protagonisti nei rispettivi campi dell’innovazione di oramai 75 anni fa!
E dopo tutto questo rigore cromatico di nero&oro vestito, mi voglio congedare con una fantasia di colori, più consona all’incipiente Primavera e alle ore speriamo per tutti liete delle prossime festività pasquali!
Grazie per l’attenzione!
Giorgio
Se cercate due modalità di scrittura davvero differenti, perciò, questa è la penna che fa per voi. Nulla a che vedere con quella mezza presa in giro della fin troppo osannata Pilot “Justus”, con la sua variazione di tratto quasi impalpabile (per descrivere la quale si sono dovuti scomodare aggettivi quali soft e hard decisamente più consoni alla narrativa erotica ): la OMAS 361 è disponibile in tre-taglie-tre! (piccola, media e grande, scelta che reca evidentissimi vantaggi all’ergonomia in fase di scrittura, e offre alternative per la portabilità in generale), in due versioni (faccettata e cilindrica), in poco meno di 10 colori in totale tra celluloide e plastica (oro laminato compreso), con caricamento a pistone, con la disponibilità di pennini anche decisamente fini, ed è in Italia sempre reperibile sul mercato dell’usato (anche con pezzi davvero mai usati), a prezzi il più delle volte abbordabili per le versioni tonde, e davvero proibitivi solamente per le versioni faccettate con livree in splendida celluloide arco.
La OMAS 361 è un raffinatissimo strumento di scrittura, modernissimo oggi come lo era nel 1948, dalle grandi prestazioni: l’impegno richiesto nell’apprendimento delle sue potenzialità sarà ricompensato da una versatilità senza pari, che saprà regalare grandissime soddisfazioni al suo possessore/custode.
Rispondo alla domanda che sento sorgere spontanea: no, non ho un banchetto di Omas 361 da sbolognare…
Commiato
Finalmente insieme, penna e orologio, grandi protagonisti nei rispettivi campi dell’innovazione di oramai 75 anni fa!
E dopo tutto questo rigore cromatico di nero&oro vestito, mi voglio congedare con una fantasia di colori, più consona all’incipiente Primavera e alle ore speriamo per tutti liete delle prossime festività pasquali!
Grazie per l’attenzione!
Giorgio
-
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OMAS EXTRA 361 F – Bologna, 1948
Molto verosimile l'ipotesi sui segnali della carena e naturalmente affascinante la penna col suo fantastico pennino! Prima o poi me ne troverò una anche io...
OMAS EXTRA 361 F – Bologna, 1948
Buonasera,
Io ce l'ho e dopo questa splendida ricerca la terrò ancora più cara....
Io ce l'ho e dopo questa splendida ricerca la terrò ancora più cara....
- Pierre
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OMAS EXTRA 361 F – Bologna, 1948
Caro Giorgio,
non posso che accodarmi a chi mi ha preceduto. Ce l'ho da poco - già amatissima - e, da oggi, la apprezzerò ancora di più.
Grazie infinite!
non posso che accodarmi a chi mi ha preceduto. Ce l'ho da poco - già amatissima - e, da oggi, la apprezzerò ancora di più.
Grazie infinite!
- piccardi
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Grazie Giorgio,
per averci dato un'altra bellissima recensione, per una delle penne più interessanti della produzione di Simoni, nella sua realizzazione più elegante ancorché meno comune, quella faccettata. E grazie, come sempre, anche per il nuovo contributo all'archivio pubblicitario del wiki.
Simone
per averci dato un'altra bellissima recensione, per una delle penne più interessanti della produzione di Simoni, nella sua realizzazione più elegante ancorché meno comune, quella faccettata. E grazie, come sempre, anche per il nuovo contributo all'archivio pubblicitario del wiki.
Simone
Questo è un forum in italiano, per pietà evitiamo certi obbrobri linguistici:
viewtopic.php?f=19&t=3123
e per aiutare chi non trova un termine:
viewtopic.php?f=19&t=1758
viewtopic.php?f=19&t=3123
e per aiutare chi non trova un termine:
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Ciao, Kircher!
Direi che che è quasi impossibile non trovarne una (cilindrica) al mese nei mercatini .
In rete, invece, c'è proprio l'imbarazzo della scelta, sempre con la netta prevalenza della versione cilindrica, però: alla fine, comunque, è sempre la doppia scrittura che fa la differenza.
Mi piace sfondare porte aperte!
Grazie a voi per il gradito riscontro!
Grazie di cuore, Simone.piccardi ha scritto: ↑martedì 19 marzo 2024, 0:00 Grazie Giorgio,
per averci dato un'altra bellissima recensione, per una delle penne più interessanti della produzione di Simoni, nella sua realizzazione più elegante ancorché meno comune, quella faccettata. E grazie, come sempre, anche per il nuovo contributo all'archivio pubblicitario del wiki.
Simone
Sempre avanti, dunque!
Giorgio
OMAS EXTRA 361 F – Bologna, 1948
Bellissimo racconto, come sempre, Giorgio!
Bello il corredo delle fotografie e delle réclames, la prospettiva storica e lo squisito accostamento della penna e dell'orologio, due esempi di innovazione industriale ed estetica di un'epoca d'oro del design pulito ed essenziale.
La storia dell'orologio tropicalizzato é stupenda e l'orologio in sé, a dir poco magnifico. Tuo nonno ebbe un gusto raffinato nella scelta del regalo, del quale tuo padre andò certamente orgoglioso come lo sei tu ora.
Grazie pr la meraviglia che generano sempre i tuoi contributi.
Bello il corredo delle fotografie e delle réclames, la prospettiva storica e lo squisito accostamento della penna e dell'orologio, due esempi di innovazione industriale ed estetica di un'epoca d'oro del design pulito ed essenziale.
La storia dell'orologio tropicalizzato é stupenda e l'orologio in sé, a dir poco magnifico. Tuo nonno ebbe un gusto raffinato nella scelta del regalo, del quale tuo padre andò certamente orgoglioso come lo sei tu ora.
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OMAS EXTRA 361 F – Bologna, 1948
Che dire? Ogni volta squaderni un mondo di bellezza e riporti alla luce la grande storia dei produttori che seppero progettare strumenti tanto gradevoli quanto funzionali.
Sono perfettamente d'accordo sul fatto che, piuttosto che incaponirsi su penne moderne anche valide ma che nulla hanno a che vedere con l'espressività di certe antenate, tanto vale cercare di dare nuova vita a qualche esemplare come questa magnifica 361.
Trovai la mia, cilindrica, con la clip semplice, leggermente arcuata in un mercatino a un prezzo più che onesto.
Da chiusa è un poco anonima, ma quando si svela il pennino dalla doppia anima...ecco che si apre un mondo.
Grazie e a presto.
Renzo
Sono perfettamente d'accordo sul fatto che, piuttosto che incaponirsi su penne moderne anche valide ma che nulla hanno a che vedere con l'espressività di certe antenate, tanto vale cercare di dare nuova vita a qualche esemplare come questa magnifica 361.
Trovai la mia, cilindrica, con la clip semplice, leggermente arcuata in un mercatino a un prezzo più che onesto.
Da chiusa è un poco anonima, ma quando si svela il pennino dalla doppia anima...ecco che si apre un mondo.
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Aggiungo una immagine della mia 361, piuttosto vissuta, con i cerchietti indicatori che hanno perso la doratura. Eppure la penna è perfettamente efficiente e pronta all'uso.
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Eccomi tornato a casa con il tempo necessario per rispondere agli amici come si deve.Mightyspank ha scritto: ↑giovedì 21 marzo 2024, 0:38 Che dire? Ogni volta squaderni un mondo di bellezza e riporti alla luce la grande storia dei produttori che seppero progettare strumenti tanto gradevoli quanto funzionali.
Sono perfettamente d'accordo sul fatto che, piuttosto che incaponirsi su penne moderne anche valide ma che nulla hanno a che vedere con l'espressività di certe antenate, tanto vale cercare di dare nuova vita a qualche esemplare come questa magnifica 361.
Trovai la mia, cilindrica, con la clip semplice, leggermente arcuata in un mercatino a un prezzo più che onesto.
Da chiusa è un poco anonima, ma quando si svela il pennino dalla doppia anima...ecco che si apre un mondo.
Grazie e a presto.
Renzo
Grazie, Renzo, è un vero piacere risentirti!
Per proseguire nella nostra antica consuetudine di abbinare penne a composizioni musicali, oggi suggerirei l'ultimo, meraviglioso ciclo di Lieder di Richard Strauss, scritto anch'esso nel 1948, poco prima della morte del compositore: Vier letze Lieder. In particolare il primo, Frühling (Primavera) su testo di Hermann Hesse, da ascoltare magari nell'interpretazione della grande Lucia Popp.
Un caro saluto!
Giorgio
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fufluns ha scritto: ↑mercoledì 20 marzo 2024, 14:16 Bellissimo racconto, come sempre, Giorgio!
Bello il corredo delle fotografie e delle réclames, la prospettiva storica e lo squisito accostamento della penna e dell'orologio, due esempi di innovazione industriale ed estetica di un'epoca d'oro del design pulito ed essenziale.
La storia dell'orologio tropicalizzato é stupenda e l'orologio in sé, a dir poco magnifico. Tuo nonno ebbe un gusto raffinato nella scelta del regalo, del quale tuo padre andò certamente orgoglioso come lo sei tu ora.
Grazie pr la meraviglia che generano sempre i tuoi contributi.
Il filo da pesca è stato cancellato in post-produzione.
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grazie per questa dettagliata presentazione di una penna che anche a me è cara.
Nel mio caso, è la penna che era di mio nonno, che andò a mio padre e poi dopo a me.
Forse dovrei abbinargli l'orologio... (ché forse mio padre aveva pure quello, ma onestamente di orologi non mi son mai inteso).
Mio nonno, bisogna dirlo, non la regalò nuova a mio padre... anzi era sua e la usava senza troppi patemi (mio nonno era militare di carriera, e la famiglia veniva più o meno comandata come fosse un battaglione, raccontava mio padre - io non ho ricordi perché il povero nonno morì che avevo forse tre anni, di lui ho solo ricordi in fotografia).
Lo dico perché la mia 361 (mio padre diceva che ricordava forse che suo padre la comprò nel 1949) è piuttosto vissuta, e anche un pochino malridotta.
Di fatto sono titubante ad usarla, e sta lì...
Come si vede qui, purtroppo il cappuccetto che copre il pennino è crepato (mi vien da immaginare, dal fare burbero di mio nonno)
Ma non solo, la parte sottostante è deformata! come se avesse subito una deformazione da calore...
Per finire, il povero fondello è martoriato... non so bene se la mangiucchiasse, o la battesse con impazienza su qualche ruvida superficie... Resta la sua penna, e forse prima o poi dovrei cercare qualcuno in grado di almeno aggiustare la crepa.
Nel mio caso, è la penna che era di mio nonno, che andò a mio padre e poi dopo a me.
Forse dovrei abbinargli l'orologio... (ché forse mio padre aveva pure quello, ma onestamente di orologi non mi son mai inteso).
Mio nonno, bisogna dirlo, non la regalò nuova a mio padre... anzi era sua e la usava senza troppi patemi (mio nonno era militare di carriera, e la famiglia veniva più o meno comandata come fosse un battaglione, raccontava mio padre - io non ho ricordi perché il povero nonno morì che avevo forse tre anni, di lui ho solo ricordi in fotografia).
Lo dico perché la mia 361 (mio padre diceva che ricordava forse che suo padre la comprò nel 1949) è piuttosto vissuta, e anche un pochino malridotta.
Di fatto sono titubante ad usarla, e sta lì...
Come si vede qui, purtroppo il cappuccetto che copre il pennino è crepato (mi vien da immaginare, dal fare burbero di mio nonno)
Ma non solo, la parte sottostante è deformata! come se avesse subito una deformazione da calore...
Per finire, il povero fondello è martoriato... non so bene se la mangiucchiasse, o la battesse con impazienza su qualche ruvida superficie... Resta la sua penna, e forse prima o poi dovrei cercare qualcuno in grado di almeno aggiustare la crepa.