L'espressione "l'uso fa la lingua e non viceversa" significa che il modo in cui le persone usano il linguaggio nella pratica (l'uso) determina la sua evoluzione e le sue regole, piuttosto che essere le regole che plasmano l'uso. In altre parole, la lingua è un organismo vivo e dinamico, modificato dall'interazione e dalle necessità comunicative dei suoi parlanti, non un sistema statico imposto dall'alto.
Le parole cambiano significato, se ne creano di nuove e alcune cadono in disuso. Tutto ciò avviene attraverso la pratica quotidiana e non in seguito a decreti linguistici. Ad esempio, l'uso di una parola in un contesto specifico può estenderne il significato ad altri contesti.
La lingua non è un'entità astratta, ma un prodotto sociale. Ogni atto comunicativo, ogni frase pronunciata, contribuisce a plasmare la lingua stessa. Pensiamo alle espressioni giovanili o a neologismi che nascono e si diffondono nella comunicazione informale.
Per me non c'è l'idea che esista un modo "corretto" e "immutabile" di usare la lingua, che debba essere rispettato a prescindere dall'uso reale. Al contrario, l'uso concreto è la fonte primaria della lingua, e le regole sono una descrizione di come essa viene effettivamente utilizzata.
A quanto pare non solo il solo:
Da: https://accademiadellacrusca.it/it/ling ... ole-nuove/
Ovviamente ci sono e ci saranno sempre usi "sbagliati" della lingua (nel senso di non conformi la linguaggio "standard") ma la cosa interessante è che molte delle parole che oggi si considerano italiane erano straniere.Le schede sono pensate come strumenti di comprensione e approfondimento di una lingua, la nostra, che è in continua evoluzione. Le parole che fanno parte dell’italiano, come di qualsiasi lingua naturale, non possono essere “decise” o “scelte” dall’alto, ma sono quelle che spontaneamente si attestano negli usi dei parlanti, sulla base delle normali dinamiche di funzionamento delle lingue.
Ah quindi smetteremo di usare:Enbi ha scritto: ↑sabato 8 novembre 2025, 14:45 Con me si sfonda una porta aperta sul rispetto della lingua italiana. Da amante della classicità e della letteratura italiana aborro gli anglismi, anche se qualcuno finisco a usarlo pure io purtroppo. Nel linguaggio comune certe cose sono molto radicate (pensare all'uso di "dispositivo" anziché "apparecchio" per indicare telefono, computer... anche lo stesso "computer" è un anglismo, ma chi usa l'italiano "calcolatore"?)
<OMISSIS>
Per parte mia, quello che ritengo di poter fare è usare un italiano quanto possibile non "contaminato", anche se è dura in certi settori come quello della tecnologia... Persino nelle nostre amate penne, mi viene più naturale dire "clip" anziché "fermaglio". Si tratta di una lotta quotidiana innanzitutto con me stesso, contro la pigrizia di non trovare parole più ricche e adeguate. Non è nazionalismo, è amore per la cultura e per il pensiero, cosa che richiede i suoi sacrifici.
- garage
- bouquet
- chef
- balletto
- giacca
- parrucchiere
- corsia
- zucchero
- sciroppo
- arsenale
- albicocca
- carciofo
- zenzero
- zafferano
- computer
- mouse
- chat
- stress
- sport
- club
- bar
- yogurt
- divano
... potrei continuare per bel po' probabilmente.
Questa proprio non l'ho capita: che cosa hanno in comune quelli che vanno al Lucca Comics?
Scusa se mi permetto Cesare, ma questo mi pareva un dibattito tutto interno, italiano direi, tra i suoi parlanti. Forse non ho capito.Automedonte ha scritto: ↑sabato 8 novembre 2025, 13:45 Sull’argomento meglio che sto zitto altrimenti mi bannano
Io la penso come Andrea Gritti, doge veneziano quando Venezia era importante, che al suo ambasciatore presso il sultano che gli chiedeva in che lingua gli dovesse parlare rispose:”sei veneziano parla in veneziano” intendendo che Venezia era talmente importante che era il sultano a doversi preoccupare.
Scusa ma io guarderei proprio agli accenti in questa frase, (vedi: https://dizionari.corriere.it/dizionari ... iche.shtml ) e i "sottoculturati americani" lo usano perché nella loro lingua si usa semplicemente così.
Vedi: https://dictionary.cambridge.org/gramma ... mmar/dates
L'intento non è di sollevare polemica ma di avere una discussione pacifica su questo argomento.Before the year 2000
1492: fourteen ninety-two
1700: seventeen hundred
1801: eighteen hundred and one or eighteen oh /əʊ/ one
1908: nineteen oh eight






