@Simy
Qui non si sta criticando il naturale sviluppo di una lingua e la sua evoluzione.
Bensì la brutta abitudine di utilizzare termini stranieri inutilmente solo per vezzo ed esterofilia quando esistono corrispondenti vocaboli italiani che significano la stessa cosa.
Dire “ehi boys” perché fa figo invece di dire ragazzi lo trovo un inutile imbarbarimento.
Un conto è l’evoluzione necessaria, diverso inbastardire la propria lingua con termini stranieri non necessari.
Si promuovono convegni per il mantenimento di lingue quasi sconosciute tipo il Ladino e poi non difendiamo l’Italiano?
Un conto è sapere come altri si esprimono, diverso usare la stessa espressione inserendola in un’altra lingua. L’ironica storiella riportata da ricard è esplicativa della cosa.
Qui non c’entra nulla l’evoluzione della cultura ma la cancellazione della propria!
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29 novembre 2025 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
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La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
Ultima modifica di Automedonte il lunedì 17 novembre 2025, 23:26, modificato 1 volta in totale.
Cesare Augusto
La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)
Come ho letto le prime tre righe di quell'articolo mi veniva da vomitare.
Simy concordo con quello che hai scritto, specialmente per quel che riguarda i confini. Ma entreremmo in un discorso paurosamente più ampio.
Anche la cittadinanza è una creazione se ci pensi. Tant'è che esiste l'autodeterminazione ma idem come sopra.
Sapere come si esprimono negli altri Paesi è si un arricchimento, ma noi parliamo della sostituzione di una lingua, presto o tardi.
E non solo, anche della sostituzione e/o sparizione di una cultura.
Un esempio personale di vita vissuta: quando l'americana che conoscevo venne in italia nel 2000 disse che era delusa perchè si aspettava di vedere la cultura italiana, il modo di vestire, di parlare, ecc. invece le sembrava di essere in america. Ragazzi vestiti come straccioni, cappellini con la visiera all'indietro, skateboard, e così via.
Ed era nel 2000. Pensa se fosse venuta ora.
Una pubblicità in tv: "l'effetto wow".
Taccio per non smadonnare.
Spero che nessuno di qui comperi nel "venerdì nero".
Simy concordo con quello che hai scritto, specialmente per quel che riguarda i confini. Ma entreremmo in un discorso paurosamente più ampio.
Anche la cittadinanza è una creazione se ci pensi. Tant'è che esiste l'autodeterminazione ma idem come sopra.
Sapere come si esprimono negli altri Paesi è si un arricchimento, ma noi parliamo della sostituzione di una lingua, presto o tardi.
E non solo, anche della sostituzione e/o sparizione di una cultura.
Un esempio personale di vita vissuta: quando l'americana che conoscevo venne in italia nel 2000 disse che era delusa perchè si aspettava di vedere la cultura italiana, il modo di vestire, di parlare, ecc. invece le sembrava di essere in america. Ragazzi vestiti come straccioni, cappellini con la visiera all'indietro, skateboard, e così via.
Ed era nel 2000. Pensa se fosse venuta ora.
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Difficile non essere d'accordo. Ma lasciami fare l'Avvocato del Diavolo.Simy ha scritto: ↑domenica 16 novembre 2025, 3:19 Integrare vocaboli, modi di dire, culture altrui ha sempre fatto parte dell'essere umano, della sua natura e, onestamente, io la trovo davvero una bella cosa. I confini sono roba inventata; ci provano, a demarcare linee nette nel tessuto dell'umanità, azione che è - per sua natura - divisiva molto più che conservativa di un qualche concetto di qualità.
Pensa di abitare in un qualsiasi paese del Sud del mondo nel Diciannovesimo secolo, l'apogeo del colonialismo europeo.
Tu abiti li ed arriva un Funzionario Coloniale o un Missionario o un Pioniere Colono, animati magari delle migliori intenzioni. Non erano tutti cattivi.
E ti dicono esattamente la frase che ho messo come quote.
Tu onestamente, come la prendi?
(disclaimer: è un discorso puramente speculativo, NON pensare che stia dicendo che siamo invasi in Italia e tutte quelle cose li...sono lontano anni luce da quel concetto con questo ragionamento)
Venceremos.
