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La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 17:29
da imluca
Sinceramente non capisco questo argomento. L'italiano è una lingua e come tale cambia nel tempo, lo ha sempre fatto.
L'espressione "l'uso fa la lingua e non viceversa" significa che il modo in cui le persone usano il linguaggio nella pratica (l'uso) determina la sua evoluzione e le sue regole, piuttosto che essere le regole che plasmano l'uso. In altre parole, la lingua è un organismo vivo e dinamico, modificato dall'interazione e dalle necessità comunicative dei suoi parlanti, non un sistema statico imposto dall'alto.
Le parole cambiano significato, se ne creano di nuove e alcune cadono in disuso. Tutto ciò avviene attraverso la pratica quotidiana e non in seguito a decreti linguistici. Ad esempio, l'uso di una parola in un contesto specifico può estenderne il significato ad altri contesti.

La lingua non è un'entità astratta, ma un prodotto sociale. Ogni atto comunicativo, ogni frase pronunciata, contribuisce a plasmare la lingua stessa. Pensiamo alle espressioni giovanili o a neologismi che nascono e si diffondono nella comunicazione informale.

Per me non c'è l'idea che esista un modo "corretto" e "immutabile" di usare la lingua, che debba essere rispettato a prescindere dall'uso reale. Al contrario, l'uso concreto è la fonte primaria della lingua, e le regole sono una descrizione di come essa viene effettivamente utilizzata.
A quanto pare non solo il solo:

Da: https://accademiadellacrusca.it/it/ling ... ole-nuove/
Le schede sono pensate come strumenti di comprensione e approfondimento di una lingua, la nostra, che è in continua evoluzione. Le parole che fanno parte dell’italiano, come di qualsiasi lingua naturale, non possono essere “decise” o “scelte” dall’alto, ma sono quelle che spontaneamente si attestano negli usi dei parlanti, sulla base delle normali dinamiche di funzionamento delle lingue.
Ovviamente ci sono e ci saranno sempre usi "sbagliati" della lingua (nel senso di non conformi la linguaggio "standard") ma la cosa interessante è che molte delle parole che oggi si considerano italiane erano straniere.
Enbi ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 14:45 Con me si sfonda una porta aperta sul rispetto della lingua italiana. Da amante della classicità e della letteratura italiana aborro gli anglismi, anche se qualcuno finisco a usarlo pure io purtroppo. Nel linguaggio comune certe cose sono molto radicate (pensare all'uso di "dispositivo" anziché "apparecchio" per indicare telefono, computer... anche lo stesso "computer" è un anglismo, ma chi usa l'italiano "calcolatore"?)
<OMISSIS>
Per parte mia, quello che ritengo di poter fare è usare un italiano quanto possibile non "contaminato", anche se è dura in certi settori come quello della tecnologia... Persino nelle nostre amate penne, mi viene più naturale dire "clip" anziché "fermaglio". Si tratta di una lotta quotidiana innanzitutto con me stesso, contro la pigrizia di non trovare parole più ricche e adeguate. Non è nazionalismo, è amore per la cultura e per il pensiero, cosa che richiede i suoi sacrifici.
Ah quindi smetteremo di usare:
- garage
- bouquet
- chef
- balletto
- giacca
- parrucchiere
- corsia
- zucchero
- sciroppo
- arsenale
- albicocca
- carciofo
- zenzero
- zafferano
- computer
- mouse
- chat
- stress
- sport
- club
- bar
- yogurt
- divano
... potrei continuare per bel po' probabilmente.
Enbi ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 14:45 P.S. vorrei sapere chi usa 惚け (boke) parlando in italiano... saranno quelli che vanno al Lucca comics, per loro vale quanto disse Virgilio a Dante alle porte dell'Inferno: "non ragioniam di lor, ma guarda e passa" ;)
Questa proprio non l'ho capita: che cosa hanno in comune quelli che vanno al Lucca Comics?
Automedonte ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 13:45 Sull’argomento meglio che sto zitto altrimenti mi bannano :mrgreen:

Io la penso come Andrea Gritti, doge veneziano quando Venezia era importante, che al suo ambasciatore presso il sultano che gli chiedeva in che lingua gli dovesse parlare rispose:”sei veneziano parla in veneziano” intendendo che Venezia era talmente importante che era il sultano a doversi preoccupare.
Scusa se mi permetto Cesare, ma questo mi pareva un dibattito tutto interno, italiano direi, tra i suoi parlanti. Forse non ho capito.
lleo ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 12:01 "Piuttosto" usato al posto di "anzichè", la "barra" (due BARRA tre volte). Addirittura ora usano anche pronunciare l'anno come i sottoculturati angloamericani, ossia venti venticinque anzichè duemila venticinque.
Scusa ma io guarderei proprio agli accenti in questa frase, (vedi: https://dizionari.corriere.it/dizionari ... iche.shtml ) e i "sottoculturati americani" lo usano perché nella loro lingua si usa semplicemente così.
Vedi: https://dictionary.cambridge.org/gramma ... mmar/dates
Before the year 2000
1492: fourteen ninety-two
1700: seventeen hundred
1801: eighteen hundred and one or eighteen oh /əʊ/ one
1908: nineteen oh eight
L'intento non è di sollevare polemica ma di avere una discussione pacifica su questo argomento.

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 17:47
da Automedonte
@imluca

Era una battuta che si riferiva genericamente al fatto di parlare lingue straniere e per analogia usare termini stranieri che “imbarbariscono” la propria lingua.

Comunque delle varie parole che hai elencato, immagino scherzosamente, quella che eliminerei volentieri dal vocabolario e dall’uso è chef.
La odio ed odio anche gli chef, soprattutto quelli stellati ed in generale quelli presuntuosi.

CUOCO, CUOCA sono parole bellissime, se proprio vogliamo usarne un altra adoro Rezdora il top in cucina :thumbup:

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:10
da AinNithael
Dove avrò messo la macchinetta per i popcorn? ;)

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:26
da AlexO
lleo ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 17:15 [...] perchè [...]
... perché ...

:D :D :D scusa senza offesa... capisco che è un refuso... può capitare a chiunque...
lleo ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 17:15 Insomma, io eviterei di prendere ad esempio ignoranti totali che per indicare il plurale piazzano una s alla fine della parola.
concordo :thumbup:

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:28
da Esme
@AinNithael ti vanno bene i popc... ops! i chicchi di granoturco scoppiati al caramello salato? Te ne passo un secchiello? :lol:

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:33
da Ottorino
Granoturco ?? Mais, oppure "formentone"

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:35
da AlexO
Enbi ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 14:45 Con me si sfonda una porta aperta sul rispetto della lingua italiana. Da amante della classicità e della letteratura italiana aborro gli anglismi, anche se qualcuno finisco a usarlo pure io purtroppo. Nel linguaggio comune certe cose sono molto radicate (pensare all'uso di "dispositivo" anziché "apparecchio" per indicare telefono, computer... anche lo stesso "computer" è un anglismo, ma chi usa l'italiano "calcolatore"?)
Sono d'accordo con Roland, il problema nasce dalle classi dirigenti, che poi tutti seguono a ruota, anche cosiddetti "intellettuali", che io non considero degni di tale nome qualora si asservano alla cultura dominante e si lascino derubare della parola, il loro più grande tesoro e strumento per incidere sulla società.
Per parte mia, quello che ritengo di poter fare è usare un italiano quanto possibile non "contaminato", anche se è dura in certi settori come quello della tecnologia... Persino nelle nostre amate penne, mi viene più naturale dire "clip" anziché "fermaglio". Si tratta di una lotta quotidiana innanzitutto con me stesso, contro la pigrizia di non trovare parole più ricche e adeguate. Non è nazionalismo, è amore per la cultura e per il pensiero, cosa che richiede i suoi sacrifici.
in linea di massima concordo con te
dal mio punto di vista il discrimine è più che altro il "modo" in cui si usano i termini stranieri: mi da proprio fastidio quando si potrebbero usare termini italiani di uso corrente e invece si usano sistematicamente termini stranieri, anglismi in primis...
va poi comunque considerato anche il contesto: in discorsi entro ambiti settoriali/specialistici e con interlocutori con cui si parla di tematiche proprie di quegli ambiti, ritengo corretto usare la terminologia corrente in uso per i medesimi ambiti

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:36
da Ottorino
@imluca dillo che ce l'hai con me !!

Anziche !!

Mi vuoi torturare ??

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:43
da Esme
Ottorino ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 18:33 Granoturco ?? Mais, oppure "formentone"
Ah, no! Nonononononononono! :lol:
Mais è latino. Noi non siamo più latini.
Granoturco è italiano.
Formentone... mi sa che lo usate solo lì da quelle parti dove si dice lapis. :mrgreen:

Qualcuno comunque direbbe "quel cereale che mangiano solo le galline".
Ma non io, ché essendo insubrica ne ho il massimo rispetto.

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:45
da Enbi
Silvia1974 ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 17:28 @Enbi non tutti i partecipanti al Lucca Comics sono uguali ;)
imluca ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 17:29 Questa proprio non l'ho capita: che cosa hanno in comune quelli che vanno al Lucca Comics?
Giusto, ha ragione Silvia, non tutti sono uguali, ma ho usato una circonlocuzione per non usare la parola diretta che può risultare forte, allora lo dirò chiaramente:

Questa cosa di usare termini giapponesi presi di peso dagli anime mentre si parla in italiano è tipica dei giappominchia*, gente che per la mia salute mentale non prendo neanche in considerazione, poi 惚け è veramente una parola forte, equivale circa al nostro "scimunito" (per non usare parole peggiori), io non l'ho mai sentita dire da un giapponese, o meglio, solo dagli attori giapponesi nei film sulla yakuza, che non fanno testo :D

*giappomichia: persona di scarsa o nulla intelligenza appassionata di anime, manga e in generale di "cultura pop" giapponese. Sono convinti di vivere dentro un anime, usano termini come "boke", "baka", "oniichan", "yamete", "chotto matte" (senza aprire lo scrigno di Pandora delle "citazioni di Jojo"), si atteggiano a tipi stereotipati di personaggi anime.

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:50
da Automedonte
Esme ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 18:28 @AinNithael ti vanno bene i popc... ops! i chicchi di granoturco scoppiati al caramello salato? Te ne passo un secchiello? :lol:
Basta dire mais scoppiato :D

Il caramello salato andrebbe aggiunto anche alla parola popcorn.

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:51
da Esme
@Enbi posso usare kawaii? È così cute!
:twisted: :angel:

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:52
da Silvia1974
Grazie per il riscontro @Enbi Anche a me non piacciono questi soggetti.
Demo, qualche parola giapponese ti resta attaccata anche se non vuoi, se ascolti troppe puntate :D

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 18:57
da Esme
Automedonte ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 18:50 mais scoppiato
No! :)
Mais non mi piace. Vedi sopra.
E se dico solo granturco scoppiato, poi qualcuno potrebbe pensare a qualche incidente culinario. O servirmi anche il tutolo. 8-)

La specifica riguardo al "caramello salato" era per sapere se a Ain piacciono come versione. Magari preferisce quelli lisci.

La fine dell'italiano (e della sua terra di origine)

Inviato: sabato 8 novembre 2025, 19:06
da Automedonte
Esme ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 18:57
Automedonte ha scritto: sabato 8 novembre 2025, 18:50 mais scoppiato
No! :)
Mais non mi piace. Vedi sopra.
E se dico solo granturco scoppiato, poi qualcuno potrebbe pensare a qualche incidente culinario. O servirmi anche il tutolo. 8-)

La specifica riguardo al "caramello salato" era per sapere se a Ain piacciono come versione. Magari preferisce quelli lisci.
Chi l’ha detto che viene dal latino? Quando si usava il latino il mais neanche esisteva. Proviene dallo spagnolo maiz ed in italiano è diventato mais