1 • Parker PENPARKER
2 • Parker Duofold Junior Burgundy & Black
3 • Parker ENVELOPENER
4 • Parker Vest-Parker Duofold Burgundy & Black Set in Box
5 • Parker «GO» ONYX DESK BASE
Postludio
* * *
Preludio
La presente recensione tratterà di un piccolo ecosistema PARKER che si poteva assemblare agli inizi del 1932, nel pieno della Grande Depressione: le stilografiche e la matita della linea Duofold ne costituivano, ovviamente, la “conditio sine qua non”, ma i deliziosi accessori che erano stati creati dalla Casa per moltiplicare la praticità e la soddisfazione d’uso dei pur pregiatissimi strumenti di scrittura saranno almeno per oggi i veri protagonisti…
* * *
Chi volesse conoscere le straordinarie vicende di questo grandissimo tra i Produttori, tuttora in attività, potrà consultare:
https://www.fountainpen.it/Parker/it
Per inquadrare i modelli di stilografica in presentazione oggi suggerisco come sempre la consultazione del nostro formidabile WIKI creato e curato da Simone Piccardi

Per una completa ricapitolazione della storia del glorioso modello Duofold in tutte le sue evoluzioni:
• il volume «Parker Duofold» di David Shepherd e Dan Zazove
• il sito parkersheaffer.com
• ancora il nostro Wiki: https://www.fountainpen.it/Duofold
Per parte mia, in questa sede mi limiterò a richiamare l’attenzione del lettore sugli aspetti meno conosciuti della materia.
1 • Parker PENPARKER
Nel citato sito parkersheaffer.com, l’ottimo Dan Zazove firma un articolo che introduce dal punto di vista storico il «Penparker» (https://parkersheaffer.com/penparker-a- ... desk-base/) ricordando come proprio nel 1932, al culmine degli effetti negativi della Grande Depressione, la Parker avrebbe visto il proprio fatturato ridursi ad un terzo rispetto a quello degli anni precedenti (!), e che avrebbe patito per la prima volta nella sua quarantennale storia il primo esercizio in perdita… La risposta della dirigenza, in attesa del lancio del nuovo prodotto che avrebbe rivoluzionato il mercato (la prima Vacuum-filler/Vacumatic trasparente è proprio dell’autunno di quell’anno), fu quella di prendere tempo, resistere senza abbassare i prezzi, e cercare di smaltire gli stock di Duofold invenduti, proponendo con campagne pubblicitarie di grande impatto le penne e le matite in abbinamento ad accessori utili ma con bassissimi costi di produzione.
Gli “accessori” disponibili erano i seguenti:
• la nuova base metallica «Penparker»,
• il nuovo tagliacarte in celluloide «Envelopener»,
• i codali in celluloide per la conversione delle penne da tasca in penne da scrivania,
• le boccette di inchiostro «Quink» (per piazzare le quali si inventò la delirante taglia “Baby Grand Bottle”),
• le mine di ricambio per la matita,
• le personalizzazioni di penne, matite e perfino del tagliacarte con l’autografo/firma del futuro utilizzatore, riprodotto sulla celluloide da un macchinario brevettato,
• il tutto racchiuso in scatole regalo che li proponevano in diverse combinazioni (“Gift Ensembles”),
ma sempre in omaggio (con il risparmio presunto dichiarato nell’inserzione pubblicitaria) e sempre in abbinamento con una penna e una matita Duofold.
Nell’articolo citato si potranno reperire informazioni interessanti anche sul brevetto del Penparker e sul suo titolare, I.D. Tefft.
Patent-US-1,892,181 (dal Wiki)
* * *
Non vi sono, almeno che io sappia, immagini del Penparker provenienti dai Cataloghi.
La prima notizia del nuovissimo accessorio da me rinvenuta sulla stampa quotidiana nordamericana dell’epoca (che posso consultare per abbonamento) è dell’inizio di febbraio 1932. Chicago_Tribune_1932_02_05_p.5
In marzo a Buffalo il Penparker lo regalavano un po’ tutti i rivenditori…

Sulle riviste a diffusione nazionale la prima apparizione da me rinvenuta è di due settimane dopo, sul Saturday Evening Post del 20 febbraio 1932, ma è in bianco e nero e corrisponde alla pubblicità della stampa quotidiana che allegherò più sotto; personalmente, ho voluto acquistare dagli USA una pubblicità originale a colori del Penparker in cui comparisse anche la penna con cui lo presento, e volentieri conferisco il mio primo contributo odierno al Wiki: PARKER – 1932.04. The Penparker - The Saturday Evening Post – Vol.204, No. 44, pag.1 (seconda di copertina)
Data visibile sul retro del foglio (copertina)
Il nome
Il nome gioca sul doppio senso presente nel cognome “Parker” che in inglese – allontanandosi dall’etimo originale di “conduttore di parco/riserva” – negli anni ruggenti era giunto per tutti a significare “parcheggiatore”: per cui “Penparker” sarà il “parcheggiatore della penna Parker” (in una pubblicità esplicitamente «a desk base for “parking” the pen»).
Le misure
Diametro: 7 cm
Altezza: 1,96 cm
Peso: 207 g
Osservazioni
Il Penparker è realizzato in materiale non ferroso, con la sola eccezione del sottile “ponticello” (grip = il fermo), estremamente rigido e saldamente infisso, efficacemente resistente alla trazione nonostante l’aspetto delicato e flessibile.
Definito in una Ad «a moderne beauty in chromium and jet finished metal» (feb. 20, 1932), mostra una superficie cromata (una cromatura, senza dubbio, di qualità) con l’eccezione del disco che funge da base, che è invece verniciato di nero a contrasto (direttamente sulla cromatura): sul mio esemplare la vernice nera non si è rivelata altrettanto efficace nel resistere alle ingiurie del tempo. La superficie inferiore è ricoperta dal feltro verde originale.
Il Penparker è in buona sostanza una lucente “base da tavolo” in stile Déco caratterizzata da tre dischi concentrici, impilati uno sull’altro con diametri decrescenti (di ca. 0,5 cm). Al centro della superficie del disco superiore è stato ricavato un incavo asimmetrico, che parrebbe penetrare per più dell’altezza dell’ultimo disco: per questo motivo, il manufatto potrebbe anche essere soltanto un “blocco unico”, e non il risultato dell’assemblaggio di tre parti distinte.
L’incavo a cui ho accennato ha una forma esterna ellissoidale, che presenta all’interno una sezione smussata/concava (che permette lo scivolamento della testina della penna verso il basso) e una sezione piatta incidente, perfettamente circolare, che accoglie in posizione di riposo la testina anch’essa piatta (flat-top, anche nella nuova versione streamlined delle Duofold) e costituisce il fine corsa della rotazione della penna.
Continua…